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Platone, il pubblico

Il pubblico al quale la produzione platonica era destinata era costituito da lettori: quest’osservazione, in sé apparentemente banale, è invece significativa per due aspetti: anzitutto, perché sottolinea il decisivo cambiamento vissuto dalla cultura greca fra il V e il IV sec. a.C. con la diffusione del libro come veicolo di trasmissione e conservazione della produzione letteraria (ruolo che diventerà dominante in epoca ellenistica), e, inoltre, perché a prima vista in contrasto con la polemica condotta da Platone, attraverso tutta la sua opera, contro l’uso della scrittura e la sua esplicita preferenza per il discorso orale come strumento di indagine intellettuale.

La contraddizione appare insanabile; in realtà, come ha notevolmente dimostrato Giovanni Cerri, la condanna che Platone pronuncia contro la scrittura non deve essere intesa come rifiuto della scrittura in quanto tale, ma del suo uso come serbatoio fisso e immutabile di un sapere preconfezionato che, per la sua stessa fissità e immutabilità, preclude l’accesso alle sfere più elevate del sapere, per il quale è richiesta invece la mobilità e la flessibilità del ragionamento dialettico, possibile solo nella libera e continua frequentazione dei concetti attraverso la ricerca incessante di un’illuminazione intellettuale.

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