Età Ellenistica
L’età ellenistica dura circa 8 secoli ad essa seguirà il tramonto della civiltà greca.
a) Superiorità di Atene dopo la guerra del Peloponneso;
b) I cittadini, esasperati dalle guerre, sperano nell’intervento di un monarca straniero che possa riportare la pace, vedono questa figura incarnata in Filippo II di Macedonia;
c) Filippo riesce ad assoggettare la Grecia dopo aver sconfitto a Cheronea l’esercito di Atene e Tebe;
d) Filippo viene assassinato e al suo posto subentrerà il figlio Alessandro Magno, che assoggetterà quasi tutti i popoli del mediterraneo e promuoverà una politica di globalizzazione ;
e) Viene meno il concetto di barbaro;
f) Gli intellettuali abbandonano Atene per spostarsi nelle grandi città;
g) Si ha il declino della poleis, il cittadino si trasforma in suddito e quindi la letteratura diventa disimpegnata, perde lo scopo paideutico e troviamo tematiche erotiche, simposiali o letteratura ecfrastica;
h) Sotto Alessandro ad Alessandria nascono il Museo e la Biblioteca;
i) Alessandro muore improvvisamente e alla sua morte i Dialochi (generali) entreranno in guerra tra di loro e divideranno il territorio in tre regni ellenistici: Siria, Egitto e Macedonia.
Il termine ellenismo viene coniato nel 19° secolo da Gustave Droysen, che definì ellenisti tutti coloro i quali pur non essendo greci di nascita in realtà avevano cultura greca e parlavano il greco (la lingua in uso era la coinè dialektos) .
In questo periodo si afferma il testo scritto, il libro, ma non ci fu una massificazione culturale, solo i ricchi potevano permettersi i libri. I testi scritti divennero più difficili da interpretare, seppure le tematiche diventano più futili vi è un richiamo implicito ai grandi classici; lo stile è ricercato.
Uno dei prodotti più famosi della coinè dialektos è la traduzione della BIBBIA, commissionata a 72 saggi ebrei da Tolomeo II, la tradizione vuole che lavorarono per 72 giorni.
In questo periodo fiorisce la filologia:
I. I Filologi Alessandrini si basano sull’analogia, cioè usano i termini dei grandi autori precedenti e si basano, quindi, sulle norme grammaticali già stabilite;
II. I Filologi di Pergamo si basano sull’anomalia, non seguendo, quindi, norme o regole e sostenendo che la lingua sia un divenire e che dunque bisognasse sperimentare e innovare.