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Lavoro in crisi? Non per i tatuatori: le professioni che crescono articolo

Posti di lavoro cancellati, consumi delle persone tagliati di netto, saracinesche abbassate e un diffuso senso di sfiducia nel futuro. La crisi economica non ha risparmiato niente e nessuno. Ad accusare maggiormente il colpo sono state le piccole e medie imprese.

Quelle alle prese soprattutto con i lavori manuali. A certificarlo sono Unioncamere e Infocamere che, nell’ultimo rapporto sull’imprenditoria artigiana, ci mostrano come negli ultimi cinque anni la crisi si sia letteralmente ‘mangiata’ migliaia di aziende. Ma, attenzione, perché scegliendo bene la propria strada si può ancora sognare in grande. Ci sono attività che, a dispetto del clima generale, non solo hanno resistito ma hanno anche visto aumentare il giro di affari. Altrimenti non si spiega come, in assoluta controtendenza, in tali settori sia cresciuto il numero di imprese registrate.

Artigianato, i mestieri che non sembrano conoscere crisi

Pulitore di edifici, tatuatore, giardiniere, sarto, panettiere, parrucchiere, meccanico industriale. Sembrano essere questi alcuni dei lavori su cui conviene ancora investire passione, tempo e denaro. Se, infatti, in termini generali il saldo registrato dalle Camere di Commercio italiane è decisamente negativo - pur frenando l’emorragia verificatasi negli anni passati, solo negli ultimi dodici mesi le nuove iscrizioni sono state 80.836 ma le cancellazioni sono state assai di più, ben 92.265 (oltre 11mila in meno) – i settori appena indicati sono i pochi a mostrare segnali di crescita.

Il settore delle pulizie resta una garanzia di occupazione

Tra il 2012 e il 2017, ad esempio, sono state aperte migliaia di imprese di pulizia (non specializzata) in più. È questa la categoria nettamente in cima alla classifica Unioncamere-Infocamere: se cinque anni fa superavano di poco la doppia cifra (11.292), alla fine dello scorso anno erano arrivate a 17.428 (+6.136). Segno che condomìni e uffici si affidano in misura sempre maggiori a pulitori professionali, che spesso lavorano quando gli altri non sono a casa o al lavoro. Ma, a quanto pare, ci sono eccome.

Tatuaggi e piercing: è un vero boom

È sotto gli occhi di tutti, invece, il boom che ha investito il settore che si posiziona sul secondo gradino del podio: quello di tatuaggi e piercing. Ormai quasi tutti ne hanno almeno uno. Così si rinforza la schiera di chi decide di aprirsi il proprio studio. Numeri, i loro, più che raddoppiati: rispetto al quinquennio passato (quando erano 3.525 le imprese registrare) oggi ci sono 7.702 attività del genere, 4.177 in più.

Crescita costante per i giardinieri

Crescita costante, ma stavolta più radicata nel tempo, anche per le imprese che si occupano di cura dei giardini, pubblici o privati che siano. Nel 2012 già superavano le 10mila unità (12.671), ora però sfondano quota 16mila (per la precisione, 16.067). Confermandosi nella top ten delle attività artigianali più diffuse in Italia. Al terzo posto per ritmo di crescita.

Aumentano le agenzie di pratiche e servizi

Ai piedi del podio troviamo la prima attività ‘non manuale’: la gestione di pratiche per conto di altre persone. Le agenzie di servizi ‘burocratici’ sono ormai una realtà consolidata nel nostro Paese. I ritmi quotidiani sono sempre più frenetici, la gente ha sempre meno tempo per l’ordinaria amministrazione. Così affida il compito a uffici ad hoc. Ecco, dunque, che in soli cinque anni il saldo è maggiore addirittura delle imprese esistenti: nel 2012 erano 1.282, oggi (dato aggiornato a dicembre 2017) sono 3.265 (+1.983).

Panettiere, parrucchiere, sarto: con questi lavori si va sul sicuro

Scorrendo la classifica, ci sono altre sette categorie che chiudono il quinquennio con un saldo positivo. E sono quasi tutte attività legate in qualche modo alla cura della persona. Nell’ordine, infatti, troviamo: i meccanici industriali (+1.854), i sarti di abiti per cerimonie (+1.451), panettieri e pasticcieri (+1.355), chi crea o ripara accessori d’abbigliamento (+1.461), addetti alla disinfestazione (+1.282), sarti generici (+968), parrucchieri ed estetisti (+617, ma questi già erano la categoria nettamente più rappresentata negli archivi delle Camere di Commercio, attualmente ce ne sono quasi 130mila).

Le attività più penalizzate dalla crisi? Manutenzione della casa in cima a tutte

Ovviamente, come in tutte le statistiche, c’è il rovescio della medaglia. I settori che hanno pagato il prezzo più alto alla compressione dei consumi. E su cui non è consigliabile puntare. Quali sono? Senza dubbio chi trasporta merci su strada con i furgoni (i cosiddetti ‘padroncini’) che registrano un -13.725 in soli cinque anni. Seguono i piastrellisti (-6.236), gli elettricisti (-6.061), gli imbianchini e i vetrai (-5.869), i carpentieri (-4.998) e i meccanici di auto e moto (-4.781). Probabilmente la crisi ha spinto tantissime famiglie verso il fai-da-te, soprattutto per i piccoli lavori di casa.

Marcello Gelardini