Sappiamo con certezza che Saffo si sposò e che, rimasta molto presto vedova, nutrì per l'unica figlia nata dal suo matrimonio un amore vivissimo, accompagnato da un'entusiastica ammirazione per la grazia della bambina, alla quale aveva dato il nome della propria madre, Cleide. La fanciulla è ricordata nei versi della madre come bella,bionda e amante delle più raffinate eleganze. A Cleide sono dedicati questi due frammenti,che aprono un gentile spiraglio nella vita privata della poetessa. Il primo frammento è caratterizzato da un tenero slancio affettivo;come ogni madre,Saffo vede nella propria figlia un tesoro prezioso, ineguagliabile nella sua perfezione. Ma come ogni fanciulla consapevole della propria bellezza,Cleide era anche ambiziosa e pretendeva,per acconciarsi i capelli,una mitra di Sardi. Purtroppo, sembra che "quello di Mitilene", cioè Pittaco, nel tentativo di risanare le finanza della città dissanguata dalla guerra civile, avesse vietato l'importazione di tutti gli oggetti di lusso; perciò Saffo non sa come soddisfare il capriccio della figlia e tenta di spiegarle che non le può procurare l'oggetto da lei desiderato.
Io ho una bella figlia,che di fiori d'oro
ha l'aspetto,la mia Cleide diletta;
in cambio io non darei tutta la Lidia nè l'amabile...
Cleide,io non so davvero da dove
potrà esserci per te una mitra variopinta,
ma a quello di Mitilene..