Nasce a Colofone (o a Smirme) verso il 630 A.C. e morì verso il 560 A.C. Era di origini aristocratiche. La sua opera fu raccolta in epoca alessandrina in due libri di elegie, il primo intitolato alla flautista Nannò, l’altro Smirneide.
Il concetto di καλον(il bello estetico) è determinante nel mondo greco, anche se i filosofi considerano la vecchiaia come fonte di saggezza. Per Mimnermo, invece è la fine della vita, del godimento amoroso, della bellezza estetica… viene quindi presa in considerazione il tema della fugacità del tempo: con la vecchiaia finisce il tempo della gioia.
Il poeta, infatti, preferirebbe morire piuttosto che invecchiare. La morte diventa la soluzione per sfuggire alla bruttezza dell’invecchiamento com’è dimostrato dalla poesia
Al mondo delle foglie che nel tempo
fiorito della primavera nascono
e ai raggi de sole rapide crescono,
noi simili a quelle per un attimo
abbiamo diletto nel fiore dell’età,
ignorando il bene e il male per dono dei Celesti.
Ma le nere dee ci stanno a fianco,
l’una con il segno della grave vecchiaia
e l’altra con la morte. Fulmineo
precipita il frutto della giovinezza,
come la luce d’un giorno sulla terra.
E quando il suo tempo è dileguato
È meglio la morte che la vita.
Il poeta in questa lirica dice che la giovinezza è breve: quando essa si dilegua, restano solo lo squallore della vecchiaia e la morte.
Il testo originale è in dialetto ionico; il metro è in distici elegiaci.
Nasce sull’isola di Lesbo e vive tra l’ultimo quarto del VII secolo e la prima metà del VI (628-568 A.C.). Direttrice di un collegio femminile, da lei stessa fondato, il tiaso, scrive delle poesie per delle fanciulle che si allontanavano dal proprio collegio.
Con Saffo per la prima volta si prendono le distanze dai poemi omerici.
La poetessa introduce una grande innovazione, sottolineando l’importanza dei sentimenti e della memoria che stabilisce un contatto tra passato e presente. Saffo si abbandona alla natura ed ella possiede una grandissima capacità di trasformare i fenomeni della realtà in un’atmosfera musicale, grazie all’accurata scelta di immagini, vocaboli e suoni. Nelle sue poesie domina un senso di bellezza, che però rimanda ad un valore soggettivo.
Secondo Saffo il bello è ciò che si ama. La poetessa nega quindi l’esistenza di una scala di valori in modo assoluto, affermando l’importanza dei sentimenti.
L’amore è però un amore di tipo Platonico, ciò che suscita il desiderio di poter creare qualcosa di intellettuale.
Tra le sue liriche più celebri:
Afrodite immortale dal trono smagliante,
figlia di Zeus, tu che intrecci inganni: ti imploro!
Non domare il mio cuore – signora!-
Con ansia e tormento.
Ma vieni da me, tu che altre volte
-udendo la mia voce lontana-
mi hai ascoltato, a lasciata la casa del padre
sei giunta,
sul tuo carro: e belli ti guidano
i passeri veloci della terra nera,
battendo fitte le ali, dall’alto
attraverso il cielo.
E subito giunsero. E tu o Beata,
sorridendo nel tuo volto immortale,
mi chiedesti di cosa soffrivo, perché ti invocavo di nuovo,
e cosa il mio animo folle
smaniava di avere: “ chi devo sedurre
di nuovo al tuo amore? Chi Saffo,
ti offende?
Ma se ti fugge, presto ti inseguirà;
se non accetta doni li offrirà;
se non ti ama, presto ti amerà,
pur se non vuole”
Viene ancora per me, sciogli
la pena che opprime, e quanto il mio cuore
desidera si avveri, tu avveralo,
e combatti al mio fianco.
In questa lirica Saffo è tormentata dall’indifferenza del ragazzo amato e invoca la dea Afrodite. Il testo originale è in dialetto eolico di Lesbo. Si tratta di un inno, cioè un componimento dedicato a una dea. Il metro è la strofa saffica con tre endecasillabi e un verso breve di cinque sillabe.
Tramontata è la luna, con le pleiadi,
alta è la notte l’ora trascorre
ed io qui, solo, mi assopisco.
Frammento celebre. Il grande silenzio notturno ci si rivela nella sua infinita pace
Quale un dolce pomo sull’alto ramo rosseggia,
alto, sopra il più alto ramo,
chi i coglitori trascurarono, anzi
Non trascurarono, ma non poteron raggiungere.
Questa lirica è dedicata ad una ragazza che non si era sposata. Saffo la paragona alla mela più alta dell’albero, che nessuno riesce a cogliere.