Redazione
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Fra! Design

Trasformare gli scarabocchi sul quaderno in un lavoro vero, con clienti internazionali e un Guinness World Record di mezzo. Questa la storia del doodle artist Francesco Caporale, in arte Fra! (@fradesign.it), ospite della nuova puntata di “CSD – Come si diventa…?”, il vodcast YouTube di Skuola.net condotto da Daniele Grassucci, co-founder del portale.

Dalle prime noie sui banchi del liceo scientifico alla scelta della grafica pubblicitaria, dal furto del computer che gli cambia la vita al doodle da 570 m² realizzato per Xiaomi nel suo paese, Altomonte, Fra! racconta come si diventa doodle artist e perché lui si definisce “più artigiano che artista”.

Indice

  1. Doodle: da “perdita di tempo” a mestiere
  2. Dal liceo scientifico alla grafica: la creatività non è solo di chi studia arte
  3. Il furto del computer e la nascita di Fra! Design
  4. Un Guinness da 570 metri quadri (in Calabria)
  5. Un artista pop e disponibile: scuole, studenti e progetti su misura
  6. Le qualità per riuscire: determinazione, equilibrio e voglia di diversificare
  7. Credibilità, costanza e il peso del giudizio degli altri
  8. Si guadagna con i doodle? Il segreto è pensarsi come imprenditori
  9. Imparare dagli altri: perché serve un mentore
  10. Tra studio e cucina: il “ristorante di Fra!” e la pasta al pomodoro
  11. Omini, matitoni e la regola dei due tratti: il “tormentone” di Fra!

Doodle: da “perdita di tempo” a mestiere

Si parte dalla domanda più comune: che cos’è un doodle? “In inglese significa scarabocchio”, spiega Caporale, ricordando anche l’etimologia dal tedesco antico, legata all’idea di “perdere tempo”.

È proprio quell’atteggiamento – la penna in mano mentre si è al telefono, il foglio che si riempie senza un progetto preciso – che lui ha trasformato in linguaggio visivo.

La definisce “l’arte dello scarabocchio, ovvero disegnare perdendo tempo”.

Quelli che presi singolarmente sono “scarabocchietti”, messi insieme diventano un sistema di segni riconoscibile, capace di riempire muri, oggetti, spazi fisici e digitali. (“Hai presente il detto ‘l’unione fa la forza’?”). E, soprattutto, di parlare a pubblici diversi: dal brand globale alla scuola di provincia.

Dal liceo scientifico alla grafica: la creatività non è solo di chi studia arte

A prima vista il suo percorso non sembra quello “tipo” dell’artista. “Ho fatto il liceo scientifico”, racconta, e per un periodo si immaginava “ingegnere, dottore o comunque carriere classiche”.

A scuola si definisce il tipico studente “da linea di galleggiamento: 5, 6, 5”, salvato dalla curiosità più che dall’aderenza agli schemi. Proprio al liceo, però, arriva la svolta: una lezione su Orazio, sulla “aurea mediocritas”, l’idea della virtù che sta nel mezzo, gli fa capire che gli studi puramente scientifici non sono la sua strada.

Non sceglie le Belle Arti, che sente “troppo dall’altro lato”, ma una via intermedia: grafica pubblicitaria e direzione artistica, che definisce “il liceo scientifico dei creativi”.

Il furto del computer e la nascita di Fra! Design

La carriera da doodle artist nasce da un evento traumatico: il furto del computer. Fra! lavora nella ristorazione per mantenersi a Milano e, mentre è in servizio, gli rubano il portatile su cui aveva anni di lavori. “Non avevo più lo strumento di lavoro né il portfolio”, racconta. Niente cloud, pennette carissime, pochissime stampe: in un colpo solo perde tutto.

Decide di concentrarsi sul ristorante, ma a un certo punto restano solo il lavoro, la casa e “un loop di noia” nei periodi festivi, quando gli amici sono tornati giù. È lì che rispunta la stessa noia dei banchi di scuola. Entra in tabaccheria, compra una Moleskine e un pennarello nero, ovvero “la cosa più economica che potevo permettermi”, e ricomincia a riempire fogli senza uno scopo, solo per passare il tempo.

In un coworking, tra una pausa e l’altra, la gente inizia a fermarlo e a fargli domande. Con gli studi di grafica alle spalle gli si accende la lampadina: se ti chiedono chi sei, ci vedono qualcuno dietro quei segni, e quindi c’è spazio per un personal brand.

Il nome Fra! nasce quasi da solo: è il modo con cui a Milano ci si chiama tra amici, ma diventa firma, identità, marchio. E i doodle, scopre, funzionano su tutto: “Potevo disegnare per il veterinario, per il geometra, per chiunque”.

Un Guinness da 570 metri quadri (in Calabria)

Nel 2020 arriva il progetto che fa il giro del mondo: un doodle da 570 m² per Xiaomi, record omologato dal Guinness World Records come “più grande disegno al mondo realizzato a mano da una sola persona”.

Ci mette cinque giorni, con “circa 15 ore effettive di pennarello in mano”. Non è solo un’impresa fisica – preparata anche grazie alla box, lo sport che dice “mi ha cambiato la vita” – ma anche una scelta precisa di luogo.

Quella campagna, che doveva essere “ovviamente” a Milano, Fra! la vuole nel suo paese, Altomonte, in Calabria: spinge finché l’operazione non si trasferisce lì.

L’installazione viene poi donata al paese e si affianca a “tanti progetti sociali” realizzati sul territorio. Intanto le collaborazioni crescono: Adidas, Moleskine, Timberland, Superga, Ikea, Seat, brand diversi per budget e pubblico, ma con lo stesso tratto riconoscibile.

Un artista pop e disponibile: scuole, studenti e progetti su misura

Fra! tiene molto a definirsi “pop, nel senso di popolare”. Lavora con grandi marchi, ma vuole restare accessibile: “Sono a disposizione per tutti”, ripete.

Quando lo chiamano le scuole – spesso sono gli studenti a scrivergli – si organizza per tornare come ospite o per fare decorazioni. La sua idea è che una scuola possa diventare più bella anche con interventi mirati, senza budget milionari, e per questo prova ad adattarsi alle possibilità di chi lo contatta.

Lo stesso approccio lo applica alle aziende: alcune, racconta, “sono cresciute insieme a me”, condividendo step e aumenti graduali. Un modo per tenere insieme la dimensione del lavoro artigianale e la logica dei progetti su misura.

Le qualità per riuscire: determinazione, equilibrio e voglia di diversificare

Quando gli chiedono quali qualità servono per fare il suo mestiere, Fra! ne indica tre: determinazione, equilibrio e voglia di diversificare. “Si parla tanto di diversificare negli investimenti, ma secondo me vale anche per i mestieri”, osserva. Viviamo in un’epoca in cui “fai una roba, ne devi sapere fare tante altre”: per un creativo significa aprirsi a strategie, tecniche, linguaggi diversi, senza chiudersi in una formula fissa.

La sua stessa evoluzione lo dimostra: è partito dai mostri, poi è passato agli omini – omaggio dichiarato a Keith Haring e alla libertà di espressione “a prescindere da genere e colore” – per arrivare a umanizzare gli oggetti, scelta nata quando la rappresentazione delle persone diventava un terreno delicato sul piano del genere.

Credibilità, costanza e il peso del giudizio degli altri

Tra gli ostacoli, Francesco Caporale indica subito la costanza. Un lavoro come il suo ha bisogno di continuità, e basta un periodo senza mail o richieste per far scattare il dubbio.

Sorprendentemente, invece, dice di non aver fatto troppa fatica sulla credibilità, spesso il nodo più duro per chi inizia. La famiglia non gli ha mai detto “che fai, i disegnini?”, e forse ha aiutato il suo modo di porsi: niente atteggiamento da genio incompreso, ma un approccio “molto artigianale, sono sempre partito dal basso”.

La differenza rispetto all’artista puro, la riassume così: “L’artista prima crea e poi vende. Io prima vendo e poi creo”. Il suo lavoro, infatti, ha bisogno degli altri: di clienti, pubblico, feedback. Per questo insiste sull’importanza di accogliere critiche e consigli, di tornare al tavolo quando qualcosa non convince, di non chiudersi in un ego che “esiste solo lui”.

Si guadagna con i doodle? Il segreto è pensarsi come imprenditori

La domanda alla fine arriva: si guadagna bene? La risposta, per Fra!, è , ma a una condizione: “Nel momento in cui entri nell’ottica di essere un piccolo imprenditore”.

Si paragona a un bar o a un salumiere: ci sono locali che guadagnano poco e altri che riescono meglio. La differenza sta nel modo in cui definisci i tuoi servizi e li colleghi al guadagno dei clienti. 

Quando presenta un lavoro, ragiona così: “Io devo costare meno del loro effettivo guadagno”. Se un’azienda vuole fare solo 100 magliette, non ha senso chiedere cifre sproporzionate; piuttosto, propone di estendere la stessa grafica a vetrine, biglietti da visita, ingressi, costruendo un progetto più ampio e sostenibile.

Imparare dagli altri: perché serve un mentore

Un altro punto su cui insiste è la necessità di trovare persone di riferimento. “È una cosa che adesso non si fa per niente”, nota, forse per vergogna o timidezza. Eppure lui è cresciuto molto grazie a studi che lo hanno ospitato a Milano, senza assumerlo, ma dandogli spazio per osservare e imparare.

Per Fra!, chi vuole diventare creativo dovrebbe cercare “il professionista di riferimento”, qualcuno da cui andare a chiedere consigli, come un grafico pubblicitario, un artista che stimiamo.

Non si considera famoso, né “speciale”, e proprio per questo invita i ragazzi a scrivere ai professionisti che stimano: spesso, dice, la disponibilità c’è, il problema è solo trovare il tempo per rispondere a tutti.

Tra studio e cucina: il “ristorante di Fra!” e la pasta al pomodoro

Se non fosse doodle artist, Francesco si vede chef. La cucina è il luogo dove si sente “più artista che quando disegno”, perché non rispetta le regole, va “a occhio, quanto basta”, e non si annoia mai. 

Questo immaginario arriva fino al suo nuovo sito, costruito come un menù: invece di una lista fredda di servizi, si trova per esempio la “pasta al pomodoro”, metafora di un incontro semplice con i clienti.

“Se vuoi venire a parlare, invece del caffè in studio facciamo la pasta al pomodoro”, racconta. È un rito di famiglia – ogni anno preparano tantissimo pomodoro per uso personale – diventato simbolo dello studio e dei workshop: al posto della solita pizza, un piatto condiviso che assomiglia molto al suo modo di lavorare.

Omini, matitoni e la regola dei due tratti: il “tormentone” di Fra!

Alla domanda sul suo tormentone grafico, Fra! risponde da stratega. Quando affronta un foglio lo immagina “come una battaglia da vincere”: da una parte ci sono i “mercenari”, le icone richieste dal cliente, dall’altra i “fedelissimi”, gli elementi che porta sempre con sé. Tra questi ci sono gli omini in stile Haring, i matitoni, gli elementi naturali – montagne, alberelli, cuori – e le espressioni con gli occhietti a goccia.

Il tratto, però, è ciò che tiene tutto insieme: lavora quasi sempre con due spessori, uno grande (X) e uno per i dettagli “che è quasi sempre la metà di X”.

È una regola grafica, ma anche una metafora di vita: prima si definiscono le cose grandi – famiglia, amici, tempo per sé – e poi, se resta spazio, si aggiungono i dettagli. Il disegno, come il percorso professionale, si costruisce così.

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