Indice
Eschilo
Al centro del teatro di Eschilo è, comunque, il problema dell'azione e della colpa, della responsabilità e del castigo.
Eschilo si chiede perché l'uomo soffra, da dove provenga agli uomini il dolore.
Il dolore viene solo dalla loro condizione di mortali o all'interno della condizione umana esiste anche la responsabilità del singolo individuo?
Affrancamento dalle implacabili leggi del γένος
Indagatore delle motivazioni morali e religiose sottese al mito ed esaminate alla luce di categorie etiche della società a lui contemporanea.
Tematiche arcaiche rielaborate alla luce di un’indagine del tutto nuova -> Confronto costante con i problemi dell’attualità.
Tentativo di conciliare determinismo teologico e libero arbitrio dell’uomo.
Necessità a cui soggiace anche la volontà divina vs Autonomia e responsabilità individuali
Indagine sulla relazione tra
colpa - pena - espiazione - conoscenza
Ogni azione umana è rischiosa, perché comporta conseguenze non sempre prevedibili
Castigo degli dei: esito di una precedente colpa dell’uomo, che tende a perdere il senso della misura e del limite a lui imposto e si macchia della colpa di hýbris
Zeus: depositario e garante della giustizia. Si identifica con la δίκη
Nel progetto universale di Zeus per gli uomini c’è uno spazio circoscritto per l’esercizio del libero arbitrio (attraverso la possibilità di scelta)
Sofferenza inflitta dagli dei:
- giusta: perché corrisponde ad un’azione umana sbagliata
- funzionale alla conoscenza (didatticamente orientata): induce gli uomini a non ripetere lo stesso errore
Eschilo mostra come le azioni delle divinità sugli uomini non sono prodotte da semplice invidia, ma sono conseguenze edificanti di una colpa umana, in quanto gli dei sono assoluti garanti di giustizia e di ripristino dell'ordine, e dunque alla hýbris corrisponde sempre il saggio ammaestramento divino, attraverso la punizione.
Giustizia (in greco antico: δίκη), insomma, è la legge che gli dèi impongono al mondo e che spiega la casualità degli avvenimenti, apparentemente inesplicabile, regolando con bilance esattissime la colpa e la punizione, rivelandosi allora come un immanente ingranaggio che non lascia scampo a chi si è macchiato di una colpa o a chi ne "eredita" una commessa dai propri antenati (Eschilo mantiene, infatti, l'antica idea che la condanna del delitto travalichi la colpa immediata dell'individuo che l'ha commessa, propagandosi sull'intera stirpe: così, anche la vittima incolpevole si lega al male ed è costretta a commettere a sua volta una colpa, di cui comunque si rivela cosciente e perciò consapevole e responsabile, seppure dietro lo schermo della “necessità”).
Alla luce della funzione edificante della punizione è chiaro che attraverso il dolore, che ogni uomo è destinato a soffrire, l'essere umano matura la propria conoscenza (πάθει μάθος): si rende cioè conto, scontando la propria pena, dell'esistenza di un ordine perfetto e immutabile che regge il suo mondo.
Eschilo crede piuttosto, come Solone, in una τίσις, in una "punizione" mirante a ristabilire l'equilibrio che l'uomo ha spezzato con un atto di volontà con la ὕβρις; vero è che tale "violazione della giustizia" si ripercuote di generazione in generazione, che la ὕβρις chiama altra ὕβρις; ma è anche vero che la colpevolezza del singolo si rinnova di volta in volta: così Agamennone ed Egisto non espiano soltanto le colpe di Atreo e di Tieste ma le proprie; e così Clitemestra e lo stesso Oreste, che uccide in obbedienza al volere di Apollo, e che pure le furie del rimorso perseguitano ugualmente finché gli dei non intervengono a giudicarlo e assolverlo.
La volontà umana è libera: l'eredità della colpa non dispensa dalla responsabilità. Questa concezione si riscontra anche nell'unica tragedia di argomento storico, i Persiani, che è un'esaltazione della vittoria di Salamina, ma anche la rappresentazione commossa delle ansie e dei dolori del vinto. Serse, e il suo popolo con lui, sconta le pene di una ὕβρις; dal contingente motivo patriottico la tragedia si eleva così a contemplazione di una eterna vicenda umana.
Meno facile a intendersi il significato del Prometeo, tanto che si è giunti persino a metterne in dubbio l'autenticità. Anche rifiutando l'interpretazione romantica che ne esaltò il protagonista come un ribelle alla divinità (Prometeo non è un uomo ma un dio egli stesso), resta sempre che il governo di Zeus appare in quella tragedia violento e tirannico; il che sembra discordare con il concetto che Eschilo mostra di avere altrove della giustizia divina. La risposta si avrebbe forse nelle altre tragedie della trilogia (Prometeo liberato, Prometeo portatore del fuoco) purtroppo perdute: è possibile che attraverso il contrasto e poi la conciliazione tra Prometeo e Zeus il poeta volesse cogliere e rappresentare il sorgere stesso di una legge di giustizia e di moderazione.
Dalla profonda coscienza morale e religiosa l'opera di Eschilo trae la sua caratteristica costante: l'intensità e tensione massima del pathos tragico.
Capacità di Eschilo di suscitare reazioni forti: tra queste, la paura
Eschilo supera i limiti di un personaggio unico, collocandolo nella tetralogia
In Eschilo: forte tensione educativa, è il maestro per eccellenza della polis, contesto in cui Atene, uscita vittoriosa dal conflitto con i Persiani, mirava a ridefinire i valori etico-religiosi e politico-sociali comunitari)
Eschilo: fondatore di codici di comportamento
Ricerca di leggi che regolano l’agire umano -> rafforzamento istituzionale della polis
I Persiani
Notizia della disfatta dei Persiani a Salamina nel 480 a.C.:
- Arriva alla madre di Serse (regina di Atossa e moglie del defunto re Dario)
- È attribuita dallo spettro di Dario alla ὕβρις di Serse, Dario invita a esortare Serse alla moderazione
Il coro rimpiange la gloria dell’impero e torna Serse, disperato: pianto del coro e di Serse -> canto funebre
Indagine etica sulle scelte dei personaggi e sull’ineluttabilità del destino.
Ne I persiani sono due le cause: delle sventure umane: - invidia degli dei - ὕβρις di Serse (Dario)
I Sette contro Tebe
Sui fratelli Eteocle e Polinice: maledizione del padre Edipo, che ha predetto loro che si uccideranno in duello
Polinice si allea con Argo, invia sette argivi contro Tebe
Eteocle sceglie sei tebani da opporre agli argivi, alla settima porta si collocherà lui stesso
Duello Eteocle vs Polinice, si uccidono reciprocamente, Tebe è salva. Compianto funebre del coro
Definizione della colpa umana, tema già presente in Serse nei Persiani, qui è affrontato nella prospettiva del γένος (stirpe dei Labdacidi) -> ereditarietà della colpa, il fratricidio dei Sette contro Tebe è una conseguenza di una colpa atavica trasmessasi di generazione in generazione fino all’espiazione finale
Antitesi comunità / γένος: la città (Tebe) si salva e sfugge alla concatenazione delle colpe familiari
Eteocle diviso tra: esigenze polis (1° parte) e contesto del γένος con l’incombere della maledizione
Eteocle non soggiace passivamente al proprio destino: affrontare in duello Polinice è un atto di volontà.
La morte di Eteocle segna l’impossibilità di affrancarsi dalle leggi del γένος e, dal momento che questa avviene in concomitanza alla salvezza della città: frattura tra destino γένος – polis
Le supplici
50 Egizi (figli di Egitto) vogliono sposare le loro 50 cugine Danaidi (figlie di Danao). Le Danaidi rifiutano, per tre ragioni:
- Odio generale per gli uomini
- Odio specifico per i cugini (non vogliono infrangere endogamia)
- Rifiutano gli Egizi per la loro tracotanza (contrasto tracotanza Egizi vs pudore Danaidi)
Le Danaidi chiedono ospitalità al re di Argo. Il re di Argo non sa se dare loro ospitalità: (necessità di scegliere)
- Accoglierle = guerra con gli Egizi
- Non accoglierle = oltraggiare Zeus, protettore dei supplici
Il re di Argo le accoglie -> celebrazione della giustizia di Zeus (non si deve infrangere il suo ordine)
Il Prometeo incatenato
Prometeo incatenato da Zeus (perché ha rubato il fuoco), Io traformata da Era in giovenca (perché Zeus si è invaghito di lei)
Prometeo e Io: vittime di Zeus -> su tutto e contro tutti domina Zeus
Prometeo conosce il destino di Zeus (sarà spodestato da uno dei suoi figli) ma non lo rivela -> Su Prometeo si abbatte il castigo di Zeus
Prometeo è invitato alla moderazione -> Eschilo propone un modello di comportamento regolato dalla moderazione e dalla accettazione delle leggi di Zeus, tema della giustizia di Zeus.
Orestea: Agamennone, Coefore, Eumenidi
Storia del γένος degli Atridi: Agamennone uccide Ifigenia, Clitemestra uccide Agamennone, Oreste uccide Clitemestra
Agamennone
Clitemestra uccide Agamennone per vendicare la figlia Ifigenia, che Agamennone aveva sacrificato per propiziare la guerra di Troia. Clitemestra rivendica la giustizia della sua azione.Nessuno dei personaggi che vengono uccisi in successione è portatore di una colpa individuale piena, perché ognuno agisce in base alla necessità della situazione (Clitemestra per vendetta, Agamennone per propiziare la guerra)
1° parte Agamennone: πάθει μάθος (pronunciato dal coro), poi: proliferazione della colpa, incombere di un demone vendicatore sul γένος.
Coefore
Oreste arriva ad Argo per vendicare suo padre Agamennone. Elettra e suo fratello Oreste si ricongiungono. Oreste uccide Egisto e (con qualche esitazione) Clitemestra.
Il matricidio di Oreste è un atto della sua volontà, volontà di vendicare il padre, scelta rovinosa.
Eumenidi
Oreste è perseguitato dalle Erinni, incitate dall’ombra di Clitemestra. Atena, temendo le Erinni, istituisce l’Areopago - regolare processo - Oreste è assolto a parità di voti. Oreste giura eterna fedeltà agli Ateniesi. Le Erinni minacciano vendetta, Atena offre loro la devozione degli Ateniesi, diventano Eumenidi (benevole)
Eschilo attualizza una vicenda mitica nel contesto dell’Atene democratica a lui contemporanea.
Si afferma una giustizia che regola gli equilibri della città e che sottrae Oreste all’arcaica legge della vendetta -> Celebrazione di Zeus, garante di giustizia, colui che volge al bene gli eventi umani
Eschilo: divulgatore di codici di comportamento, uomo inserito nella comunità