Concetti Chiave
- Le congiunzioni subordinanti collegano una proposizione principale a una dipendente, stabilendo un rapporto di dipendenza e significato tra le due.
- La congiunzione "che" è versatile e può indicare subordinazioni dichiarative, causali, temporali e molte altre, adattandosi a diversi contesti grammaticali.
- Altre congiunzioni subordinanti includono "se" per condizionali, "quando" per temporalità e "come" per dichiarative, modali e comparative.
- Il "mentre" può esprimere sia una relazione temporale che avversativa, a seconda del contesto in cui viene utilizzato.
- Esistono congiunzioni composte derivate da "che", come "perché", "poiché" e "affinché", che variano di significato in base alla relazione tra le proposizioni.
Congiunzioni subordinanti in italiano
Mentre le congiunzioni di coordinazione uniscono due elementi di una proposizione o due proposizioni fra di loro, in modo tale che entrambe conservano la loro parità a livello sintattico, le congiunzioni subordinanti uniscono una proposizione all’altra, stabilendo fra di esse un rapporto di dipendenza fra la principale o reggente e l’altra. In pratica, la dipendente ha un significato solo se rapportato alla principale. Mediante il legame che le unisce, si capisce la relazione di dipendenza, un po’ come succede con le preposizioni che indicano il valore dei complementi. Infatti, mentre i complementi indicano, per mezzo della preposizioni, le varie relazioni fra le parole (il tempo, il luogo, il modo, la specificazione, la causa, lo scopo, ecc..) le proposizioni subordinate esprimono mediante apposite congiunzioni le diverse relazioni esistenti fra due frasi compiute u due espressioni di pensiero. Infatti, anch’esse possono indicare un rapporto di tempo, di luogo, di causa, ecc.1) Fra le più importanti, perché largamente usata, abbiamo la congiunzione subordinante “che”. Può aver il valore di una subordinazione dichiarativa, consecutiva, comparativa, finale, temporale, causale ed altro
Esempi
• Conviene che tu stia casa. In questo caso si tratta “….tu stia a casa” è una dichiarativa con funzione di soggettiva. Lo stesso si può dire per “Mi dispiace che tu non stia bene”, “Sarebbe bello che tu la perdonassi”• Ti dico che essi non verranno. “…. essi non verranno” è una dichiarativa con funzione di oggettiva. Lo stesso si può dire per Ho la sensazione “che tu non stia troppo bene”.
• Ti sono molto grato che vi siate ricordati del mio compleanno . “…..vi siate ricordati del mio compleanno” è una dichiarativa con funzione causale. Oppure, Sono dispiaciuto che tu sia malato
• Il “che” può anche introdurre una proposizione imperativa: Che nessuna mi venga a disturbare quando dormo!
• Esso può introdurre un’imperativa: Preferisco partire che restare qui in queste condizioni
• Dopo il “che” si può anche incontrare una proposizione consecutiva: Il freddo era tanto che avevamo perso la sensibilità alle mani
• Nella frase Badate che il bambino non si faccia male . “… non si faccia male” è una finale.
• In Ritornammo a casa che faceva già notte, “… faceva già notte” è una subordinata temporale
Il “che” può avere anche diverse funzioni grammaticali. Può essere congiunzione o pronome relativo.
Ho l’impressione che non sia molto contento/Ho pregato i miei amici che mi dessero una mano
Nel primo caso che = congiunzione, nel secondo caso che = pronome relativo, perché si può sostituire con “i quali”.
Se il “che” ha funzioni diverse funzioni, deriva dal fatto che in esso sono confluite diverse parole latine sia parlato che popolare
Infatti, il pronome relativo latino “qui (quae, quod)” nella forma “quem” dell’accusativo ha originato il “che” italiano.
Il neutro di tale pronome relativo “quod” è passato ad introdurre una dichiarativa (Scio te esse bonum > Scio quod tu es bonus = So che tu sei buono)
Le congiunzioni latine con valore di causa “quod e quia” (= poiché/perché), in italiano si sono trasformate entrambe in “che”, secondo l’uso popolare
La particella latina “quam” che in latino serviva ad introdurre il secondo termine di paragone ha dato origine alla forma “che”, assimilandosi quindi al “che” dichiarativo.
Quali sono le altre congiunzioni
Altre congiunzioni sono:2) “se” – per le proposizioni condizionali: Verrò soltanto se mi accompagni
Per estensione ha acquisito anche un valore dubitativo: Non so se sia già partito, o interrogativo indiretto: Dimmi se verrai
3) “Quando” per indicare una circostanza temporale: Quando siamo partiti, pioveva
A volte “quando” può avere un valore condizionale: Quando vai al supermercato, compra del pane
4) “Come” con valore dichiarativo, modale, causale, comparativo e temporale
• Io vedo come si possa fare (valore dichiarativo)
• Come tu sai, non abbiamo visto molte cose (valore modale)
• Come finì il suo intervento, tutti lo applaudirono (valore temporale)
• Abbiamo fatto come era stato stabilito (valore comparativo)
• Non so come tu possa approvare l’opera di questo ragazzo (valore causale, con significato “per quale ragione”)
5) “mentre”, con valore temporale, ma a volte anche avversativo
• Mentre ero sul treno, mi sono sentito male (valore temporale)
• Io ti ho sempre aiutato, mentre non te lo meritavi (valore avversativo)
6) Derivate da “che”, esistono delle congiunzioni composte: perché, poiché, affinché, dato che, benché, anziché, solo che, tranne che, a condizione che, ecc. Se scritte in una sola parole prendono il nome di congiunzioni composte, altrimenti sono locuzioni congiuntive Esse possono avere valori diversi: tempo, causa, fine o scopo, conseguenza, modo, condizione, concessivo, restrittivo, paragone, indicazione di conformità
• Intanto che tu leggi, io metto in ordine il salotto (tempo)
• Dato che conosci già il fatto, non te ne parlerò più (causa)
• Ti parlo così, perché tu ti persuada (fine)
• L’ho ripetuto tanche che conosco il capitolo a memoria (conseguenza)
• Possiamo fare ne miglior modo che tu creda (modale)
• Verrò con voi, a condizione che si prenda la mia macchina (condizione)
• Benché tu non lo meriti, ti aiuterò (concessiva)
• Ci verrò, tranne che tu non lo desideri (valore restrittivo)
Domande da interrogazione
- Qual è la funzione principale delle congiunzioni subordinanti in italiano?
- Quali sono alcuni esempi di congiunzioni subordinanti e i loro usi?
- Come può variare il significato della congiunzione "che"?
- Quali sono alcune congiunzioni composte derivate da "che"?
- In che modo le congiunzioni subordinanti differiscono dalle congiunzioni di coordinazione?
Le congiunzioni subordinanti uniscono una proposizione all’altra stabilendo un rapporto di dipendenza tra la principale e la subordinata, conferendo significato alla dipendente solo in relazione alla principale.
Alcuni esempi includono "che" per subordinazioni dichiarative, causali, temporali, "se" per proposizioni condizionali, e "quando" per circostanze temporali o condizionali.
La congiunzione "che" può avere diversi valori, come dichiarativo, causale, temporale, e può anche introdurre proposizioni imperative o consecutive.
Alcune congiunzioni composte includono "perché", "poiché", "affinché", "dato che", "benchè", "anziché", e "a condizione che", ognuna con valori diversi come tempo, causa, fine, condizione, ecc.
Le congiunzioni subordinanti creano un rapporto di dipendenza tra le proposizioni, mentre le congiunzioni di coordinazione uniscono elementi o proposizioni mantenendo la loro parità sintattica.