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Struttura della tragedia

Ogni singola tragedia prevedeva un'introduzione di notevole ampiezza. Un prologo recitato da uno o più personaggi precedeva la parodo, ovvero il canto di entrata del coro. Alla parodo seguivano gli episodi che approssimativamente si possono far corrispondere ai nostri atti in numero variabile da 3 a 7. Recitavano gli attori, nei momenti di maggiore tensione potevano anche cantare; il coro parlava per bocca del corifeo, oppure cantava. Amebeo indica la sezione della tragedia in cui gli attori e il coro si scambiavano battute in forma di canto. Gli episodi erano separati da sezioni affidate esclusivamente al canto del coro, accompagnato da movimenti coreografici.
Agli episodi, segue lo stasimo:
- poteva avere dimensioni più o meno ampie;
- rappresentava una netta cesura nel corso dell'azione.
La conclusione della tragedia era l'esodo.

I metri:
- nelle parti recitate: trimetro giambico, il cui ritmo era sentito particolarmente affine al parlato;
- nelle parti cantate: metri lirici.

La parte recitata:
- Rhesis (discorso): quando un personaggio parlava continuativamente per un certo numero di versi;
- Sticomitìa: struttura verosimilmente assai arcaica che comportava un alto grado di virtuosismo verbale, i personaggi si rimandavano una serie di battute di un verso ciascuna.

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