La commedia nuova
Introduzione
Nella seconda metà del IV secolo, il genere comico si evolve e confluisce in commedie costituite da innumerevoli evoluzioni, dunque in una commedia ‘nuova’, la cui nascita è posta per convenzione con l’esordio sulla scena di Menandro – 321 a.C, suo principale esponente. Le innovazioni compiute dalla commedia di mezzo vengono proseguite nella commedia nuova.
Assistiamo alla totale scomparsa della satira politica a cui si affianca però anche quella mitologica-letteraria della commedia di mezzo: ciò che viene messo in scena sono le vicessitudini dell’uomo medio contemporaneo (conflitti familiari, sentimenti personali). Protagonisti della commedia nuova quindi non sono più né gli eroi della commedia antica, né le figure del mito sbeffeggiate nella commedia di mezzo, bensì comuni personaggi della vita contemporanea impegnati nei casi quotidiani.
Verosimiglianza
Fondamentale è l’importanza della verosimiglianza, che provoca:
- una radicale trasformazione del personaggio: non più personaggi storici – come ad esempio il Socrate nella commedie delle Nuvole di Aristofane, né i tipi fissi della commedia di mezzo: i veri protagonisti sono dei caratteri: ogni personaggio ha una sua personalità e un suo modo di fare;
- una riduzione dell’illusione scenica e delle provocazioni al pubblico: la commedia è ora una sorta di fiction;
- la rinuncia all’oscenità: questa era dovuta all’origine contadina della commedia, scompare ora dagli intrecci, dal linguaggio e dai costumi (non c’è per esempio più l’esibizione di un fallo posticcio).