Concetti Chiave
- L'innovazione tecnologica trasforma i processi produttivi e crea nuovi settori come la robotica, essenziale per le aziende per restare competitive.
- La rivoluzione industriale ha segnato un cambiamento economico e sociale significativo, con l'Inghilterra che ha guidato l'industrializzazione grazie a fattori favorevoli come l'abbondanza di materie prime e capitali.
- La concentrazione industriale ha portato a grandi imprese capaci di produzione su larga scala, mentre il decentramento ha favorito le piccole unità produttive più flessibili e meno costose.
- Le multinazionali, nate nel tardo 800, hanno un impatto globale con profitti centralizzati nella casa madre e operano in vari settori, rafforzando la loro presenza nei mercati emergenti.
- L'evoluzione del mercato del lavoro vede una crescita del settore terziario nei paesi sviluppati, con un aumento della domanda per professioni qualificate e una tendenza verso lavori più flessibili.
Le attività del settore secondario
L’innovazione tecnologica (p.238 – 239)
Due tipi di innovazioni : per innovazione si intende una conoscenza tecnico-scientifica utilizzata a fini industriali e commerciali; mentre l’invenzione può essere applicata o meno ai processi di produzione, l’innovazione è sempre destinata a modificarli e a volte consente addirittura la nascita di nuovi settori produttivi(innovazione di processo), come lo sviluppo della robotica.
La ricerca fonte di sviluppo : le imprese hanno l’esigenza di investire grandi capitali nella ricerca per continuare ad accrescere la propria capacità innovativa ed anticipare, combattere la concorrenza. Il grado di innovazione tecnologica del processo produttivo consente di classificare i settori industriali in 2 grandi gruppi:
- settori tradizionali: a basso contenuto tecnologico(industria tessile, abbigliamento, e quella derivata dall’artigianato);
- settori avanzati, che realizzano produzioni ad alta tecnologia e in cui vi è una stretta integrazione tra industria e ricerca scientifica(industria informatica, biotecnologica, cosmetica). Esse devono stabilire rapporti sempre più stretti con le attività di ricerca per accelerare il ritmo dell’innovazione. Le aziende sono quindi obbligate a destinare una quota considerevole dei propri investimenti alla ricerca e sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie produttive e disporre di tecnici qualificati e di capacità finanziarie per realizzare investimenti a lungo termine.
Il ciclo di vita dei prodotti (p.239) : secondo questa teoria la produzione di un bene attraversa tre fasi consecutive: innovazione, maturità e standardizzazione. Durante la fase dell’innovazione i nuovi beni sono prodotti in quantità limitate nei paesi industrialmente più avanzati dove si concentrano capitali, attività di ricerca. I costi iniziali sono altri e si ha quindi un decollo iniziale. Successivamente nella fase di maturità e standardizzazione la produzione in serie ha costi più contenuti e vengono creati impianti in paesi a livello di sviluppo intermedio perché per l’impresa diventa più conveniente trasferire la produzione in paesi dove il costo del lavoro è più basso. In queste fasi i profitti aumentano e i ricavi raggiungono un punto di massimo, e dopo si ha un declino del prodotto, specie se esso è alla moda dopo poco tempo viene consumato in quantità minori.
L’evoluzione del sistema industriale (p.240)
La Rivoluzione industriale : è una pietra miliare nella storia; si tratta di un insieme di mutamenti di carattere economico e sociale che si realizzano in Inghilterra alla fine del 700 per poi diffondersi nel resto dell’Europa e negli Stati Uniti. Il decollo industriale inglese fu reso possibile da un insieme di fattori favorevoli: il rapido aumento della popolazione, l’ascesa politico-sociale della borghesia, l’abbondanza di materie prime, fonti energetiche e disponibilità di capitali. L’introduzione di importanti innovazioni tecnologiche, tra le quali l’adozione del vapore come forza motrice consente di aumentare la produttività del lavoro, diminuendo i costi di produzione e di concentrare tutte le attività di trasformazione in un unico luogo di lavoro: la fabbrica, il lavoro non è più a domicilio.
La seconda fase : L’industria fece poi enormi passi avanti tra la fine dell’800 e gli inizi del 900 grazie ai progressi nella ricerca scientifica. Furono utilizzate nuove fonti di energia, come il petrolio e la scoperta di nuovi utilizzi di esso, e si affermarono nuovi settori produttivi come la chimica, la meccanica(motore a scoppio) e l’elettrotecnica. In particolare l’elettricità fu la grande protagonista della seconda Riv. Ind.le e la possibilità di distribuirla a grande distanza consentì una più ampia diffusione territoriale delle attività ind.li.
La terza fase : dal 1960 ad oggi il rapporto tra scienza e industria è diventato ancora più stretto e il ritmo dell’innovazione tecnologica ha subito una rapida accelerazione. Sono sorte nuove branche produttive come la telematica, la robotica, le biotecnologie e l’informatica, questa 3° Riv. è detta anche “Riv. del silicio”(materiale usato nei componenti microelettronici). I risultati più appariscenti sono stati la progressiva automazione e robotizzazione della fabbrica e l’impiego di una forza lavoro altamente qualificata, e il lavoro manuale si è ridotto.
L’evoluzione dell’impresa (p.241 – 242)
La concentrazione industriale : a partire dalla 2°metà dell’800, per far fronte alla produzione di massa, si manifesta la tendenza all’aumento delle dimensioni degli stabilimenti e alla concentrazione industriale. La grande impresa ottiene così una produzione di serie su larga scala, e l’introduzione di innovazioni tecnologiche migliore le condizioni di acquisto delle materie prime. Le prime imprese di grandi dimensioni si formano alla fine dell’800 negli Stati Uniti in settori come quello automobilistico in cui il principio della divisione del lavoro attraverso il taylorismo viene portato al suo massimo sviluppo. Taylor era il capolista della corrente Organizzazione scientifica del lavoro, cioè l’ottimizzazione della relazione di lavoro tra macchina e uomo. In Europa le grandi imprese si diffondono specie dopo la 2° Guerra Mondiale.
Il decentramento : il modello basato sulla grande impresa, pur avendo una posizione di dominio nell’economia mondiale, entra in crisi negli anni 70 del 900 perché si hanno degli aumenti del costo del lavoro, delle crisi petrolifere e i progressi compiuti dall’elettronica, dalla telematica hanno dato il via ad unità produttive di dimensioni ridotte. La piccola unità produttiva è più flessibile in quanto ha minori costi gestionali, ha un maggiore controllo degli impianti, ha una maggiore capacità di gestire l’innovazione tecnologica e di investire in manodopera altamente qualificata, si adatta con prontezza ai mutamenti economici che avvengono a livello internazionale. Negli ultimi decenni ha avuto un forte aumento il decentramento produttivo, cioè lo scorporo dei processi produttivi: varie fasi del ciclo produttivo vengono affidate/decentrate a numerose aziende di dimensioni ridotte anche distanti dalla grande impresa.
Costo del lavoro e decentramento : il costo del lavoro è un fattore determinante nell’ubicazione degli impianti industriali. In genere i salari risultano molto bassi nei paesi a sviluppo intermedio dove l’offerta di lavoro è superiore alla domanda, nelle aree in cui diminuiscono le opportunità di impiego, come accade nelle zone depresse con effetti di diffusa disoccupazione, dove esistono opportunità di impiego solo per una parte della popolazione e nei paesi in cui l’assenza di scioperi o di forti conflitti sindacali garantisce la continuità della produzione. Il trasferimento dell’industria in aree a basso costo ha ridotto l’importanza della qualificazione della manodopera, aspetto molto negativo. Offshoring: delocalizzazione al di là dell’Oceano. Gabbie salariali : gli stipendi variavano in base al costo della vita, sono però state eliminate.
Dimensioni delle imprese e loro relazioni (p.243) : possono essere classificate in 4 categorie:
- grandi: più di 500 addetti
-medio - grandi: tra i 250 e i 500 addetti
-medie: tra i 50 e i 250 addetti
-piccole: numero di addetti che non supera i 50
Tradizionalmente, alcuni comparti industriali ad alta intensità di capitale come il settore siderurgico e automobilistico realizzano i loro cicli di produzione in impianti di grandi dimensioni, in altri comparti come quello tessile e alimentare prevalgono le piccole imprese e le esigenze di capitali sono più ridotte. Indotto: sta nel fatto che alcuni lavori si fanno fare ad altre aziende minori che sorgono in aree prossime all’azienda committente. Le imprese non operano nel sistema economico in modo isolato ma attraverso una fitta rete di scambi con altre aziende fornitrici di prodotti e di servizi. La relazione funzionale è verticale quando l’intero ciclo di produzione si realizza all’interno di una singola unità produttiva. La relazione è invece orizzontale quando l’impresa utilizza prodotti e servizi forniti da altre imprese, questa è la forma prevalente nell’industria dell’automobile: pezzi assemblati in 1 unico prodotto finale. Outsourcing: esternalizzazione della produttività.
Le multinazionali (p.244 – 245) : il loro unico obiettivo è il profitto, sono sorte nel corso della seconda metà del 800 negli Stati Uniti e in Europa per commercializzare alcuni prodotti agricoli di piantagione e per rifornire materie prime. Dopo la 2° Guerra Mondiale sono aumentate per numero, per capacità di produzione e di commercializzazione, quelle agricole lasciano il posto a quelle manifatturiere. Le multinazionali sono grandi gruppi complessi imprenditoriali formati da diversi organismi, separati per sede territoriale e spesso anche per settore di attività. Le unità produttive sono legate tra loro dal vincolo della partecipazione azionaria a un solo gruppo centrale, dall’attività di produzione in quanto l’impresa centrale controlla, coordina l’organizzazione, le tecnologie e i metodi utilizzati attraverso una struttura gerarchica piramidale, i profitti realizzati nella periferia defluiscono verso il centro, cioè la casa madre. Sono presenti anche nei paesi emergenti, e alcune hanno un fatturato maggiore del PIL di certi paesi, e spesso esse riescono a sviare le leggi. Una gestione finanziaria comune riduce i rischi imprenditoriali e permettono di caricare i profitti sulle società dislocate in Paesi con favorevoli sistemi fiscali, il decentramento diminuisce il costo del lavoro, giornate lavorative molto pesanti, negli ultimi tempi però i lavoratori stanno ottenendo alcuni riconoscimenti. La fase evolutiva attuale delle multinazionali vede la nascita dell’impresa globale(o transnazionale), dove diverse società operano in parallelo e le filiali acquistano valore e potere decisionale rispetto alla società madre: è cosi possibile trarre il massimo vantaggio dalle particolarità di diversi mercati del singoli paesi per differenziare anche la gamma di prodotti.
Industria e occupazione (p.246 – 247) :
Il mercato del lavoro : A livello mondiale l’occupazione industriale si sta riducendo, mentre il terziario cresce notevolmente, soprattutto nei paesi sviluppati. Oggi i servizi avanzati richiedono una maggiore professionalità rispetto a quella della fabbrica tradizionale, infatti, crescono le professioni qualificate, come ad esempio i manager (prima non era così; al sud del mondo non sono richieste qualifiche).
Per contrastare questa disoccupazione industriale sono state prese alcune misure come inventivi alle piccole-medio imprese creando posti di lavoro; anche la formazione permanente, ossia la costante disponibilità ad acquisire nuove conoscenze per essere in grado di svolgere lavori più richiesti, è una formula vincente per combattere la disoccupazione. Altre misure sono la liberalizzazione dei mercati e la privatizzazione delle imprese pubbliche (negli stati a economia mista).
La flessibilità dei contratti e dei salari è indicata come efficace strumento per contenere il problema della disoccupazione, ma, in generale, si tratta di misure osteggiate dalle organizzazioni dei lavoratori perché mettono in discussione delle conquiste sindacali, come il minimo salariale. Il mercato del lavoro sta subendo una forte evoluzione: ora il posto fisso è quasi irraggiungibile, mentre si sviluppano i lavori flessibili (interinale, stagisti).
Il ruolo dello stato (p.248) : Nel corso del XX secolo il ruolo dello stato è espresso da:
-liberismo: es USA, in cui non solo trasporti, energia e comunicazioni sono affidati ai privati, ma lo stato non gestisce direttamente nemmeno i settori più delicati della produzione bellica. Ma non è del tutto assente, infatti interviene con leggi che regolamentano i rapporti di lavoro e cerca di impedire la formazione di monopoli. Inoltre, anche se lo stato americano non eroga sovvenzioni all’industria in forma diretta, molte società vivono grazie alle commesse statali. Interviene inoltre nel campo della ricerca scientifica.
-economie pianificate: es URSS, in cui l’industria era gestita dallo stato. Qui la produzione era programmata su piani quinquennali; la complessità e la mancanza di stimoli economici hanno reso questo sistema poco efficiente, inoltre la prevalenza degli interessi economici dello stato sulle necessità dei singoli era schiacciante. Il vantaggio era quello della piena occupazione.
La Cina si sta avviando verso una liberalizzazione, abbandonando questo tipo di economia.
-sistema misto: es Italia, a regime capitalistico in cui lo stato ha, però, avuto una forte presenza in molti settori economici, direttamente come imprenditore: nel settore energetico (ENI), nella pubblica utilità (poste, ferrovie), e nel salvataggio di imprese in crisi con rischi di disoccupazione eccessiva (grandi cantieri).
Gli stessi motivi che hanno portato alla formazione di imprese statali, insieme a una mancata politicizzazione, sono stati però anche la causa dell’enorme deficit, perciò da alcuni anni si ha una privatizzazione del settore pubblico.
I tipi di industria (p. 249 – 250 – 251 – 252 – 253 – 254) : Il settore secondario comprende diversi tipi di attività: quelle di trasformazione (manifatturiera); quelle legate all’estrazione di minerali (mineraria); quelle che si occupano della trasformazione e distribuzione delle materie prime energetiche (energetica); quelle delle costruzioni (edilizia).
Industria manifatturiera : Può essere suddivisa in 2 grandi gruppi:
-le industrie di base che trasformano le materie prime in semilavorati che sono utilizzati a loro volta in altri processi manifatturieri; tipici settori sono metallurgia, siderurgia e chimica di base;
-le industrie addette alla realizzazione di prodotti finiti (che possono essere destinati agli individui o alle imprese per produrre beni di consumo); tipiche industrie sono meccaniche, alimentari, tessili, elettronica, informatica e chimica di fine.
Industria siderurgica : Comprende le attività legate alla produzione del ferro e delle sue leghe(ghisa e acciaio). Sin dalla rivoluzione industriale, la siderurgia ha svolti in molti paesi un ruolo trainante nel processo di industrializzazione. Questo settore ha esigenze di localizzazione: nel passato gli stabilimenti sorgevano vicino ai giacimenti di ferro e carbone, oggi lo sviluppo dei trasporti le ha permesso di concentrarsi nel centri portuali, dove i minerali arrivano via mare. Nel secondo dopoguerra lo sviluppo siderurgico è stato molto importante e la produzione di acciaio per le armi significava potenza industriale. Dagli anni 70 nei paesi industrializzati è entrato in crisi per la concorrenza dei paesi di nuova industrializzazione e per la riduzione di domanda di acciaio. La crisi ha provocato disoccupazione e i nuovi impianti usano rottami invece di minerali grezzi. Questa crisi si è un po’ ripresa perché il prezzo dell’acciaio era diminuito ma nel 2000 è tornato alto. Il primo produttore è la Cina, ma buona anche UE (Germania e Italia), inoltre ci sono Giappone e Usa e stanno crescendo Brasile e India.
Industria metallurgica : Si occupa dell’estrazione di metalli non ferrosi dai minerali presenti in natura e della loro raffinazione e trasformazione (zinco, rame, alluminio che viene da bauxite, metalli preziosi x elettronica). La localizzazione è nei paesi industrializzati per gli alti costi dei processi di raffinazione e le difficoltà di trasferimento.
Industria chimica : Fornisce sia prodotti intermedi che finiti. Si divide in:
-chimica di base: che fornisce i prodotti di base, impiegati come materie prime da altre industrie (es soda caustica, carbonato di soda). Una banca molto importante di questa industria è la petrolchimica, legata alla distillazione del petrolio. Le produzioni di base sono generalmente localizzate nei pressi dei giacimenti o in zone costiere per i minori costi di trasporto.
-chimica fine: fornisce sostanze a più alto contento tecnologico. Essa comprende una grande quantità di prodotti: coloranti, vernici, medicinali. In alcuni di questi settori, in particolare quello farmaceutico, sono sempre più usate le biotecnologie. I comparti più avanzati e redditizi sono localizzati nelle aree metropolitane dei paesi avanzati.
L’industria biotecnologica : Negli ultimi decenni le moderne tecnologie biologiche applicate all’industria hanno reso possibile la realizzazione di prodotti nuovi, soprattutto nel settore chimico e alimentare. Nella produzione di nuovi farmaci, per esempio, le innovazioni sono molto importanti.
Industria meccanica : Produce macchine, cioè sia beni di produzione usati da altri rami, sia beni di consumo. È un settore diversificato che va da macchine utensili a mezzi di trasporto. È diffusa soprattutto nei paesi a sviluppo avanzato ed è legata a settore siderurgico. Per le lavorazioni più semplici vi è stato un decentramento verso i paesi a sviluppo intermedio. È un settore dominato da Germania, Giappone, Usa ma anche Francia, Italia e Regno Unito.
La produzione automobilistica : un ruolo importante è svolto dall’industria automobilistica, legato ad altre piccole imprese impegnate nella realizzazione di accessori e parti dell’auto. La concorrenza è molto forte e si ricorre spesso a misure protezionistiche. La produzione automobilistica è stata a lungo esclusiva di USA e Europa occidentale, dove c’è stato un grande aumento dopo la 2 Guerra mondiale. A partire dal 70 la crisi petrolifera ha fatto rallentare la produzione; è poi comparso sulla scena mondiale il Giappone che dalla seconda metà degli anni 80 è diventato il principale produttore. Ci sono anche paesi emergenti come Corea del Sud e Brasile. In Europa questo settore occupa grandi posti di lavoro e ha subito una grande delocalizzazione.
Industria elettronica e informatica : Da alcuni decenni l’industria elettronica è uno dei settori industriali più importanti, in rapida e continua evoluzione tecnologica e con un forte impatto sulla vita sociale, trovando applicazione in campi come la tecnologia biomedicale, l’automazione e l’ingegneria ambientale.
L’elettronica può essere divisa in componenti e circuiti, telecomunicazioni e informatica. La tecnologia di produzione si orienta verso un riduzione delle dimensioni dei componenti; si è sviluppata la rete di satelliti (che permette la trasmissione intercontinentale) e la luce laser. La rivoluzione elettronica ha avuto origine negli Usa nell’80, ma sono stati superati da Cina, India, Sud est asiatico e Giappone, il quale ha raggiunto un’incontrastata supremazia nell’elettronica di consumo. Questo è accaduto grazie alla loro capacità produttiva e ai bassi costi con i cosiddetti “cloni” (Bangalor, cioè Silicon Valley ma in India). L’Europa è dipendente da Giappone e USA.
Industria tessile : È stato il protagonista della prima rivoluzione industriale e comprende tutti i settori legati alla lavorazione dei filati e tessuti. Oggi è diffusa anche nei paesi meno avanzati perché è un tipo produzione a basso contenuto tecnologico e con scarsi capitali ma tanta manodopera.
Per quanto riguarda i tessuti naturali è presente in aree come India(cotone) e Cina(cotone e seta) ma anche in Africa settentrionale e occidentale. Nel campo delle fibre sintetiche e artificiali i maggiori produttori sono invece USA, Giappone, Russia e alcuni paesi dell’Europa occidentale. Oggi fra i principali esportatori di prodotti tessili abbiamo paesi industrializzati asiatici come Cina, Taiwan e Corea del Sud. Tra i paesi più industrializzati, un ruolo di primo piano spetta all’Italia che si avvale del lavoro creativo di marche e stilisti noti a livello internazionale.
Il processo produttivo (p.254) : La produzione può avvenire attraverso processi semplici e a basso contenuto tecnologico (come alimentare) o può richiedere sistemi di lavorazione sofisticati (informatica). In generale tanto più sarà complessa la trasformazione della materia prima, tanto più sarà la differenza tra valore iniziale e valore del prodotto finito. Questo si chiama valore aggiunto ed è appunto l’incremento di valore che il bene subisce per diventare prodotto finito. Esistono industrie labour intensive in cui è prevalente la manodopera e gli investimenti sono bassi, e industrie capital intensive in cui gli investimenti sono alti. Un’altra distinzione viene fatta in rapporto ai costi dell’impianto e all’incidenza delle spese per materie prime e combustibili: si parla allora di industria pesante, ad alto impiego di capitale e di industria leggera.
L’industria nel mondo (p. 255 – 256 – 257 – 258 -259 – 260 – 261)
Le aree dell’industria : Le aree industriali più importanti mostrano una distribuzione puntiforme e discontinua; si addensano in alcune zone, fino a formare piccole regioni di insediamento piuttosto elevato (regioni industriali). Questi spesso coincidono con i bacini carboniferi e minerari oppure con le grandi aree metropolitane. Le industrie minori sono sparse in numerose altre parti del pianeta. Esistono infine le isole industriali che ospitano industrie manifatturiere dalle tecniche produttive ormai arretrate, localizzane nei paesi in via di sviluppo.
Le grandi potenze industriali : Usa, Giappone, Europa e Cina sono le principali potenze mondiali. Usa e Giappone hanno elevata capacità produttiva e costante innovazione, l’Europa invece è alle prese con un processo di ristrutturazione, mentre la Cina ha subito un rapidissimo sviluppo. In Usa le industrie sorgono nelle megalopoli e l’area con le industrie più moderne si trova in California; Città del Messico forte sviluppo, America nel sud progressi negli ultimi 30 anni, soprattutto in Brasile e Argentina, la quale dopo il default è tornata molto indietro;anche il Cile sta progredendo in molti settori. In Oceania sono molto industrializzate le aree del sud Australia. USA: la principale regione industriale è lungo la costa nord-orientale; in corrispondenza di New York e Boston la concentrazione industriale assume dimensioni enormi.
All’interno di queste aree esistono aree di crisi caratterizzate dall’obsolescenza degli impianti e dall’affievolirsi della capacità occupazionale, dovuti all’accresciuta concorrenza internazionale e ai fenomeni di decentramento. La California è sede di industrie avanzate e la zona più dinamica e innovativa.
Giappone: le regioni manifatturiere giapponesi hanno minore estensione e origini più recenti di quelle europee e statunitensi, ma il loro peso economico è comunque notevole. La zona principale è Tokyo - Yokohama. Europa: costituisce un grande polo industriale e sono presenti sia in paesi popolosi e di tradizione manifatturiera (come Germania, Francia e Regno Unito), sia in paesi ridotti ma a forte specializzazione (come Svizzera, Svezia e Austria), sia in paesi a tarda crescita industriale (come Spagna). Molti paesi stanno attuando processi di riconversione dando origine a processi di industrializzazione di nuove aree, in Francia per esempio alcuni settori come l’aeronautica si concentrano nella fascia periferica di Parigi. La Norvegia è uno stato molto eccellente e sfruttano l’industria al massimo delle sue possibilità.
Cina: è una potenza economica mondiale grazie soprattutto all’elevata capacità produttiva. Essa ha conosciuto una rapida espansione industriale alla fine degli anno 70 grazie all’apertura di 5 zone economiche speciali, cioè aree dotate di una parziale extraterritorialità economica che hanno richiamato tecnologia e capitali esteri.
I paesi di nuova industrializzazione : A partire dagli anni 70 i paesi cosiddetti NIC (Newly Industrialized Countries) sono emersi come importanti poli produttivi: inizialmente si trattava dei maggiori stati dell’America Latina (Messico e Brasile) e di altri del sud-est asiatico (Corea del Sud, Taiwan, Singapore e Hong Kong), ma poi si sono aggiunti Indonesia, Thailandia e Malaysia. Essi hanno cresciuto la loro produzione industriale a livelli sostenuti, tanto da avere, oggi, il più alto tasso si industrializzazione.
I paesi latino americani hanno privilegiato la produzione volta a soddisfare la domanda interna, mentre i paesi asiatici hanno puntato alle esportazioni, specializzandosi nel settori dell’industria leggera (tessile, elettronica). In questi paesi le condizioni di lavoro sono molto dure: salari molto bassi; settimana lavorativa superiore alle 55 ore senza giorno di riposo; manodopera femminile e infantile molto elevata.
Le multinazionali dei paesi emergenti: oggi i paesi di nuova industrializzazione effettuano a loro volta il decentramento di alcune attività. Le multinazionali dei paesi emergenti sono caratterizzate da:
-dimensioni più piccole con minori società affiliate;
-tipi di industria e produzione legati a alle risorse del paese; il settore minerario - estrattivo generalmente riveste un ruolo di primaria importanza;
-nella distribuzione geografica queste multinazionali privilegiano in genere la stessa regione del paese di appartenenza; così i paesi asiatici privilegiano investire in Asia, mentre Messico e Brasile in Argentina.
I paesi meno industrializzati : Nonostante un certo numero di paesi a sviluppo intermedio abbia registrato importanti crescite, la gran parte del mondo è caratterizzata da una limitata base produttiva. Nei paesi meno avanzati le industrie sono poche e operano perlopiù in funzione del mercato locale; inoltre in vari paesi sono sempre più diffuse delle produzioni nocive, legate soprattutto al settore chimico, decentrate qui dai paesi sviluppati. Per quanto riguarda il continente africano:
-nei principali centri urbani prevalgono le imprese di piccole dimensioni, spesso difficilmente distinguibili dall’artigianato;
-nelle regioni interne o nei centri minori, per la carenza di infrastrutture, sopravvivono ancora industrie rurali;
-gli impianti più grandi e moderno producono beni destinati all’esportazione o all’élite locale;
-le imprese straniere operano soprattutto nella trasformazione dei prodotti locali e non è quindi un’industria indipendente.
Il caso dell’India (p.260) : Costituisce un caso particolare per dimensioni fisiche e geografiche, per l’abbondanza delle sue risorse e per l’intenso sviluppo industriale subito. L’apparato industriale indiano è potente e diversificato; importanti sono il settore estrattivo, tessile, elettronico e informativo. Nell’informatico è diventata una potenza mondiale con grandissime esportazioni, grazie ai consistenti investimenti nella formazione scientifica. Nell’ultimo decennio sono sorti monti parchi tecnologici con laboratori per la ricerca, la progettazione e l’assistenza alle imprese nazionali e straniere, attirate in India dalle agevolazioni statali.
Le attività del settore terziario : Il terziario raccoglie l’insieme delle attività economiche che producono beni immateriali, i cosiddetti servizi, in parte destinati ai consumi finali e in parte rivolti alle imprese. In passato, questo settore era considerato una sorta di contenitore per tutte le attività ce non fossero agricole o industriali.
Oggi, pur restando una realtà composita, ha acquisito caratteristiche più definite e comprende ben precise attività, da quelle legate alla circolazione dei beni (commercio), del denaro (finanza), delle informazioni e delle persone (turismo, affari), fino ai servizi erogati dalla Pubblica Amministrazione.
Il commercio elettronico (p.266 – 267) : nel settore commerciale, un’importanza crescente assumono le transazioni on-line(e-commerce) effettuate tramite Internet. Al momento riguarda maggiormente gli scambi tra imprese(business to business), anche se sono in continuo aumento gli scambi tra imprese e consumatori(business to consumers). La possibilità di effettuare transazioni on-line per determinati tipi di beni e servizi apre ai mercati internazionali una serie di settori che operano di solito su base locale. In Italia l’e-commerce è molto utilizzato nel turismo e per l’acquisto di apparecchi elettronici. Importante il market place, una sorta di commercio all’ingrosso dove le aziende possono incontrarsi con clienti e fornitori ed effettuare transazioni senza dover fare grossi investimenti. I vantaggi sono vari: si acquista a prezzi più bassi, si ottengono offerte molto vantaggiose attraverso le numerose aste on-line, si è sempre aggiornati e si è sempre visibili con i propri prodotti.
La terziarizzazione dell’economia (p.268 – 269) : il peso economico del settore dei servizi è aumentato in ogni parte del mondo. Il terziario contribuisce in misura crescente alla formazione del PIL, la sua espansione è stata significativa nei paesi più sviluppati dove ha affiancato l’industria come “motore” dell’economia.
Il terziario nei paesi a economia avanzata : la forte crescita degli addetti al settore del terziario ha fatto si che le società dei paesi più avanzati vengano chiamate società post-industriali e non più società industriali.
I rapporti tra settore secondario e terziario : la crescita dei servizi non ha portato ad una diminuzione dell’attività industriale che infatti ha visto aumentare al suo interno la partecipazione del lavoro terziario, sotto forma di servizi di progettazione, ricerca applicata, programmazione informatica e di telecomunicazioni,oltre che di attività finanziarie, gestionali, di marketing. L’aumento dei redditi di ampie fasce della popolazione ha stimolato la domanda di servizi destinati al consumo finale, molto spesso vengono richiesti anche servizi di alta qualità.
Una nuova organizzazione del lavoro : lo sviluppo del terziario ha comportato la radicale trasformazione dell’organizzazione del lavoro: si ricorre a servizi esterni, compreso il trasferimento di alcune funzioni terziarie dall’interno all’esterno di un’azienda; e si creano nuove attività interne di servizio che hanno generato nuove figure professionali. È aumentato il peso dei servizi forniti dalle società finanziarie, dalle banche e assicurazioni.
Una nuova organizzazione dello spazio : la terziarizzazione dell’economia determina anche profonde trasformazioni nell’organizzazione dello spazio geografico: per effetto della globalizzazione dei mercati finanziari e commerciali si ha avuto un decentramento produttivo delle funzioni secondarie in vari paesi, ma le funzioni ad alto livello rimangono nei paesi più avanzati.
Il terziario nei paesi meno avanzati : nei paesi più poveri e in quelli a sviluppo intermedio, il terziario presenta forti elementi di arretratezza. In questi paesi la manodopera espulsa dall’agricolture non trova occupazione nel settore industriale e viene assorbita dal terziario avendo così un rigonfiamento del settore dei servizi che non è espressione di un reale sviluppo ma di un ristagno economico e sottoccupazione. In questi paesi si parla di economia non osservabile(sommersa, informale) che sviluppa varie attività produttive al di fuori di remunerazioni regolari. Ci sono lavori legali come artigianato, piccole aziende industriali ma anche attività illegali come traffico di droga, prostituzione.
Le attività di servizio (p.270 – 271 – 272 – 273)
I servizi alla persona : comprendono quelli agli individui destinati al consumo finale, i servizi commerciali e il turismo, e i servizi alla collettività che tutelano gli interessi dei cittadini tra cui l’assistenza sanitaria, l’istruzione, la giustizia, maggiori sono questi servizi maggiore è il Welfare State.
La localizzazione : i servizi alla persona si concentrano in aree più densamente popolate e in funzione della distribuzione della popolazione, del suo livello di reddito e dei consumi.
I servizi alle imprese : comprendono tutte le attività che non sono destinate al consumo finale ma sono rivolte esclusivamente alla produzione, si distinguono in servizi tradizionali che permettono la sopravvivenza quotidiana delle aziende e in servizi avanzati che consistono in attività di consulenza aziendale, finanziaria, assicurativa, marketing, pubblicità.
La localizzazione : questi servizi riguardano i paesi più avanzati e dove sono presenti tendono a seguire la distribuzione delle aziende e a concentrarsi specie nelle aree industrializzate e nei poli tecnologici. I criteri di localizzazione, sia per i servizi alla persona che per quelli alle imprese, diventano sempre più selettivi: tendono a concentrarsi nei centri più grandi e popolari. Per esempio: in tutti i centri urbani di piccole dimensioni sono presenti sia le scuole d’obbligo che le edicole; le librerie e le scuole superiori sono presenti quando i centri abitati hanno una certa consistenza demografica; le università e le grandi biblioteche sorgono solo nelle città di grandi e medie dimensioni.
Il quaternario : comprende tutte le attività di pianificazione, orientamento politico e culturale e di direzione connesse con le più elevate funzioni di comando industriali, commerciali, finanziarie, politiche. Comprende infatti: gli ambiti direzionali della P. A., la sedi centrali della grandi imprese, istituti di credito e gruppi finanziari, le istituzioni culturali, i centri dell’informazione e della ricerca.
La localizzazione : si concentrano in poche grandi metropoli su scala nazionale ed internazionale, come Londra, New York, Los Angeles, Berlino. Roma e Milano sono considerate le sedi rispettivamente del potere politico e del potere economico. È presente anche nelle metropoli di alcuni paesi a sviluppo intermedio e quasi assente in quelli poco sviluppati.
Le città globali e l’offerta di servizi strategici : le sedi privilegiate delle attività quaternarie sono le cosiddette città globali, in cui si concentrano le funzioni di direzione e controllo del potere economico e politico. Esse ospitano infatti i centri direzionali delle principali società industriali, di servizi, finanziarie e commerciali; i più importanti organismi del potere politico; le maggiori istituzioni culturali; i più importanti centri di ricerca scientifica. Sono inoltre dotate di infrastrutture avanzate, la manodopera è intellettuale e specializzata.
Servizi interni ed esterni alle imprese (p.271) : la specializzazione dei servizi tende a fare questa suddivisione, i servizi interni sono prodotti all’interno delle singole imprese e riguardano soprattutto attività di tipo superiore(mansioni dirigenziali). I servizi esterni consistono soprattutto in attività di consulenza: aziendale, finanziaria, assicurativa, informatica, di progettazione, di marketing, di pubblicità. Il loro peso economico è in aumento perché si tende a delegare alcune funzioni al di fuori dell’azienda(esternalizzazione) nel tentativo di ridurre gli alti costi di gestione. Questi servizi esterni sono forniti da imprese specializzate, flessibili ed innovative.
Le tecnopoli (p.274 – 275) : chiamate anche tecnocity, poli tecnologici o parchi scientifici sono i luoghi in cui l’interazione tra ricerca scientifica e attività industriali e terziarie avanzate, a rilevante contenuto innovativo, crea le condizioni per la crescita. In queste cittadelle della ricerca operano istituti, università e laboratori scientifici che ricevono cospicui finanziamenti dal settore privato. I settori produttivi che hanno tratto vantaggio da questi centri sono quello dell’elettronica, informatica, telematica, robotica, biochimica. Gli Stati Uniti sono un paese che investe molto nella ricerca, ma il loro primato non è facile da mantenere a causa della Cina. Negli Usa le principali tecnopoli sono: la Silicon Valley che sorge in California, si occupa di informatica, biotecnologia; la strada 128 a Boston; l’area di Washington-Baltimora; il Triangle science Park.
Molto importanti le tecnopoli giapponesi, le quali sono specializzate nella ricerca di punta, in settori che hanno un’immediata ricaduta su attività industriali prive di forti vincoli di localizzazione. In Europa le tecnopoli sono sorte a partire dagli anni 70 del 900, ma si sono sviluppato soprattutto alla fine degli anni 80. Tra le principali ci sono: il Parco scientifico di Cambridge, la Città scientifica di Parigi-sud.
Un centro di ricerca famoso ed importante è in India: Bangalor.
Servizi e territorio (p.276 – 277):
I servizi di base : sono quelli che vengono utilizzati con frequenza giornaliera o settimanale come i negozi alimentari, i bar, i trasporti pubblici, questo genere di servizi è distribuito in modo abbastanza uniforme nelle aree abitate di tutti i paesi del mondo.
I servizi di livello medio : sono quelli utilizzati con minore frequenza, come i negozi specializzati, le agenzie di viaggio, le scuole superiori. Nei paesi ricchi sono distribuiti nei centri abitati di dimensioni medie e medio - piccole, nei paesi poveri si trovano in pochi centri principali.
I servizi rari: chiamati anche terziario superiore sono quelli che si utilizzano raramente o che si rivolgono a categorie molto specializzate di utenti. Sono presenti solo nei centri più importanti dei paesi ricchi e comprendono attività commerciali esclusive come i negozi d’alta modo, i servizi avanzati per le imprese, le università e tutte le attività del quaternario.
La tendenza al decentramento : più di recente si è verificata la tendenza al decentramento di alcune attività terziarie verso aree periferiche, in quanto lo spazio a disposizione nei centri storici è sempre più ridotto e i suoi costi sono elevati, alcuni impianti poi richiedono anche vasti spazi privilegiando quindi la periferia delle città di alto livello o residenziali.
Il ruolo delle amministrazioni pubbliche : lo Stato e gli enti locali possono influire sull’insediamento delle attività terziarie mediante l’installazione di infrastrutture sociali indispensabili. Sono infatti in grado di orientare le scelte dei privati medianti piani urbanistici volti a privilegiare lo sviluppo di un’area piuttosto che un’altra, spesso poi gli interventi del settore pubblico sono in grado di correggere gli squilibri causati dall’insediamento spontaneo delle attività terziarie.
La teoria delle località centrali (p.277) : secondo la teoria elaborata intorno al 1930 dall’economista tedesco Walter Christaller la città è una località centrale, la cui funzione prioritaria è quella di erogare i servizi che non possono trovare una collocazione diffusa sul territorio. La città più importante è quella che possiede i servizi più rari, quindi è di rango superiore, seguono le città di rango intermedio e inferiore. Le città si distribuirebbero seguendo uno schema regolare che le porrebbe al centro di aree di gravitazione esagonali. Questa teoria è adatta per le aree uniformi e senza disomogeneità, nella realtà non viene molto applicato.
Il commercio internazionale (p.278 – 279 – 280):
Dalle origini alla Rivoluzione Industriale : l’attività commerciale su lunghe distanze risale ad epoche lontane: a partire dal Medioevo si organizza sulla base di rapporti di mercato articolati in vaste reti di flusso(Mar Mediterraneo, Golfo Persico, Oceano Indiano, Via della Seta, anno 1000 Marco Polo). L’età moderna, aperta dalle grandi scoperte geografiche, segna una trasformazione sostanziale della struttura del commercio internazionale: progressiva polarizzazione del sistema degli scambi sull’Europa occidentale. La Riv. Ind.le dà un grande impulso al commercio int.le perché in forma diretta introduce sul mercato un numero sempre maggiore di prodotti, in forma indiretta attraverso lo sviluppo tecnologico nei settori dei trasporti e telecomunicazioni. Vengono favorite le politiche del liberismo commerciale. Verso la fine del 1800 secolo per sopperire alla crescente carenza di materie prime necessarie ad alimentare lo sviluppo industriale, gli stati europei danno inizio alla conquista e allo sfruttamento di nuovi spazi coloniali, specie quelli africani.
Il delinearsi della situazione attuale : all’inizio del 900 comincia a delinearsi un sistema di commercio su scala globale, basato sullo sviluppo industriale e sulla divisione internazionale del lavoro. La 1° Guerra Mondiale segna la fine del plurisecolare dominio europeo e l’inserimento nel commercio int.le degli USA esportatori di manufatti e importatori di materie prime. In seguito si generalizza l’adozione di politiche autarchiche o protezionistiche. Dopo la 2° G M, con la definitiva ascesa degli USA al ruolo di potenza egemonica, nei paesi più sviluppati si afferma un’economia volta ai consumi di massa. Si hanno profonde modifiche: il processo di delocalizzazione, la liberalizzazione degli scambi, la creazione di un sistema monetario internazionale stabile e organismi sovranazionali, lo sviluppo industriale di nuovi paesi, come Giappone, India, Cina.
Le linee di tendenza : è possibile notare nuovi elementi: tende a crescere la quantità di merce proveniente dai Paesi in via di sviluppo, infatti molti manufatti vengono esportati da paesi a basso reddito verso paesi ad alto reddito, la mobilità dei capitali è elevata, alcuni paesi sono particolarmente aperti al commercio, la divisione internazionale del lavoro creata nelle multinazionale fa si che molti scambi vengano effettuati fra unità della stessa azienda.
I mercati regionali : un’altra tendenza è quella di instaurare forme di integrazione economica sovranazionale come l’UE e il NAFTA(USA; Messico, Canada). Ciò si rifletta in una progressiva regionalizzazione degli scambi che tendono a polarizzarsi attorno alle tre principali potenze economiche mondiali: USA, Giappone, Europa.
Mercantilismo e liberismo (p.279) : nel mercantilismo l’azione statale controlla gli scambi, favorendo le esportazione e scoraggiando le importazioni, con l’obiettivo di raggiungere un saldo positivo della bilancia commerciale. Nel liberismo l’economia viene affidata alle leggi di mercato e si oppone quindi a qualsiasi intervento statale degli scambi e nella definizione dei prezzi.
I cartelli commerciali (p.279) : indicano degli accordi tra diversi stati o imprese che insieme controllano un determinato prodotto per ridurre i rischi della concorrenza e controllare il mercato, sostenere i prezzi e limitarne le oscillazioni attraverso il controllo dell’offerta.
I poli del commercio internazionale (p. 281 – 282 – 283 – 284) :
La dimensione degli scambi : in generale, l’esistenza e le dimensioni degli scambi tra Paesi e aree sono determinati da vari fattori: di carattere geografico; storico; politico; culturale; aree di integrazione in cui i diversi partner mantengono rapporti paritari dando vita a interscambi reciproci; aree di dominanza nelle quali i rapporti fra partner non sono paritari né in termini quantitativi né in termini qualitativi, queste aree si organizzano attorno ad un polo.
La polarizzazione degli scambi : la struttura del commercio int.le è al quanto squilibrata a causa della forte polarizzazione degli scambi attorno alle 3 principali potenze economiche mondiali: Stati Uniti, UE, Giappone: oltre il 60% del commercio mondiale fluisce da e verso questi 3 poli.
L’area statunitense : gli Stati Uniti sono i protagonisti degli scambi internazionali, sono esportatori di prodotti agricoli, specie cereali ed esportano quantità di merci elevatissime. Negli anni hanno risentito della crescita economica del Giappone e della Cina, e la loro posizione si è trasformata diventando di minore rilievo.
L’area giapponese : l’area di influenza del Giappone si è consolidata a partire dagli anni 60 del 900, è uno stato quasi privo di materie prime ed è quindi costretto ad importarle. Effettuano enormi decentramenti di attività industriali in paesi in via di sviluppo.
Anche la Cina ha avuto un forte sviluppo, diventando il primo esportatore mondiale, la sua corsa si è verificata negli ultimi 10 anni. Essa esporta soprattutto manufatti negli USA e in Giappone. L’ingresso della Cina nel WTO ha reso possibile il pieno inserimento del paese nel mercato internazionale.
L’area europea : l’Europa occidentale è andata acquisendo un grado di autonomia sempre maggiore, la Germania è protagonista dell’UE, rappresenta l’1/4 degli scambi dell’UE. In generale l’UE con i suoi 27 paesi membri esporta molto.
Una forma alternativa di commercio (p.286): (caffè,cacao,banane,miele,succo d’arancia,tè,palloni)
Il commercio equo e solidale (fair trade) è una partnership commerciale che ha l’obbiettivo di rendere più equo il commercio internazionale facendo in modo di non schiacciare i Paesi meno avanzati (del sud del mondo). Pertanto il fair trade offre migliori condizioni di scambio ai produttori del sud, importa direttamente prodotti alimentari o artigianali evitando intermediazioni lucrative,cerca di far raggiungere l’autosufficienza economica,paga prezzi superiori al mercato (equi) x salvaguardare le produzioni,assicura una gestione economica trasparente,non fa lavorare i bambini ma invece inserisce donne e disabili.
I flussi finanziari internazionali (p.287 – 288 – 289 – 290 – 291) : La finanza nell’economia globale ha un ruolo importantissimo tanto quanto l’economia reale (prod. beni). Nella seconda metà dell’ 800, il Regno Unito era al vertice della finanza internazionale poi tra le 2guerre mondiali emergono gli USA come nuova area-guida della finanza mondiale. Dopo la 2GM il risparmio interno statunitense investito all’estero proviene da enti privati poi con il Piano Marshall questo investimento aumenta: gli USA forniscono ingenti aiuti all’Europa Occidentale. Con la ricostruzione economica anche l’Europa Occidentale investe i propri capitali in paesi in via di sviluppo .Gli investimenti finanziari dei Paesi sviluppati coinvolge anche il Giappone. Questo aumento dei flussi coinvolge anche le banche commerciali.
Le trasformazioni degli anni 80 : Ci son diversi cambiamenti nei mercati mondiali finanziari: gli istituti finanziari diventano i protagonisti dei mercati dei capitali, i mercati aumentano di numero e di dimensione, facilitati dall’avvento della telematica capace di collegare le borse in un sistema globale immenso. Ciò ha contribuito a far ampliare il mercato e aumentare le richieste poiché vengono richieste forme di investimento sempre più differenziate che diano rendimento e liquidità alti.
La liberalizzazione dei mercati : Le attività finanziarie non sono più legate a singoli Paesi e i mercati finanziari son diventati internazionali anche grazie alla diffusione delle multinazionali. L’incanalarsi dei risparmi nei fondi pensioni e altre istituzioni ha creato un enorme potenziale di capitale investibile ovunque possa essere raggiunto un profitto. Vengono effettuate tantissime transazioni finanziarie per vie telematiche che ha creato quindi un sistema più efficiente nell’erogazione delle risorse ma molto fragile perché sottoposto alla rapidità e alla globalità dei movimenti=> difficile la coordinazione delle politiche economiche, grande instabilità dei mercati valutari e finanziari
Gli investimenti diretti all’estero(IDE) : I flussi finanziari interessano i Paesi in via di sviluppo (es .in Asia son stati favoriti grazie all’apertura del vastissimo mercato cinese e alla liberalizzazione dei mercati finanziari dell’india e del sud est asiatico). I capitali non si dirigono verso i paesi meno avanzati (es. africa).
Vi è quindi un rilevante aumento di investimenti diretti all’estero avvenuto dai paesi più sviluppati (poiché nei sistemi economici progrediti c’è maggiore disponibilità di capitali, condizioni di mercato favorevoli,adeguate infrastrutture,elevato sviluppo tecnologico,maggiore stabilità politica e vi è capitale umano) verso i paesi emergenti e son stati esclusi quelli arretrati.
Gli investimenti fanno aumentare la ricchezza prodotta in un Paese e apportano un patrimonio di informazioni e di conoscenze tecniche.
I centri del potere finanziario : La rete degli organismi finanziari evidenzia una forte centralizzazione in poche grandi piazze, centri importanti in cui han sede le principali borse e istituti bancari a struttura multinazionale.
Una gerarchia su 4 livelli : La gerarchia dei centri del potere finanziario è legata all’entità del flusso di capitali movimentato e alle dimensioni del potere decisionale di cui ciascuno dispone:
1livello=si collocano 3centri finanziari che gestiscono la maggior parte del capitale mondiale (New York, Tokyo, Londra). 2livello=si collocano centri minori con importanza internazionale sia x la movimentazione di capitale sia x le scelte di politica finanziaria mondiale (Parigi,Francoforte,Zurigo,Amsterdam,Vienna,Bruxelles,Milano,Los Angeles,San Francisco,Toronto,Osaka,Hong Kong,Singapore,Sydney). 3livello=si collocano i paradisi fiscali in cui vi è una bassa imposizione fiscale e ci sono pochi controlli bancari sulla provenienza del denaro; pertanto non è riconducibile il percorso originario di questi soldi. Quindi la pressione fiscale è pressoché inesistente e attira perciò forti flussi finanziari da destinare a investimenti sul mercato internazionale, è difficile penetrare i segreti di queste società e infatti è possibile trasferire e custodire denaro senza dichiararlo(potrebbe anche derivare da attività illecite). È frequente il riciclaggio di denaro sporco. 4livello=si collocano piazze locali che provvedono agli investimenti a livello nazionale: son quindi mercati che hanno rilevanza solo all’interno del proprio paese.
Paradisi fiscali e lotta al riciclaggio (p.292 – 293) : Secondo la definizione dell’ OCSE (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) un paradiso fiscale è un paese o un territorio in cui si svolgono “pratiche fiscali dannose”. Questi paradisi,detti anche offshore, son caratterizzati da una bassa imposizione fiscale e dall’assenza di controlli e di verifiche bancarie. La provenienza del denaro e l’identità effettiva di chi lo versa rimangono celate e non vengono rivelate alle autorità dei paesi stranieri che ne fanno richiesta, i motivi per cui i patrimoni approdano nei paradisi fiscali sono il risparmio fiscale, la possibilità di nascondere e movimentare capitali occulti e il riciclaggio del denaro sporco: manca un’assoluta trasparenza nei movimenti di capitali.
Le banche : L’assetto delle banche si è modificato: fino a 20anni fa esistevano banche di piccole dimensioni, col tempo si son formate grandi banche,oggi esistono anche banche che operano in territorio internazionale. Il potere esercitato dalle banche è aumentato grazie alla circolazione di notevoli quantità di capitali: le reti internazionali delle maggiori banche diventano piu ampie dal punto di vista territoriale e funzionale; la diffusione capillare degli sportelli di servizio raggiunge le periferie e riguarda anche i centri di vendita,ipermercati e luoghi di lavoro grazie all’innovazione tecnologica che permette di eseguire operazioni di versamento,prelievo e pagamento; aumenta la concentrazione di capitali nelle mani di poche grandi banche che agiscono da protagoniste sul mercato mondiale dei capitali (sedi centrali situate negli Stati Uniti, Regno Unito,Giappone, Svizzera,Belgio, Lussemburgo)
Le borse valori(1) e le borse merci(2) : 1 :Hanno funzione di raccolta di denaro a livello internazionale e di canalizzazione verso le imprese e le amministrazioni statali;sono luoghi privilegiati di reddittività per i capitali degli operatori economici,strumenti per l’orientamento degli investimenti delle aziende e del potere della società. Quelle più importanti sono Wall Street (New York) , la Borsa di Tokyo e la Borsa di Londra; son quindi situate nei paesi altamente sviluppati. 2: Vengono negoziati titoli di compravendita delle merci e vengono determinati i prezzi mondiali delle materie prime agricole minerarie ed energetiche. Anche qui le borse son situate nei paesi altamente sviluppati nonostante gran parte delle merci trattate provenga dai paesi a sviluppo intermedio e da quelli meno avanzati.
Il turismo (p. 295 – 296 – 297 – 298 – 299) :
È un’ attività che sta acquisendo sempre più importanza all’interno del settore terziario. In molti paesi contribuisce alla formazione del PIL e alla creazione di posti di lavoro. Il turismo è destinato a diventare sempre più importante anno dopo anno perché nonostante cambiano i periodi in cui si va “in vacanza” e cambia la durata, non viene “abbandonato”. L’espansione di questo fenomeno potrebbe far crescere economicamente i paesi del sud del mondo. Vi è una forte concentrazione di movimenti turistici in Europa Occidentale e America Settentrionale( principali paesi in cui ci si dirige: Francia, USA, Spagna, Italia..).
Differenti tipi di turismo : balneare: costituisce la quota più consistente del mercato turistico; montano: diffusissimo grazie anche agli sport invernali; copre stagioni molto ampie (non solo l’inverno);
termale (o turismo fitness):negli ultimi anni ha avuto un impulso importante poiché a differenza del passato ,ha saputo rinnovarsi; concilia cura sanitaria e recupera della forma fisica ed estetica; agriturismo: turismo stanziale che permette il contatto con l’ambiente rurale e la vita contadina contribuendo alla valorizzazione e conservazione del patrimonio culturale tradizionale; religioso: è sempre esistito e ha notevole consistenza, le mete sono i luoghi sacri alle diverse religioni; nelle città d’arte: è in costante crescita grazie all’aumento generalizzato del livello culturale, in Italia è imbattibile; naturalistico o ecoturismo: ha come mete parchi,riserve naturali..
Turismo classificato in base alle categorie sociali: della terza età: praticato durante la bassa stagione da pensionati; scolastico:viaggi didattici; congressuale e d’affari: si verifica in occasione di incontri tra più professionisti x discutere e confrontarsi.
Spazi, mezzi e strutture del turismo di massa : Durante gli anni 60 e 70 del XX secolo gli spostamenti delle famiglie avvenivano a breve /medio raggio all’interno del proprio Stato e in estate. Dagli anni 80 in poi aumenta l’internazionalizzazione degli spostamenti e si verificano spostamenti a medio/lungo raggio. Questi nuovi comportamenti producono un allargamento degli spazi e un ampliamento del numero delle località turistiche.
Le agenzie di viaggio e i tour operator : Sono aziende di servizi che fungono da punto di contatto tra offerta e domanda, proponendo pacchetti onnicomprensivi rigidamente stabiliti ma a prezzi competitivi. I grandi tour operator riescono a spuntare prezzi vantaggiosi dalle aziende alberghiere cui garantiscono un flusso pressoché costante di clienti.
I trasporti : Il numero di automobili in circolazione è aumentato vertiginosamente (motorizzazione di massa)=> aumento del movimento turistico,costruzione di autostrade e modernizzazione delle reti viarie.
Il trasporto aereo è aumentato esponenzialmente; la riduzione delle tariffe aeree ha una ricaduta quasi rivoluzionaria sul turismo a lunga distanza. Negli anni 70 vengono introdotti i voli charter: aerei noleggiati dagli organizzatori dei viaggi che possono quindi praticare alla propria clientela prezzi ridotti su destinazioni lontane. Son sempre più utilizzati anche i mezzi di trasporto collettivi.
Le strutture di accoglienza : negli ultimi 10 anni si son rinnovate x soddisfare la domanda turistica.
Alberghi: un tempo erano orientati verso un turismo d’èlite, oggi hanno una clientela più eterogenea. Congressisti,uomini d’affari,turisti; villaggi turistici: presenti in tutti i continenti; gli ospiti vengono guidati nel corso dell’intera giornata attraverso attività sportive,di svago; le seconde case
Turismo sostenibile : (è necessario attingere alle risorse del presente pensando alle conseguenze nel futuro). L’ampliarsi del mercato turistico internazionale ha però fatto emergere diversi problemi ambientali, economici e sociali. Son stati creati il turismo responsabile e quello sostenibile: il primo pone l’accento sul rispetto dei valori sociali e culturali valutando l’impatto dell’attività turistica sulle loro società e sulla loro economia, il secondo suggerisce un corretto atteggiamento che consideri i possibili effetti negativi dell’impatto ambientale del turismo. Queste 2 definizioni vengono spesso utilizzate indifferentemente. Bisogna quindi tener conto anche della popolazione che abita in quel luogo turistico. L’organizzazione mondiale del turismo (OMT) ha individuato 3caratteristiche fondamentali: -le risorse ambientali devono essere protette, - le comunità locali devono beneficiare di questo turismo sia in termini di reddito che di qualità della vita, -deve essere garantita ai visitatori la possibilità di un’esperienza di qualità
La Conferenza sul turismo sostenibile : Si parla dei vantaggi che dovrebbero andare direttamente alle popolazioni di “origine” che potrebbero uscire da condizioni di povertà assoluta. Nella Conferenza del 1995 a Lanzarote son state stabilite linee d’azione concrete x attuare uno sviluppo sostenibile che non danneggi l’ambiente per le generazioni future.
La nascita del turismo di massa : Nasce dopo la fine della 2GM grazie a:
-innalzamento generale dei salari, -ferie retribuite per la maggioranza dei lavoratori dipendenti, -diffusione dell’automobile come principale mezzo di trasporto
La rete stradale si infittisce rendendo più accessibile qualunque città anche le più lontane
Negli anni 60 del 900 ha inizio il turismo giovanile che inseguono mete sempre più lontane e affascinanti
Le tendenze del turismo : L’attività turistica è influenzata da alcune trasformazioni sociali, economiche, politiche e ambientali. L e principali tendenze registrate dal settore turistico sono: - la crescente importanza data al rapporto con la natura, -l’abbandono della lunga vacanza estiva a favore i numerosi brevi periodi, -l’aumento del numero delle seconde e terze case, -l’allungamento del raggio dei flussi turistici
Il contributo del turismo alla riduzione della povertà : Lo sviluppo vertiginoso dell’industria del turismo a livello globale può contribuire allo sviluppo socio-economico del Sud del mondo. Dai dati dell’ OMT si nota che il turismo è una delle principali voci di esportazione per l’83% dei paesi in via di sviluppo ed è la prima per un terzo di essi: in alcuni casi si tratta di monodipendenza dal turismo che provoca in caso di calo della domanda, disastri naturali ecc.. devastanti ripercussioni sull’economia di un intera regione. Alcune organizzazioni internazionali (es. OMT e UNCTAD) e iniziative di governo cercano di promuovere il turismo sostenibile come strumento primario per l’eliminazione della povertà nei paesi in via di sviluppo e in quelli meno avanzati. È però purtroppo presente il fenomeno del leaklage ossia solo una bassa percentuale del reddito generato dal turismo rimane nella destinazione, una gran parte finisce per importare nuovi beni che serviranno in futuro ad uso turistico.
Domande da interrogazione
- Qual è la differenza tra innovazione e invenzione nel contesto industriale?
- Come si classificano i settori industriali in base al grado di innovazione tecnologica?
- Quali sono le fasi del ciclo di vita di un prodotto secondo la teoria presentata?
- Quali sono le caratteristiche delle multinazionali e come si sono evolute nel tempo?
- Qual è il ruolo dello stato nei diversi sistemi economici descritti?
L'innovazione si riferisce a una conoscenza tecnico-scientifica utilizzata a fini industriali e commerciali, destinata a modificare i processi produttivi e a volte a creare nuovi settori, mentre l'invenzione può o meno essere applicata ai processi di produzione.
I settori industriali si classificano in settori tradizionali, a basso contenuto tecnologico, e settori avanzati, che realizzano produzioni ad alta tecnologia con una stretta integrazione tra industria e ricerca scientifica.
Il ciclo di vita di un prodotto attraversa tre fasi consecutive: innovazione, maturità e standardizzazione, con la produzione che si sposta verso paesi a sviluppo intermedio per ridurre i costi.
Le multinazionali sono grandi gruppi imprenditoriali con unità produttive legate da partecipazione azionaria a un gruppo centrale. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, sono aumentate in numero e capacità, evolvendosi in imprese globali con filiali che acquisiscono valore e potere decisionale.
Nei sistemi liberisti, lo stato interviene con leggi e regolamentazioni, mentre nelle economie pianificate, come l'ex URSS, lo stato gestisce direttamente l'industria. Nei sistemi misti, come l'Italia, lo stato ha una forte presenza in molti settori economici, ma si è avviato verso la privatizzazione per ridurre il deficit.