Ali Q
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L'aoristo forte, aoristo fortissimo e aoristo passivo

Aoristo secondo forte/tematico:
Hanno l’aoristo II (o forte) un numero di verbi inferiore rispetto a quelli che possiedono un aoristo debole. Questo perché presentano l’aoristo forte solo quei verbi in cui il tema verbale e il tema temporale del presente sono distintamente caratterizzati.
Tale distinzione può essere data o dalla caratteristica temporale del presente del verbo considerato o da un diverso grado apofonico con cui il tema verbale forma il tema temporale del presente e dell’aoristo II.
Questa distinzione è richiesta dal fatto che l’aoristo II usa all’indicativo le terminazioni dell’imperfetto. Perciò se i due temi non si distinguono avremmo forme identiche per i due tempi. Negli altri modi utilizza invece le desinenze o terminazioni utilizzate nel presente, e quindi avremmo per questi identità di forma con il presente.
Alcune forme dell’aoristo II sono caratterizzate anche dalla particolare posizione dell’accento tonico, nelle quali non viene seguita la regola generale della posizione dell’accento: sono quelle forme in cui l’accento tonico si trova sulla vocale tematica, che era un tempo una caratteristica dell’intera coniugazione dell’aoristo II (la vocale tematica, infatti, caratterizza questa forma di aoristo chiamata “forte”).
Successivamente la maggior parte della coniugazione si è adeguata alla legge dell’accento, e solo alcune forme sono rimaste con l’accentazione arcaica e quindi da essa caratterizzate.

Aoristo terzo/fortissimo/atematico (o radicale):
Le prime due denominazioni (terzo e fortissimo) di questo tipo di aoristo sono in relazione agli altri due tipi di aoristo (I o debole, II o forte).
Le altre due (atematico o radicale) sono invece più rilevanti e significative.

Il termine “atematico” deriva dal fatto che, all’indicativo, l’aoristo III presenta una struttura “atematica”, cioè non frappone alcune elemento vocale fra tema verbale e desinenza.
Il termine “radicale” deriva dal fatto che solo un numero esiguo di verbi possiedono questa forma di aoristo, in quanto devono rispettare due requisiti: devono avere un tema verbale monosillabico ed esso deve essere terminante in vocale. Se il tema verbale è monosillabico, esso coincide con la radice del verbo.
Questa forma di aoristo, dunque, coincide con la radice, e trattandosi oltretutto di forme atematiche, la desinenza risulta attaccata direttamente al tema verbale (tranne che nel congiuntivo, essendo caratteristica modale).

Rilevante è il fatto che la terza persona plurale dell’indicativo presenta la terminazione –σαν, mentre all’infinito –ναι.
All’ottativo presenta invece –ιη, anziché –οι.

Aoristo passivo:
L’aoristo passivo ha la seguente struttura:
Tema verbale (l’indicativo presenta l’aumento) + Caratteristica temporale (θη o η) + Desinenza (storiche all’indicativo e proprie negli altri modi).

Le caratteristiche dell’aoristo passivo sono le seguenti:
1) Ha desinenze attive, perché in origine aveva un significato intransitivo;
2) Nel congiuntivo si ha sempre l’accento sull’ultima sillaba perché c’è la contrazione di η e ω;
3) Nell’ottativo troviamo ειη o ει;
4) Nel participio la legge di Osthoff determina le sue desinenze: Es. λυθεις, λυθεισα, λυθεν;
5) Nell’imperativo si trovano invece desinenze particolari, come “θι”, che però diventa “τι” per la legge di Grassmann. Infatti sarebbe: “λυθηθι”, ma in presenza di due consonanti aspirate in due sillabe successive, la seconda si “dissimula”.

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