
In questo periodo sappiamo bene quanto sfuggire all’epidemia della disoccupazione sia difficile, soprattutto per i giovani. Basti considerare che la mancanza di lavoro, negli ultimi cinque anni, è cresciuta in maniera esponenziale proprio tra le fila dei laureati, fino a sfiorare nel 2012 ben il 22,9% dei neo-dottori.
Senza contare che il panorama lavorativo si prospetta agli occhi di milioni di giovani, laureati e non, più complesso di un enigma da decriptare. La natura dei contratti in circolazione è varia e difficile da capire e le nuove leve devono riuscire ad orientarsi senza rischiare di annegare come nelle sabbie mobili. Per il nostro viaggio nel mondo dei contratti, oggi vediamo insieme quello dell’apprendistato , una delle formule maggiormente rappresentative dell’ingresso nel mondo professionale non solo del nostro Paese, ma dell’Europa intera.PRIMI PASSI, MA NON DA SOLI - Il contratto di apprendistato consente ai giovani di fare il primo passo nella realtà lavorativa sotto la guida e la supervisione di occhi esperti. Si tratta, infatti, di una formula rivolta ai giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni che delega all’azienda responsabile dell’assunzione il compito di monitorare e migliorare la formazione dell’apprendista attraverso un insegnamento di tipo pratico, tecnico-professionale. In questo modo viene garantita ai giovani una sorta di fase di transizione tra gli studi e il lavoro, in cui vengono preparati alle esigenze e alle regole del mercato, senza correre il rischio di disorientarsi o restare vittime dell’implacabile crisi occupazionale.
UN APPRENDISTATO, UN’ETÀ - Esistono tre tipi fondamentali di contratto di apprendistato: quello per la qualifica e il diploma professionale, quello professionalizzante, e l’apprendistato di alta formazione e ricerca. Il primo si rivolge soprattutto agli adolescenti che abbiano almeno 15 anni, ha una durata massima di tre anni e consente, in un percorso di studio e lavoro, di conseguire una qualifica o diploma professionale. La seconda tipologia, invece, riguarda una fascia d’età superiore, compresa tra i 18 e i 29 anni, prevede un apprendimento di tipo tecnico-professionale e una formazione sul lavoro che può estendersi fino ad un massimo di 6 anni. Infine, l’apprendistato di alta formazione e ricerca è mirato all’acquisizione di un titolo di studio di livello secondario, di alta formazione, o per la specializzazione tecnica superiore. Anche in questo caso sono i giovani dai 18 ai 29 anni a poter essere assunti con quest’ultima formula di contratto.
IMPARARE, LAVORARE, GUADAGNARE CON TANTO DI DIRITTI - Qualsiasi contratto di apprendistato si basa sulla disciplina previdenziale e assistenziale prevista dalla legge 25/1955 e assicura, pertanto, ai giovani apprendisti le garanzie di un normale lavoratore: assistenza per infortunio o sanitaria per malattie, congedo matrimoniale, indennità di maternità. L’apprendista viene assunto all’interno di un inquadramento, vale a dire grado, che non può essere inferiore di oltre due livelli rispetto a quello di chi svolge la stessa mansione all’interno dell’azienda. Inoltre, nel percorso di perfezionamento è prevista una regolare retribuzione mensile, non stabilibile in base a tariffe di cottimo. Questa tipologia di assunzione offre alle giovani generazioni l’opportunità di inserimento graduale e guidato nel mondo del lavoro, e consente loro di perfezionarsi nel corso di un’esperienza pratica, potendo contare su un compenso basilare. Anche in questo caso si rileva, tuttavia, lo svantaggio di un percorso a tempo prestabilito.
Margherita Paolini