agata.bertini
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Indice

  1. La commedia
  2. Struttura della commedia antica:
  3. Aristofane (455 – 385 a.C)
  4. Nuvole (423)
  5. Vespe (422)
  6. La pace (421)
  7. Uccelli (414)
  8. Lisistrata (411)
  9. Rane (405)
  10. Ecclesiazuse (392)

La commedia

La commedia attica è legata alla società ateniese del V secolo a.C e alla sua politica. I personaggi storici citati vengono presentati sia con nomi fittizi sia con i loro veri nomi; nella maggior parte dei casi, non vengono elogiati ma derisi e criticati.

Si presenta spesso una satira politica e una forte critica alle istituzioni del tempo. Gli attacchi aperti e personali vengono detti ovoµαστι κωμουδειν. Un personaggio storico spesso preso di mira è Cleone che governò ad Atene dopo Pericle, un noto demagogo e guerrafondaio. A differenza della tragedia, nella commedia è esplicito il tempo storico, a cui si fanno riferimenti precisi.

La commedia greca si divide in tre fasi principali:
1. Αϱχαια (antica) del V secolo a.C – Aristofane
2. µεσɳ (di mezzo) del V-IV secolo a.C – frammentaria
3. νεα (nuova) del IV secolo a.C – Menandro

Struttura della commedia antica:

a)prologo: recitato da uno o più personaggi. Racconta l’antefatto e gli eventi che seguono.
b)parodo: ingresso del coro, formato da 24 coreuti, con canti e danze.
c)agone: epirrematico: confronto verbale tra due personaggi, si alternano il canto e il discorso. > επι + ϱεµα = sul discorso
d)parabasi: > παϱαβαινειν = sfilare. I coreuti si tolgono i vestiti di scena e sfilano interagendo con il pubblico. In questo momento viene portata in scena l’opinione del poeta. Spesso viene usato il metalinguaggio riferito alla commedia stessa
e)episodi: scenette; discussioni su quello che sta accadendo nella commedia. Macchiette di derisione e comicità. Si mescolano qui vari stili di linguaggio e registro. In scena: 3 attori + comparse.
f)pausa lirica: immaginazione di un mondo migliore, lontano dalle barbarie degli uomini e dalla guerra. Visione di un mondo utopico della natura. Ritorno all’antica età dell’oro. Caratterizzata da canti struggenti e malinconici.
g)esodo: conclusione, uscita di scena. Corrisponde sempre a un lieto fine con danze e feste.

È importante notare come nella commedia l’elemento divino perda di significato, non ha più importanza e la commedia può essere definita laica. La commedia ha nella società un ruolo catartico poiché con questa il comico controlla l’aggressività umana. A teatro infatti si può ridere dei politici e insultarli liberamente, mentre nella vita reale è obbligatorio il rispetto; ma non ha mai avuto potere politico, anche dopo le sue varie rappresentazioni i politici derisi nella commedia venivano comunque rieletti.

Etimologia della parola commedia: > κωµος = festa, baldoria + ωδɳ = canto; oppure da: > κωµη = villaggio + ωδɳ = canto. La prima etimologia è più plausibile. Anche se effettivamente le prime forme di commedia risalgono ad antichi riti del VIII – VII secolo. Erano i riti fallici in cui i contadini dei villaggi portavano in processione dei grandi falli, simbolo di fecondità e virilità maschile, durante delle feste in onore di Dionìso o Demetra. I canti erano come delle formule magiche per favorire la fecondità, scongiurare carestie o epidemie e propiziare la vittoria in guerra. Tipico in questi casi era il turpiloquio. Contesto agreste.
Inizialmente durante i giorni di festa si dedicava un solo giorno alla rappresentazione di commedie. Poi dal 486 a.C coprono più giornate e assumono un’importanza maggiore nelle grandi Dionisie. Nel 440 a.C vengono infine istituite le feste Lenee per la sola rappresentazione di commedie. > λɳνος = torchio, in cui si pigiava l’uva per fare il vino. Leno è anche uno degli epiteti di Dionìso.

La commedia ha una struttura ternaria:
I. descrizione utopica di un mitico mondo perfetto (età dell’oro)
II. consapevolezza della miseria del mondo reale e desiderio di un ritorno all’età dell’oro perduta
III. fallimento del progetto utopico con finale consolatorio.

L’eroe comico ha poca aderenza con la realtà (è un sognatore che fa progetti utopistici) e ha un grande spessore tragico. Spera in cambiamenti radicali della realtà e della società meschina e corrotta. E’ animato dalla speranza di un ritorno al mondo perfetto dell’età dell’oro in cui gli uomini erano liberi, felici e regnava la pace. Come l’eroe tragico si ritrova spesso da solo, anche se spesso ha una spalla comica. Spesso presentato con stranezze e bizzarrie per distinguerlo dalla massa degli altri, che si adattano senza problemi alla società presente. All’eroe della commedia si contrappone l’antagonista, con cui si scontra nell’agone da cui si evince che la vittoria è labile, nulla nella realtà è cambiato e non resta che consolarsi e svagarsi festeggiando. La commedia attica rappresenta dunque: l’incompiutezza di un sogno irrealizzabile, un’utopia di pace e di costruzione di un mondo migliore. Componenti comiche della commedia: creazione di equivoci e scambi, battute e ribaltamento di situazioni convenzionali. Iperboli ed esagerazioni. Travestimenti.

Aristofane (455 – 385 a.C)

Autore di cui ci sono pervenute 11 commedie complete. È il commediografo più importante e significativo della commedia antica pervenuta fino a noi. La tradizione da sempre lo presenta solo come un autore conservatore ma ciò risulta falso alla luce di un’accurata analisi dei suoi testi da cui emergono forti critiche al sistema e di conseguenza i sogni utopici di ritorno all’età dell’oro.

Nuvole (423)

Di questa commedia ci è pervenuta solo la seconda stesura dell’opera poiché la prima versione aveva ricevuto moltissime critiche. Le nuvole compongono il coro. Strepsiade è un marito vessato dalla moglie, poiché di origini più umili; caricature comiche. La moglie infatti, nobile, accusa il marito di non offrire sufficiente agio per la famiglia. Filippide è il figlio, che si dedica solo al gioco e alle scommesse sui cavalli: un ozioso scialacquatore e perdigiorno. Strepsiade intanto è tormentato dai creditori. Arriva in città una compagnia di presunti saggi, sembrano dei vagabondi, che issano tra gli alberi un pensatoio. Il loro maestro è Socrate che è sempre al pensatoio poiché vive con la testa tra le nuvole, non facendo mai nulla. Rappresentano i sofisti e Strepsiade chiede loro aiuto per ingannare i creditori e salvarsi. Retorica arte del parlare per far prevalere anche concetti scorretti o sbagliati. Agone tra due personaggi del coro, Socrate poi dimostra come i due discorsi siano intercambiabili. Strepsiade soddisfatto manda lì anche il figlio il quale poi si rivela violento e disobbediente, dice infatti che è giusto picchiare i genitori e non rispettarli. Strepsiade irato va a bruciare il pensatoio.

Vespe (422)

Filocleone è un padre di famiglia ormai anziano che è ossessionato dai processi, in particolare gli piace vedere condannare gli accusati. Suo figlio Bdelicleone (che al contrario prova nausea per Cleone) costringe il padre a stare chiuso in casa. Con un’iperbole comica Filocleone inizia a istituire dei processi anche in casa, processando prima i servi poi addirittura il cane. Bdelicleone è preoccupato per il padre e riesce a fare in modo che in uno dei suoi processi un accusato venga assolto. Cambiamento improvviso del padre che è contento di assolvere l’accusato. Il servo in questione lo ringrazia molto e tutto si conclude con una festa. Critica agli Ateniesi del tempo che nell’Eliea, il tribunale popolare, amavano accanirsi contro gli accusati. Confronto tra giovani e anziani, che non sanno vedere oltre i propri interessi personali e non pensano al bene altrui o della comunità. Le vespe che formano il coro simboleggiano sia gli ateniesi litigiosi e aggressivi sia Aristofane stesso che vede solo gli aspetti negativi della società, come il pungiglione critico dell’autore. Viene rappresentato un mondo fuggevole e lontano. Mentre l’elemento naturale, come nelle nuvole, permane come valore.

La pace (421)

Questa commedia riprende fatti realmente accaduti: nel 421 la pace di Nicia. Il titolo della commedia ha un doppio significato in quanto c’è la pace ma è precaria. Trigeo è un piccolo proprietario terriero, legato al mondo agreste che genera battute e comicità; è stanco della guerra e vuole andarsene. Desiderio di elevazione per staccarsi dalla materialità, momenti di poesia elevata. Trigeo riesce a scappare in cielo salendo su un enorme scarabeo stercorario. Grande comicità, si nutre di sterco. Trigeo vorrebbe parlare con gli dei ma questi se ne sono andati poiché scandalizzati dal comportamento degli uomini. È rimasto solo Πολεµος (Guerra) che ha rinchiuso Έιϱενɳ (Pace) in una grotta. Intanto, sulla terra, Cleone ateniese e Brasida spartano sono morti in guerra e regna la pace (metafora del mortaio dove vengono distrutte le città greche e dei due pestelli). Πολεµος non è contento e vuole che altri due politici guerrafondai si scontrino. Da ciò si evince che la pace è precaria ed è vittima della guerra. È il momento di agire e Trigeo con l’aiuto di Οπωϱα abbondanza e di Ermes libera Έιϱενɳ. Finale con baldoria e banchetto per il matrimonio tra Trigeo e Έιϱενɳ. Il coro è composto da cittadini ateniesi che inneggiano alla pace e all’abbondanza. Comicità: eccessi, equivoci, linguaggio iperbolico, neologismi ma con uno sfondo di malinconico pessimismo.

Uccelli (414)

Eulpide (colui che ha buone speranze) è un ateniese e grande amico di Pistetero (il fiducioso). Entrambi confidano nella costruzione di un mondo nuovo, migliore ma non vedono alcuna possibilità sulla terra. Decidono di costruire delle ali e di volare in cielo (ritorno al mondo della natura!) ma vengono fermati dall’Upupa, re degli uccelli. Regno degli uccelli è il più antico, in pace e senza guerra, da ripristinare. Critica di Aristofane alle credenze tradizionali. I due protagonisti con il re Upupa sognano di costruire una città perfetta. Comica descrizione di tutti gli uccelli che si danno da fare. Nuova città chiamata Nubicucculia (delle nuvole e dei cuculi). Ma arrivano molti uomini dalla terra come: l’imbroglione, l’indovino, il mago, il delatore etc. (critica alla socità corrotta). Questa città però impedisce che i fumi delle libagioni terrene arrivino sul monte Olimpo agli dèi. Accordo tra gli dèi e Pistetero: lui avrà in sposa la bellissima Βασιλεια (potere regale) che viene da Zeus e gli dèi potranno distruggere parte della città per ricevere i fumi. Finale con grandi feste. Momenti di grande comicità nella discussione tra Poseidone e Triballo, una divinità barbara che non sa il greco e parla una lingua sconosciuta generando equivoci e ilarità.

Lisistrata (411)

Si concentra qui il tema della pace unito a quello di un riscatto femminile nella società. Le donne di Atene sono stanche della guerra e sono le uniche a volere la pace. Guidate da Lisistrata (che scioglie gli eserciti) le donne si uniscono e attuano uno sciopero sessuale, occupando anche l’acropoli. Con la via del desiderio e dell’inibizione sono in grado di prendere il potere. Seguono il loro esempio anche le donne spartane. Gli uomini intanto sono disperati per l’assenza delle donne nelle case. Comicità: molte donne vorrebbero tornare a casa dai figli o dai mariti e molte altre non resistono al loro stesso sciopero. A sedare la rivolta sopraggiunge un coro di uomini opposto al coro delle donne. Agone tra Lisistrata e un consigliere. Giungono infine un ateniese e uno spartano che stremati ed esasperati stipulano una pace per far tornare a casa le donne. Viene ristabilito l’ordine che determina ruoli precisi e separati tra i sessi. Emerge dal finale un grande pessimismo: non è più la ragione a prevalere sugli uomini ma gli istinti e le pulsioni.

Rane (405)

le rane insieme a degli iniziati formano il coro. Le rane, che nella commedia gracidano con formule onomatopeiche, erano considerate animali speciali per la loro doppia vita, sia in acqua sia sulla terra. Si trovano nella palude stigia degli inferi. Dionìso vuole riportare in vita dall’Ade Euripide ma non conoscendo la strada chiede consiglio a Eracle. Dionìso e il servo Xantia formano una coppia comica, si scambiano i ruoli e creano ridicoli equivoci. Uso del metalinguaggio per riflessioni sulla commedia e la poesia. L’Ade è la proiezione rovesciata di Atene, popolata da morti. Negli inferi agone tra Eschilo ed Euripide: il primo sostiene che la tragedia debba contenere messaggi etici e morali ma gli viene rinfacciato di usare un linguaggio troppo complesso e difficile, il secondo sostiene il teatro d’evasione, incentrato sulle trame ma gli viene rinfacciato di aver presentato negativamente le donne e di fare proemi troppo lunghi. Alla fine, Dionìso stabilisce la vittoria di Eschilo e i due tornano esultanti ad Atene. Tema: dibattito sulla funzione della tragedia; il cambiamento in una società può avvenire solo con la cultura, seguendo modelli etici. (periodo che prelude al governo dei 30).

Ecclesiazuse (392)

La protagonista è Prassagora (colei che prevale in assemblea). Nel prologo entra in scena vestita da uomo ed esorta le altre donne a sottrarre i vestiti ai mariti e a recarsi in assemblea prima di loro. Grande desiderio di cambiamento, critica alle istituzioni. Prassagora allora enuncia il suo programma: uomini a casa e donne, scelte per intelligenza, in assemblea; comunanza di beni e di mogli e mariti (>Platone). Numerose battute a sfondo sessuale creano comicità. Il marito Blepiro si confronta con l’amico Cremete (attaccato alle cose) entrambi non trovando i loro vestiti si vestono da donne. Uomini rappresentati come deboli: sono contenti di non dover andare in assemblea. Le donne invece sono energiche e motivate, mondo alla rovescia. Il trionfo della politica al femminile chiude la commedia con una grande festa. Amarezza finale, caricatura degli uomini che erano realmente al potere.

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