Il mimo tra tradizione e innovazione ellenistica
- Il mimo è un genere letterario che si sviluppa originariamente in forma teatrale popolare e in età ellenistica in forma scritta. Inizialmente, infatti, era un genere scenico, che prendeva vita durante le festività agricole e rappresentava situazioni e caratteri della vita quotidiana. Nel V-IV secolo a.C., il mimo acquista dignità letteraria e diventa un genere scritto con il siciliano Sofrone, i cui mimi sono scritti in prosa, ma soprattutto con i poeti ellenistici Teocrito e Eroda, i quali compongono in versi, facendo così prevalere l'aspetto dialogico, e aprono anche la possibilità della doppia fruizione dei mimi, non solo attraverso lo spettacolo, ma anche la lettura.
- Eroda, in particolare, si inserisce nella tradizione, ma con dei tratti di forte originalità. Egli compone i Mimiambi, ossia dei mimi il cui nome deriva dal fatto che sono scritti in giambi, precisamente con il “coliambo” o scazonte, metro tipico di Ipponatte. Di questi, ce ne sono pervenuti otto, in forma papiracea, le cui trame sono ritmate e vivaci, contengono non solo elementi osceni e popolari, ma anche una precisa analisi psicologica dei personaggi, come ad esempio la figura di Metriche, di cui risalta la forte fedeltà verso il marito in viaggio. Infine, la lingua è intrisa della finezza alessandrina del particolare, come ad esempio si può notare nella descrizione delle opere d'arte che le due amiche osservano al tempio di Asclepio.
Il rapporto di Apollonio con il modello omerico
- Apollonio Rodio nel suo grande poema epico “Le Argonautiche” s'inserisce nella tradizione dell'epos e, secondo i canoni dell'alessandrinismo, ne rinnova in modo consapevole la struttura, le tematiche e altri aspetti. Il poema narra dell'impresa degli Argonauti, guidati da Giasone, per recuperare il vello d'oro, trama che consente all'autore non solo di imitare Omero, in quanto la storia era simile all'impresa troiana, ma anche di inserire molteplici elementi eruditi, a sfondo eziologico, offerti dal tema centrale del viaggio.
- Innanzitutto, vi è un'innovazione tematica, dal momento che al centro del poema vi è l'eros, di cui è portatrice Medea ed è grazie ad esso che Giasone porta a termine la sua impresa. Si ritrovano anche altri topoi epici reiventati, come il catalogo degli Argonauti (ispirato al catalogo delle navi in Omero). Un altro elemento innovativo è l'incrocio dei piani temporali: nel poema omerico vi era solo il tempo del passato, affidato all'epos, in Apollonio Rodio, invece, vi è una compresenza di presente, passato e futuro, mediante delle prolessi (come le allusioni al tragico futuro di Medea) e degli antefatti mitici (come la vicenda di Elle e Frisso). Inoltre, i personaggi differiscono da quelli omerici in quanto sono profondamente umanizzati e Giasone rappresenta l'antieroe per eccellenza, essendo indeciso e smarrito come l'immagine dell'uomo nuovo ellenistico.