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Concetti Chiave

  • Il brano narra l'esperienza scolastica di Gavino Ledda, un bambino povero che inizia la scuola con tre mesi di ritardo nel 1944.
  • Gavino viene deriso dai compagni perché non sa leggere né scrivere, ma trova conforto in un compagno di banco, Pizzente, anch'egli nuovo e disordinato.
  • La vita scolastica di Gavino viene interrotta quando il padre lo ritira per aiutarlo nei lavori agricoli, considerati prioritari per la famiglia.
  • La maestra cerca di consolare Gavino enfatizzando la bellezza della campagna, ma il bambino affronta la realtà con tristezza.
  • Il racconto si conclude con Gavino che lascia la scuola, portando con sé il ricordo dei suoi compagni e della sua breve esperienza scolastica.

Ledda – “La scuola non è per i poveri”

Il brano “La scuola non è per i poveri” è stato scritto da Gavino Ledda e parla della sua breve esperienza di alunno povero.
Questo brano, quindi, racconta di un bambino di nome Gavino, il quale andò a scuola il 7 gennaio del 1944 con tre mesi di ritardo.
Appena arrivato tutti lo prendevano in giro perché lui non sapeva leggere, scrivere e non sapeva fare le aste.
Per fortuna come compagno di banco gli toccò Pizzente, che era un bambino arrivato lo stesso giorno di Gavino, con il quale poteva condividere la sua timidezza.

Pizzente era un bambino disordinato che non portava ma né cartella e nemmeno i quaderni.
Ma purtroppo una mattina di febbraio, il padre di Gavino, con lo sguardo di un falco affamato, andò a scuola da suo figlio, entrò in classe e salutò la maestra con un secco buongiorno. Suo padre era vestito con un abbigliamento pastorale: pantaloni di fustagno, giacca di velluto liscio, scarponi e un berretto rigido.
Il padre di Gavino disse alla maestra che aveva bisogno di lui in campagna, perché doveva badare alle pecore, mentre lui si occupava del grano, della vigna e dell’oliveto. Poi doveva anche badare agli agnelli dalla minaccia della volpe, perché per loro un agnello non era una cosa da poco.
La maestra, sentendo quel discorso, consolò Gavino e lo incoraggiò spiegandogli che in campagna c’erano molti fiori, alberi e uccellini che pigolavano sugli alberi, invece in quel paese Siligo non c’era niente.
Così Gavino si preparò alla triste realtà che era arrivata troppo presto. Con le lacrime agli occhi lanciò un ultimo sguardo alla sua classe, imprimendo i suoi compagni nella sua mente.
Gavino e suo padre salutarono la maestra e se ne andarono.

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