Concetti Chiave
- Il prontuario chiarisce le regole per i plurali dei nomi in -cia e -gia, suggerendo di preferire forme con -cie e -gie quando preceduti da vocale o con la "i" accentata.
- Le grafie come -sce- e -scie- sono determinate dall'etimologia, con eccezioni per parole specifiche come "usciere" e derivati di "coscienza" e "scienza".
- Il digramma -gn- non richiede una -i- tranne nella parola "compagnia", ma si usa nella prima persona plurale di verbi come "sogniamo".
- La sequenza -ce- è generalmente usata senza -i-, salvo eccezioni come "pasticciere", "superficie" e "cieco", con alternative accettate dai vocabolari.
- Non esistono regole fisse per -qu- e -cu-, ma "soqquadro" è l'unica parola con -qqu-, mentre "acqua" usa -cqu-.
Questo appunto è un prontuario per evitare gli errori che si commettono spesso quando si scrive in italiano in modo da risolvere i dubbi più diffusi sull’argomento. Si tratterà dei plurali difficili, dei suoni e delle grafie difficili, delle parole da scrivere unite o separate e di altri solecismi commessi con frequenza.
Indice
Plurali difficili: nomi in -cia e -gia.
I nomi che al singolare finiscono in -cia e -gia hanno il plurale in -cie e -gie se la -cia e -gia sono preceduti da vocale (vocale chiama vocale) o la “i” è accentata:
- ciliegia ciliegie
- camicia camicie
- scia scie
- energia energie
- fascia fasce
- coscia cosce
Quando -cia e -gia sono preceduti da consonante e la “i” non è accentata, il plurale è in -ce e -ge:
- goccia gocce
- arancia arance
- freccia frecce
- focaccia focacce
- minaccia minacce
- striscia strisce
- roccia rocce
, come ciliegie e ciliegie o province e provincie.
Per non sbagliare è preferibile seguire la regola della “vocale chiama vocale” e della “-i- accentata” ed è senz’altro da preferire la variante con la i quando si possono creare deli equivoci. Se infatti, ad esempio, si sceglie camice come plurale di camicia può essere confuso con il singolare càmice.
Grafie difficili: -sce- e -scie-
In coscienza e conoscenza -scie- e -sce- si pronunciano esattamente allo stesso modo anche se la grafia è diversa. Il motivo della differenza sta nell’etimologia della parola poiché coscienza deriva dal latino conscientia (che si pronunciava /konskientia/) mentre conoscenza deriva dal verbo cognosco dove la -i- è assente.
Il suono -sce- si scrive sempre senza la -i- tranne che nelle parole:
- usciere
- coscienza e i suoi derivati come incosciente, incoscienza, coscienzioso, cosciente
- scienza e i suoi derivati come scienziato, scientifico, fantascienza, onnisciente
Grafie difficili: -gna- -gne- -gno-.
Il grafema -g- seguito da -n- forma un digramma che rappresenta una nasale palatale. È il suono che troviamo nell’italiano “gnomo”. Questo digramma non è mai seguito da -i- tranne che nella parola “compagnia”. Abbiamo dunque:
- legno e non legnio
- cognato e non cogniato
- bolognese e non bologniese
- sogno e non sognio
Il digramma -gn- si trova seguito da vocale nella prima persona plurale del presente indicativo e congiuntivo dei verbi che finiscono in -gnare o in -gnere. Ciò è dovuto al fatto che la -i- fa parte della desinenza. Si scrive quindi:
- sogniamo e non sognamo
- bagniamo e non bagnamo
- degniamo e non degnamo
Grafie difficili: -ce- o -cie-
La sequenza -ce- si scrive generalmente senza la -i- fatta eccezione per le parole che si elencano a seguire:
- I sostantivi pasticciere e rosticciere (ma il vocabolario registra come corrette anche le forme pasticcere e rosticcere). Pasticceria e rosticceria si scrivono invece senza la -i-.
- I sostantivi superficie, società, specie, arciere, coefficiente, crociere, paciere, panciera.
- Gli aggettivi sufficiente, insufficiente, efficiente e deficiente (e le parole collegate come sufficienza, insufficienza, efficienza, deficienza.
- Il sostantivo cielo (ma non i suoi derivati come celeste e celestiale).
- L’aggettivo cieco (ma non i suoi derivati come cecità e accecare).
Grafie difficili: -qu- -cu- -qqu- cqu-
Non esiste una regola che ci dica quando una parola si scrive con la -q- o con la -c- perché la diversa grafia dipende dalla forma latina da cui il lessema in questione deriva. Si elencano a seguire alcuni punti utili da memorizzare:
- La grafia -qqu- con la doppia -q- si trova solo nella parola soqquadro. Negli altri casi la geminata è resa con la grafia -cqu- come in acqua e i suoi composti e derivati, in acquistare, acquisire e nei passati remoti giacque, nocque, nacque, piacque, tacque.
- Si scrivono con -cu-: scuotere, scuola, taccuino, acuire, cuore, cuocere, innocuo, cuoio, proficuo.
Parole da scrivere unite o separate
- Parole o espressioni che devono essere scritte sempre unite: abbastanza, affatto, allora, almeno, altrimenti, appunto, chissà, dopodomani,eppure, finora, infatti, invano, pertanto, piuttosto, talora.
- Parole o espressioni che devono essere scritte sempre separate: a fianco (affianco è la prima persona singolare del presente indicativo del verbo affiancare), di fianco, a proposito, al di là (aldilà è il sostantivo riferito alla vita ultraterrena), al di sopra, al disopra, al di sotto, al disotto, all’inicirca, d’accordo, d’altronde, in quanto, quant’altro, senz’altro, tutt’altro,tutt’e due, tutt’oggi, tutt’uno.
Parole influenzate dalle pronunce dialettali
Alcune parole vengono scritte in maniera errata a causa dell’influenza delle pronunce dialettali. A seguire se ne elencano alcune:
- Si scrive accelerare e non accellerare.
- Si scrive ribelle, abile, vagabondo e non ribbelle, abbile, vagabbondo.
- Si scrive polsini, pensilina, borsa e non polzini, penzilina, borza.
Altri errori frequenti
Si elencano di seguito altri errori frequenti sia nell’italiano scritto sia nell’italiano parlato:
- Si dice meteorologico e non meteorologico.
- Si dice aeroporto e non aereoporto.
- Si dice “davanti al” e non “davanti il” (la seconda forma è presente nella lingua letteraria dei secoli scorsi ma l’Accademia della Crusca la sconsiglia nell’uso dell’italiano contemporaneo). Quindi “ti aspetto davanti alla biblioteca” e non “ti aspetto davanti la biblioteca”.
Per approfondimenti sulla lingua italiana vedi anche qui
Domande da interrogazione
- Qual è la regola per formare i plurali dei nomi che terminano in -cia e -gia?
- Quando si utilizza la grafia -sce- e quando -scie-?
- Quali sono le eccezioni alla regola della sequenza -ce- senza -i-?
- Come si decide se usare -qu- o -cu- in una parola?
- Quali sono alcuni errori comuni influenzati dalle pronunce dialettali?
I nomi che terminano in -cia e -gia formano il plurale in -cie e -gie se preceduti da vocale o se la "i" è accentata; altrimenti, il plurale è in -ce e -ge.
La grafia -sce- si usa generalmente senza la -i-, tranne in parole come "usciere" e "coscienza" e i suoi derivati, mentre -scie- si trova in parole come "coscienza" per motivi etimologici.
Le eccezioni includono parole come "pasticciere", "superficie", "società", "specie", e aggettivi come "sufficiente" e "efficiente".
Non esiste una regola fissa; la scelta dipende dall'etimologia latina della parola. Ad esempio, "soqquadro" usa -qqu-, mentre "acqua" usa -cqu-.
Errori comuni includono scrivere "accellerare" invece di "accelerare" e "ribbelle" invece di "ribelle".