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Passi anni sui libri a studiare Italiano, Matematica, Storia e Filosofia, convinto che tutto ciò ti prepari per il mondo del lavoro. Poi arriva il giorno del primo colloquio, e, come un fulmine a ciel sereno, ti parlano di soft skills. E ti chiedono un’esperienza pregressa che tu non hai… 

A quel punto, è inevitabile chiedersi: “Tutto quello che ho studiato, che valore ha quando, con il diploma in mano, mi trovo a confrontarmi con la realtà lavorativa?”

Le soft skills sono, ormai, il vero biglietto da visita che può farti emergere in un colloquio. Non sono scritte in pagella, ma sono quelle qualità che, in un attimo, possono determinare la differenza tra essere il candidato ideale o un altro “le faremo sapere”.

Anche all’università si potrebbe fare di più. Non basta preparare gli studenti solo con la teoria, occorrono anche strumenti concreti per affrontare il mondo del lavoro e tutte quelle situazioni pratiche che, una volta adulti, saranno parte della vita quotidiana.

Per fortuna, a colmare questo gap ci sono iniziative come iliadship, il progetto di iliad che mette in palio 15mila euro in borse di studio e un percorso di orientamento a fianco degli esperti del lavoro per aiutare i giovani nati dopo il gennaio 2001 a intraprendere percorsi di studio nelle aree STEM, Art & Literature e Scienze Sociali.

Proprio per approfondire un tema così cruciale, Skuola.net, sempre al fianco degli studenti nei momenti più determinanti della loro vita, ha voluto fare luce su queste competenze tanto sottovalutate

E per farlo, abbiamo invitato due giganti del mondo del lavoro: Benedetto Levi, CEO di iliad - in carica da quando era un under 30- e Maria Latella, giornalista, conduttrice televisiva e mentor del programma iliadship

Due GOAT assoluti che, sotto la direzione del nostro Direttore Daniele Grassucci, sono stati ospiti del vodcast di YouTube Skill Factor’ e di cui ti proponiamo, in questo articolo, gli 8 highlights  (sì, 7 era più figo, ma te ne regaliamo uno in più).

Indice:

  1. Lavorare senza esperienza pregressa? È tutta questione di ‘preliminari’ 
  2. Scegli quello che ti piace all’università, ma… non ci mettere le tende 
  3. Quando hai finito l’uni… ecco come (non) si fa un curriculum da ghosting 
    1. Il segreto del personal branding
    2. Curriculum con foto profilo: sì o no?
  4. Gen Z e lavoro: quali sono gli errori (più comuni) da evitare (una volta) in azienda?
  5. Saper utilizzare l’Intelligenza Artificiale è una soft skill?
  6. La tier list delle soft skills secondo i nostri esperti 

1. Lavorare senza esperienza pregressa? È tutta questione di ‘preliminari’ 

A soli 36 anni, Benedetto Levi è uno dei più giovani Amministratori delegati d’Italia: già a 29 anni guidava l’azienda di telecomunicazioni iliad, un traguardo insolito in un Paese dove l’età media dei laureati si aggira intorno ai 27 anni. 

Una carriera che nasce, oltre che da un talento personale, anche da precise scelte in ambito universitario che lo hanno portato ad entrare in contatto con il mondo del lavoro prima di entrare nel mondo del lavoro

Sembra un gioco di parole, ma è la traduzione del classico paradosso in cui si ritrovano i neo-laureati: quasi tutte le posizioni lavorative anche di ingresso richiedono esperienza pregressa.  

Non stupisce che la sua azienda abbia pensato ad un programma come iliadship, perché è pensato per supportare gli studenti universitari non solo dal punto di vista economico - con 10 borse di studio da 15mila euro - ma anche come strumento di preparazione e connessione con il futuro dopo gli studi.  

“È un percorso riservato a studenti neolaureati che stanno cominciando la magistrale o il quarto anno di un corso a ciclo unico, in materie STEM, scienze sociali, arte e letteratura. La candidatura è semplice: vanno indicate alcune informazioni di base, dopodiché ci sarà una prima scrematura e poi colloqui con membri dell’Advisory Board, fino alla selezione finale di 10 studenti all’anno”, spiega Benedetto Levi

Possono partecipare tutti gli studenti residenti in Italia, nati dopo il gennaio 2001, che si iscrivono per la prima volta a un corso magistrale o a ciclo unico, con una media ponderata di almeno 26/30 e, nel caso dei cicli unici, almeno il 90% dei CFU acquisiti nei primi tre anni.

Oltre alla borsa di studio e all’affiancamento dei mentor dell’Advisory Board, il progetto offre anche un concreto supporto in termini di orientamento: “Poi ci sono dei tutor, dipendenti iliad, che accompagnano gli studenti negli incontri, workshop e percorsi formativi, ad esempio sulla redazione del CV. Parliamo di un progetto a 360° che supporta studenti provenienti da ambiti di studio differenti, perché crediamo che dalla curiosità e dalla commistione tra competenze diverse possa nascere un grande valore”, aggiunge Benedetto Levi

Lo scopo di iliadship è anche quello di creare una community, un network da cui gli studenti possano trarre spunti, fare nuove conoscenze e, chissà, magari trovare opportunità lavorative: “Una studentessa, con la quale sono ancora in contatto, mi ha chiamato di recente per avere un punto di vista diverso, e questo dimostra il suo cambio di prospettiva dopo il programma, racconta Maria Latella.

2. Scegli quello che ti piace all’università, ma… non ci mettere le tende 

Un affiancamento prezioso in un Paese dove le classifiche stilate da AlmaLaurea influenzano l’orientamento universitario, anche se spesso questi dati non vengono interpretati correttamente quando si è giovani e si deve decidere quale strada intraprendere dopo la Maturità.

Come spiega Maria Latella, riportando un esempio che la riguarda da vicino: “I nostri ragazzi cominciano a lavorare molto tardi, in media a 27-28 anni, mentre in altri Paesi il mercato è già avanti. Ho consigliato a mia figlia di fare uno stage dopo la triennale in Antropologia, e oggi lavora come direttrice creativa in una grande azienda, dopo essere partita da uno stage in un’agenzia pubblicitaria

Benedetto Levi invece sottolinea: “Le classifiche delle lauree danno una fotografia generale del mondo del lavoro, ma non sono definitive. Non basta guardare la posizione: è il modo di approcciarsi al lavoro, le soft skills, che fanno davvero la differenza”.

3. Quando hai finito l’uni… ecco come (non) si fa un curriculum da ghosting 

E sicuramente una di queste soft skills è proprio la creatività, che ti fa emergere e che l’Intelligenza artificiale ancora non riesce a replicare completamente. Ebbene, se ti senti un ‘creativo’ potresti dare sfogo a tutta la tua fantasia già a partire dal Curriculum Vitae. Quando si cerca un lavoro, infatti, il CV è uno dei pochi strumenti che consente di fare una buona prima impressione e mostrare chi siamo. 

Ma quali sono gli errori più comuni che i giovani fanno quando scrivono il proprio CV? E come si può fare in modo che il proprio Curriculum spicchi davvero tra gli altri? Dipende dal ruolo, ma il curriculum è il primo biglietto da visita. Per certe posizioni, si ricevono centinaia di CV, quindi è fondamentale riuscire a lasciare il segno. 

È importante trasmettere in modo sincero e incisivo chi si è. Un CV che riesce a incuriosire è sicuramente un buon punto di partenza, soprattutto se si sta cercando un ruolo creativo. In questo caso, il curriculum non è solo una lista di competenze, ma deve riflettere la personalità e le esperienze di chi lo scrive." spiega l’AD di iliad.

Poi, è molto importante conoscere l’azienda per cui ci si candida: “Mi è capitato che alcuni giovani, che volevano lavorare con me, mi chiedessero un colloquio per un giornale che ormai non esisteva più. Se non sai nemmeno che l’azienda dove vorresti lavorare ha chiuso, significa che non hai un’idea chiara di dove stai andando." ribatte Maria Latella.

3.1 Il segreto del personal branding

Sia Benedetto che Maria sono d’accordo su un punto fondamentale: è importante distinguersi. Si chiama personal branding, cioè la capacità di vendersi nel modo giusto, ed è sempre più determinante nel mondo del lavoro di oggi: "Non copiate quello che vedete in giro. Se c'è del genio in un CV creativo, non copiatelo, perché perderebbe il suo valore. 

La creatività deve venire da voi, altrimenti non si può parlare di genio” spiega Benedetto, che aggiunge: "Non copiate in generale, anche se c’è del genio. Se lo copiate, non c’è più il genio, perché ormai tutti gli HR l’hanno già visto."

Maria, da parte sua, racconta una storia di self-marketing che va oltre: "A Palo Alto, un bambino di 10 anni aveva creato un sito web dove raccontava i dolci che preparava e li offriva alle persone del vicinato: il primo assaggio era gratuito. A 10 anni, con un sito, si è creato una piccola impresa

3.2 Curriculum con foto profilo: sì o no?

Altro tema spesso dibattuto riguarda l’inserimento delle foto nel CV. La risposta, sia per Benedetto che per Maria, è chiara: la foto non è fondamentale e, anzi, potrebbe anche essere un punto negativo se non è appropriata. 

Senza contare che “se un’azienda considera la foto come criterio per assumere, c'è qualcosa che non va” fa notare Benedetto. Quindi, puoi anche fare a meno della foto ma, se proprio la vuoi mettere, fai attenzione a come appare e soprattutto alla posizione per cui ti candidi!

4. Gen Z e lavoro: quali sono gli errori (più comuni) da evitare (una volta) in azienda?

Fin qui, è tutto molto bello: ti laurei, prepari il CV, entri in azienda e sei pronto per la scalata. Qualcosa però non sembra funzionare. Stando a un’indagine internazionale, infatti, il 70% dei leader aziendali ha riferito di aver avuto problemi con i giovani della Generazione Z e addirittura il 75% stava valutando di rescindere il loro rapporto di lavoro

Conflitto generazionale, incomprensioni di varia natura e, soprattutto, diversi punti di vista sul concetto di lavoro: quali che siano le cause, è certo che bisogna trovare un punto d’incontro.

“In alcuni casi, mi sono trovata di fronte a giovani che, purtroppo, non conoscevano nemmeno gli autori di riferimento della letteratura francese, per dire. C'è una mancanza di basi culturali, e questo è un gap che può creare difficoltà” spiega Maria, aggiungendo: "Tra i 18 e i 30 anni, bisogna mettersi alla prova, uscire dalla propria zona di comfort. Aprirsi a nuove esperienze è fondamentale, e non bisogna restare troppo legati alla propria zona di provenienza."

Benedetto Levi suggerisce che il problema non sia tanto nelle competenze della Generazione Z, quanto nelle aspettative aziendali che non sono sempre allineate con le necessità dei giovani. Questi ultimi, infatti, desiderano maggiore flessibilità e un ambiente che favorisca la creatività e l’autonomia: "In iliad, l’età media è molto bassa - intorno ai 35 anni - ma abbiamo anche persone con grandissima esperienza e altre molto giovani. 

Se i ragazzi vengono lasciati liberi di esprimersi, se l’ambiente è stimolante e si dà riscontro alle loro esigenze, possono fare molto bene."

La chiave di volta? Secondo l’AD di iliad è la curiosità: “Può trattarsi di andare a esplorare mondi diversi rispetto a quello da cui si proviene o anche invece andare più in profondità e quindi capire le cause, le ragioni per le quali una cosa si fa in un certo modo”. 

Allo stesso modo, anche la learnability, ovvero la capacità di sapere fare tue le nozioni che impari, è fondamentale, come fa notare il Direttore Daniele Grassucci.

5. Saper utilizzare l’Intelligenza Artificiale è una soft skill?

E a proposito di imparare nuovi processi, in tutto ciò, che ruolo occupa l’Intelligenza Artificiale? Come viene valutata questo tipo di competenza?

Si torna sempre lì, secondo Benedetto: “Il punto è la consapevolezza con cui si fa qualsiasi cosa. Si torna al tema delle competenze digitali, ma non solo: serve curiosità. Se si porta avanti il proprio lavoro e le proprie riflessioni, l’AI può aiutare a guadagnare tempo e a scoprire cose che altrimenti non avresti modo di scoprire.

Quindi può essere uno strumento potentissimo, ma non se viene usato come sostituto del cervello per risparmiare fatica o non mettersi in gioco.

Noi, come Gruppo iliad, stiamo investendo tantissimo in intelligenza artificiale a vari livelli: dalla ricerca di base, alla potenza di calcolo, a strumenti per velocizzare la scrittura del codice. Può essere uno strumento potentissimo a patto di usarlo in modo consapevole, non passivo”

Dello stesso avviso anche Maria Latella: “L’AI è utilissima: in due minuti fa quello che prima ti avrebbe preso un pomeriggio. L’elaborazione però resta un dovere per chi scrive: il lettore ha bisogno di sentire quello che penso io, con la mia firma, o quello che dico in TV. 

Se non c’è una preparazione precedente, cioè se non hai letto tu stesso su quel tema, puoi chiedere all’AI di fare una ricerca su una parte specifica, ma devi avere un background.”

6. La tier list delle soft skills secondo i nostri esperti 

Alla fine di questa lunga maratona, è arrivato il momento di chiedere quali sono le 3 soft skills più importanti secondo Benedetto Levi e Maria Latella.

La mentor di iliadship non ha dubbi: “La prima è imparare a sopravvivere, a fronteggiare le difficoltà. Nella vita, ogni giorno ce ne capitano tantissime, quindi grazie ai genitori, alla famiglia e anche agli insegnanti. La seconda è conoscere l’inglese che resta la lingua comune al mondo e permette di interloquire direttamente.

La terza è essere curiosi. C’è anche una quarta, che è l’empatia, ma io l’ho imparata a 40 anni e sto ancora in fase di apprendimento. Le soft skills non si imparano una volta per tutte, si accrescono continuamente”

Allo stesso modo, anche Benedetto ha le idee chiare: “Di una abbiamo già parlato: la curiosità. La seconda possiamo chiamarla flessibilità o adattabilità: con la velocità con cui cambia il mondo, a livello tecnologico, geopolitico, sociale e culturale, è fondamentale vedere questi cambiamenti come opportunità, non come ostacoli.

La terza è lo spirito imprenditoriale o la voglia di mettersi in gioco: rimboccarsi le maniche, correre dei rischi, commettere errori e metterci del proprio in tutto ciò che si fa”

Sono tutte competenze fondamentali per ottenere grandi risultati, indipendentemente dal settore o dal tipo di azienda. Ecco perché un programma come iliadship, che permette di sviluppare capacità utili come l’empatia o altre soft skills, dando quindi a tutti la possibilità di crescere indipendentemente dal contesto familiare, è importante.

Cosa aspetti? Affrettati: c’è tempo fino al 31 ottobre 2025 per presentare la tua candidatura alla nuova edizione di iliadship, dai un’occhiata al bando!

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