Concetti Chiave
- La congiunzione è una particella invariabile usata per unire termini o frasi, derivante dal latino "coniungĕre".
- La congiunzione "e" è coordinativa, collega elementi dello stesso grado in una proposizione o tra proposizioni, e viene utilizzata anche per effetti stilistici nel linguaggio letterario.
- Nel linguaggio letterario, la ripetizione della "e" può intensificare emozioni come nostalgia o ansia, creando un ritmo particolare nei testi poetici.
- La "d" eufonica viene aggiunta alla "e" quando è seguita da una parola che inizia con "e" per motivi di eufonia, ma non è obbligatoria con altre vocali.
- La congiunzione "o" ha un valore disgiuntivo, esprimendo alternative, incertezze o esclusioni reciproche, mentre "ma" indica opposizione netta tra elementi.
Indice
Definizione e etimologia
La congiunzione è una particella invariabile la cui funzione è di unire un termine all’altro o una frase all’altra. La parola deriva da coniungĕre (= unire, congiungere).
La congiunzione “e”
La congiunzione più semplice è quella coordinativa. Essa lega due elementi di una proposizione (due nomi, due aggettivi, due avverbi, due verbi) o due proposizioni fra di loro che hanno lo stesso grado (= entrambe principali, entrambe secondarie)Esempio: Il bene e il male. La pioggia è cessata e il sole è tornato a splendere. Io e voi. Il bianco e il rosso
Nelle enumerazioni, la congiunzione “e” si colloca soltanto fra gli ultimi due termini
Esempio: Il Po, il Tevere, l’Arno e l’Adige sono fiumi italiani
Tuttavia nel linguaggio parlato e soprattutto in quello popolare, viene fatto un uso non appropriato della “e”, un’abitudine che ha il merito di rendere il discorso più semplice e lineare perché composto da tante piccole proposizioni, una accanto all’altra.
La ripetizioni della “e” nel linguaggio letterario
Dal punto di vista letterario, invece, l’uso della “e” produce effetti stilistici molto efficaci. A questo proposito è significativa la seguente quartine del Petrarca:“La vita fugge e non s’arresta un’ora,
e la morte vien dietro a gran giornate,
e le cose presenti e le passate
mi danno guerra, e le future ancora”
La ripetizione della congiunzione “e” contribuisce a rendere più evidente e quindi più nostalgica, la fuga del tempo e l’ansia di vivere.
Nel seguente passo di I. Nievo, la presenza incalzante della “e”, per tre volte, ci fa capire lo sviluppo psicologico degli adolescenti: “Intanto, si diventava grandicelli, e i temperamenti si profilavano meglio, e i capricci prendevano già figura di passioni, e la mente si destava a ragionarvi sopra.”
Nel seguente passo, tratto dalla poesia “Il bolide” di G. Pascoli il ripetersi della congiunzione serve a distinguere meglio le singole immagini:
“….. ed illuminò nel suo minuto (il lampo)
siepi, solchi, capanne, e le fiumane –
erranti nel buio, e gruppi di foreste,
e bianchi ammassi di città lontane”
Funzione della “E” che apre una frase
A volte, una frase si può aprire con la congiunzione “E” non solo per ricollegare il pensiero a quanto detto prima, ma anche, e soprattutto per dare all’espressione un maggiore tono affettivo e un interesse più marcato nei confronti di quanto sta succedendo: “E tu che farai? E la vita continua lo stesso! E hai avuto la forza di andartene?Nello stile moderno, questa particolarità è frequente e si trova anche come prima parola di un verso poetico. Significativa è la seguente strofa di Pascoli tratta dalla poesia “In ritardo”
“E l’acqua cade su la morta estate
E l’acqua scroscia su le morte foglie;
e tutto è chiuso, e intorno le ventate
gettano l’acqua alle inverdite soglie.
E l’anno è morto, ed anche il giorno muore,
e il tuono muglia, e il vento urla più forte,
e l’acqua fruscia, ed è già notte oscura,
e quello ch’era non sarà mai più”.
In questo caso, la ripetizione della “e” da a tuta la poesia una particolare cadenza di noia e di angoscia, quasi di rassegnazione.
La “d” eufonica
Se la “e” è seguita da una parola che inizia con la “e”, essa prende una “d” per morivi di eufonia. A volte si può anche fare con termini che iniziano con vocali diverse, ma non è obbligatorioEd ecco invece di e ecco, ed anche il giorno muore, ed è già notte
1.4 La congiunzione “e” con valore disgiuntivo
Nell’uso moderno, la congiunzione “e” oltre ad avere la normale funzione copulativa può avere anche quella avversativa, come il “ma”, creando cos’ un particolare effetto stilistico. A questo proposito, da notare la differenza fra “forte ma delicato” e “forte e delicato”. Nel primo caso. Vogliano insistere su contrasto fra l’essere forte e l’essere delicato, come si volesse dire: “Egli è delicato, nonostante sia forte”. Nel secondo caso, viene messo il rilievo la particolare delicatezza di chi è forte: non si tratta di una un contrasto, ma di una lieve opposizione.
La congiunzione “o”
Essa ha un valore disgiuntivo. Esprime un’alternativa, indica incertezza fra due termini, una contrapposizione, può esprimere una reciproca esclusione o addirittura una corrispondenza.Esempi:
• La sera leggo o scrivo (valore disgiuntivo).
• Non so se era sabato o domenica (valore di incertezza).
• Allora, hai studiato o no? (valore di contrapposizione)
• Non ci sono scelte: vivere o morire (esclusione reciproca)
• Uscire con Marco o con Carlo, per me è la stessa cosa (valore di corrispondenza o equivalenza e in questo caso “o” potrebbe essere sostituito da “ossia”, “ovvero”)
Per dare all’espressione una maggiore intensità la “o” può essere ripetuta anche danti al primo termine: “O vinciamo o siamo perduti!”
A volte, la stessa funzione di “o” può essere ricoperta da “oppure”. Simili a “oppure” sono “ovvero” e “ossia” che si adoperano soprattutto con valore correttivo.
La congiunzione “ma”
Questa congiunzione ha valore avversativo e di una netta opposizione.: Per lui, questo problema è facile, ma per me, è difficile. Quando l’opposizione riguarda due frasi, “ma” è preceduto dalla virgola..Questa preposizione deriva dal latino ”magis” (che significava “più”), il cui valore è stato esteso, Infatti, in latino, per dire “ma” si adoperava “sed”. Da “magis” è derivata anche la particella avverbiale “mai”.
3.1 Valori particolari
Quando “ma” apre un nuovo periodo non ha il valore di un’opposizione a ciò che è stato detto prima, quanto piuttosto il distacco o passaggio da un argomento o da una situazione precedente. Esempio: Ma ora è tardi e bisogna andare a casa.
Nel linguaggio parlato, può avere un valore enfatico e non avversativo: Esempio: Ma parla, dunque! Ma che volete da me?
Usata da sola, questa particella acquista il valore di avverbio o di interiezione. Esempio: Dov’è andato? Ma! (come dire: “E chi lo sa?”).
Un uso particolare, frequente nel linguaggio parlato è quello di rafforzare un aggettivo: Esempio: Quel ragazzo è cattivo, ma proprio cattivo!
Un sinonimo di “ma”: “però”
Un sinonimo di “ma” è “però”, che all’inizio, tuttavia, aveva un valore di logica conseguenza. Esso è derivato dal latino “per hoc” = per ciò, per questo. Soltanto nel linguaggio tecnico della filosofia o del diritto “però” conserva il significato originario. Dobbiamo evitare l’uso contemporaneo di “ma” e “però”, come, invece, avviene spesso nel linguaggio parlato.
Le congiunzioni dichiarative
Esse sono: infatti,, cioè, ossia poiché hanno il compito di spiegare o dimostrare un concetto che si è già espresso, aggiungendo un elemento nuovo. Esempio: Era tardi, infatti non l’abbiamo trovato.
Le congiunzioni conclusive
Sono quelle che indicano una conclusione o una conseguenza. Esse sono: dunque, quindi, ebbene.Domande da interrogazione
- Qual è la funzione principale della congiunzione "e"?
- Come viene utilizzata la congiunzione "e" nel linguaggio letterario?
- Quando si utilizza la "d" eufonica con la congiunzione "e"?
- Qual è la differenza tra l'uso di "e" e "ma" in una frase?
- Quali sono le congiunzioni conclusive e il loro scopo?
La congiunzione "e" ha la funzione di unire due elementi di una proposizione o due proposizioni dello stesso grado, come due nomi o due verbi.
Nel linguaggio letterario, la ripetizione della congiunzione "e" può creare effetti stilistici efficaci, come evidenziare la fuga del tempo o lo sviluppo psicologico.
La "d" eufonica si utilizza quando la "e" è seguita da una parola che inizia con la "e" per motivi di eufonia, ma non è obbligatoria con altre vocali.
"E" ha una funzione copulativa, mentre "ma" ha un valore avversativo, indicando un contrasto o opposizione tra due elementi.
Le congiunzioni conclusive, come "dunque", "quindi", ed "ebbene", indicano una conclusione o una conseguenza di quanto detto precedentemente.