L’areté aristocratica
Tutti coloro che non appartengono all’aristocrazia sono invece kakòi (letteralmente, "cattivi”), ma più propriamente sono coloro che non possono raggiungere l’areté. A coloro che dimostrano la virtù eroica spetta l’onore. Questo rappresenta il riconoscimento sociale della virtù dell’eroe da parte dei suoi pari e merita il rispetto, la lode e la celebrazione dei poeti. In altre parole, giustifica il prestigio sociale ed appare il valore supremo verso cui orientare la propria vita.
Chi è nobile è anche agathos ed eudaimon. Il primo termine potrebbe essere impropriamente tradotto con quello di buono. Indica, invece, l’eroe che compie quanto è richiesto dal suo ruolo sociale, che dimostra la sua areté militare: “buono” — a voler lasciare questo termine — sarebbe allora chi uccide più nemici e conquista più bottino in battaglia. Eudaimon (felice) è colui che vive le conseguenze positive dell’areté eroica, che trova una fonte di soddisfazione nel successo della propria azione. Qualsiasi offesa fatta all’eroe si trasforma nella messa in discussione del suo onore, cioè del suo ruolo sociale. In questo orizzonte non è tanto importante il noùs (cioè la mente) quanto il thymos, la forza esplosiva delle emozioni e in particolar modo dell’ira, dello sfogo violento che costituisce una costante dei rapporti conflittuali fra i capi dell’aristocrazia e fra gli stessi dei.