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LA QUESTIONE OMERICA E IL MONDO OMERICO

Con la parola “questione omerica” si intende quel dibattito letterario che ha interessato lo studio di filologi e storici della lingua greca arcaica sull'effettiva paternità della composizione dell'Iliade e dell'Odissea da parte di Omero, e sull'esistenza stessa di quest'ultimo.
Il dibattito ha origini molto antiche, perché già in età classica si discuteva sulla paternità dell'Odissea di Omero. Negli ultimi secoli del medioevo, e nei primi del rinascimento, c'è stato uno sviluppo di questo dibattito, ma si può parlare di questione omerica solo con la filologia dell'800.
D'Aubignac evidenziò la difficoltà di attribuire sia l'Iliade che l'Odissea ad uno stesso poeta. Giambattista Vico si trovò d'accordo con questa affermazione, ed inoltre attribuì i canti ad una concezione popolare. La teoria di Vico (seppur non scientifica) si riallaccia a quella analitica di Milman Perry, fondata sull'oralità. L'ottimizzazione degli spazi all'interno dell'uditorio è fondamentale all'interno di una realtà in cui la principale forma di trasmissione è quella orale. Vi è un rapporto stretto fra il cantore (che sceglie il registro linguistico in base all'uditorio) e il suo pubblico. In questo frangente entra in gioco la Prossemica, scienza che studia la comunicazione nei rapporti spaziali. Una composizione orale non può essere ipotattica (ovvero ricca di subordinate) ma paratattica (ovvero ricca di proposizioni coordinate).
Un concetto importante all'interno dei poemi omerici era la Democrazia Tribale. Infatti, quando leggiamo l'Iliade ci rendiamo conto che l'assemblea prende le decisioni in base all'uguaglianza dei componenti che appartengono alle alte sfere della realtà guerriera. Possiamo notare infatti come il popolo appartenga ad una sorta di “Universo subumano”. Dunque, possiamo dire che la parola democrazia tribale suoni come un ossimoro. La “democrazia” omerica è profondamente classista: solo i nobili e i guerrieri sono uguali tra loro, affermazione rafforzata dal fatto che gli Epiteti Formulari utilizzati nel poema siano dei sintagmi e dei nuclei composti che fanno parte del linguaggio aulico e nobiliare del tempo.

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