Proust, Marcel – Le madeleine

Proust, Marcel – Le madeleine

Nel romanzo “Alla ricerca del tempo perduto”, in particolare nel primo volume “Dalla parte di Swann” compare una sezione in cui l’autore si sofferma sulla descrizione di un dolce francese, ovvero le madeleine, tramite una narrazione complessa che passa rapidamente dal passato al presente tramite ricordi, analisi più tecniche e sezioni invece più descrittive e narrative. Le parole scaturiscono da un’esperienza che coinvolge tutti i sensi, ovvero l’assaggio di un biscotto madeleine durante una merenda a base di the, e da qui viene catapultato agli anni della sua infanzia, quando era solito gustare il sapore di questi dolcetti, ma poi viene riportato alla realtà del presente. Il lettore si trova quindi di fronte a quello che l’autore stesso definisce come una “interferenza del cuore”, ovvero quei rari e brevi momenti in cui il tempo interiore permette di far scorrere rapidamente anni e quindi permettere al soggetto di ripercorrere la propria vita e passare da diverse fasi senza problemi, come accade proprio al protagonista in questo passo. In lui però si verifica una sorta di esperienza sensoriale che lo trasporta quasi in una dimensione alternativa che gli concede di rivivere la propria infanzia ma con maggiore consapevolezza, in quanto ormai adulto e più maturo.

Tuttavia questo processo creativo non avrebbe alcun senso, o comunque non potrebbe essere ripercorso senza l’arte, in questo caso la letteratura viene usata infatti sia a sfondo descrittivo per esporre la particolarità dell’esperienza vissuta, sia analitico in quanto produce una ricerca approfondita e a ritroso degli eventi subiti in prima persona. Nonostante infatti il romanzo non si possa considerare effettivamente come un’autobiografia, il protagonista condivide con l’autore diverse caratteristiche, come proprio la vocazione artistica per la letteratura, e per questo diversi studiosi considerano il Marcel di “Alla ricerca del tempo perduto” un alter ego del Marcel autore francese. Proust sembra quindi riportare un topos della storia della letteratura, ovvero la concretizzazione del motto “art makes things eternal” (“l’arte rende le cose eterne”) perché tramite la scrittura si riesce ad immortalare l’epifania mistica e sensorialmente totalizzante appena vissuta. Senza l’arte infatti questa esperienza sarebbe passata in secondo piano nella mente dello scrittore e sicuramente sarebbe stata ricordato solo come un momento piacevole, perdendo quindi la carica emotiva legata, oppure sarebbe stata addirittura cancellata in maniera definitiva dalla memoria.