Maxxi88
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Concetti Chiave

  • Negli anni '80 e '90, la globalizzazione economica ha abbattuto le barriere nazionali per capitali, investimenti e commercio, creando un mercato finanziario unico mondiale.
  • Il passaggio da economie pianificate a economie di mercato in paesi come l'Unione Sovietica, Europa centrale e Cina ha favorito la deregolamentazione finanziaria e monetaria.
  • Gli investimenti esteri diretti, cresciuti alla fine degli anni '90, provengono principalmente dai paesi industrializzati, concentrandosi su fusioni e acquisizioni transnazionali.
  • La delocalizzazione industriale e dei servizi verso paesi con forza-lavoro a basso costo ha ampliato la portata globale delle società trasnazionali, influenzando il commercio internazionale.
  • La conferenza di Rio e il protocollo di Kyoto hanno evidenziato la necessità di uno sviluppo sostenibile e la riduzione delle emissioni di gas serra, rispettivamente.

Indice

  1. Transizione economica globale
  2. Cambiamenti negli investimenti diretti
  3. Delocalizzazione e vantaggi competitivi
  4. Cooperazione e competizione economica
  5. Sviluppo sostenibile e accordi internazionali

Transizione economica globale

Tra gli anni Questi paesi,in tempi diversi,sono passati da economie a pianificazione centralizzata (basate sulla proprietà statale collettiva dei mezzi di produzione)a economie di mercato(sempre più basate sulla proprietà privata dei mezzi di produzione). Negli anni 80 è avvenuto il cambiamento più rilevante; la deregolamentazione delle strutture finanziarie e monetarie da parte di un numero sempre maggiore di stati ha permesso ai gruppi finanziari trasnazionali e alle grandi banche commerciali di trasferire capitali da un mercato all'altro senza limitazioni. Si è formato in tal modo un mercato unico mondiale finanziario, che ha portato ad una sottrazione di capitali al controllo degli stati nazionali e anche al loro sistema tributario.

Ciò è stato facilitato dai La banca giapponese Bank of Tokyo-Mitsubishi ha un’attività il cui valore equivale a circa una volta e mezza il prodotto nazionale dell’intero continente africano, poiché la massa di capitali privati che circola mediamente ogni giorno sul mercato valutario mondiale supera l’ammontare complessivo delle riserve dei paesi dell’OCSE (Organizzazione e Cooperazione dello sviluppo economico) cioè di quelli oltre 30 paesi fortemente industrializzati.

Cambiamenti negli investimenti diretti

La deregolamentazione dei movimenti di capitali ha dato impulso, allo stesso tempo, agli investimenti esteri diretti dopo un leggero calo agli inizi degli anni 90 dovuta alla contrazione della crescita dell’economia mondiale e alla recessione verificatasi negli Stati Uniti, hanno ricominciato a crescere. Alla fine degli anni 90, oltre il 90% degli investimenti esteri diretti proviene dai paesi economicamente sviluppati(60% Unione Europea,20% Stati Uniti).

La maggior destinazione degli Gli investimenti esteri destinati ai paesi in via di sviluppo si concentrano in alcuni paesi asiatici e latino-americani, preferita è la Cina, dove nel 1998, sono affluiti per oltre 45 miliardi di dollari(equivalenti al 27% di quelli complessivi destinati ai paesi in via di sviluppo) al secondo posto è il Brasile, he nello stesso tempo, ha ricevuto investimenti per 29 miliardi di dollari.

Delocalizzazione e vantaggi competitivi

Negli ultimi 20 anni, la ripartizione settoriale degli investimenti diretti esteri è notevolmente cambiata, è andata calando quando la quota destinata al settore primario (attività agricole e minerarie,compresa la produzione petrolifera) mentre è andata aumentando la quota destinata al settore secondario(attività industriali) e terziario (servizi). Nei paesi industrializzati è il terziario ad attirare la maggior parte degli investimenti esteri diretti, seguito da quello secondario e poi quello primario; mentre nei paesi in via di sviluppo al primo posto vi è il settore secondario, poi quello terziario e primario.Il fatto che gli investimenti esteri diretti nei paesi in via di sviluppo si concentrino per oltre il 90% nelle attività industriali e nei servizi fa capire il cambiamento ancora in corso dell’economia mondiale. Mentre le economie del centro basano la loro produzione sulle alte tecnologie e i servizi avanzati,un numero crescente di produzioni viene trasferito in paesi della semiperiferia, che offrono alle società trasnazionali una serie di vantaggi: disponibilità di forza-lavoro a basso costo, esenzioni fiscali e altre agevolazioni, accesso a mercati e materie prime locali ecc.

La delocalizzazione non avviene solo nel settore della produzione industriale, ma anche in quello dei servizi; ad esempio la compagnia svizzera Swissair ha trasferito nel ’93 la gestione del proprio sistema di contabilità a Bombay affidandola ad una filiale di cui detiene il 75% della proprietà, alla base di questa decisione vi è il fatto che in India sono disponibili tecnici e operatori informatici, che a parità di qualifica e produttività, sono pagati dieci volte meno di quelli europei. Per attirare gli investimenti esteri, i paesi in via di sviluppo e quelli con economie in transizione si fanno concorrenza l’uno con l’altro nell'offerta di forza-lavoro qualificata a basso costo. In tal modo, un gran numero trasnazionale può estendere la sua struttura produttiva e commerciale ormai su scala globale.

Cooperazione e competizione economica

Tutto ciò, ha dato un forte impulso al Il governo cinese, il 1 gennaio 1998 ha preso la decisione di abolire i dazi e l’imposta su 18 categorie di prodotti, ad alta tecnologia.

Tale processo è stato accompagnato dalla creazione di sempre più vaste aree di libero scambio (nuove aree economiche) ma ciò non significa, che su scala mondiale,la cooperazione abbia prevalso sulla competizione economica.

Sviluppo sostenibile e accordi internazionali

Alcuni paesi della semiperiferia, pur restando economicamente distanti da quelli del centro, si sono integrati in misura crescente nel processo di La conferenza di Rio(Earth summit)ha visto la partecipazione di delegazioni governative di 183 paesi, ed è stato il secondo vertice dell’ONU su ambiente e sviluppo, dopo quello di Stoccolma. Già nel 1972, si affermava la necessità di salvaguardare le risorse naturali. La formulazione precisa del concetto di sviluppo sostenibile si deve alla commissione mondiale istituita nel 1983 dall’ONU e presieduta dalla norvegese Brundtland nel suo rapporto, intitolato Our common future: e’ sostenibile quello sviluppo che permette di soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere le possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri.

L’obiettivo della I risultati più importanti sono stati:

- La ratifica della convenzione sul clima (necessità della stabilizzazione della Co2)

- La convenzione sulla - Approvazione del documento della - Agenda 21(programma d’azione planetario per il ventunesimo secolo, che identifica i caratteri dello sviluppo sostenibile e i mezzi per realizzarlo).

Il 16 febbraio 2005 è entrato in vigore il protocollo di Kyoto, firmato da 141 paesi. Tra i paesi firmatari vi è la Russia, mentre tra quelli non firmatari, non aderenti, spiccano gli Stati Uniti. La ratifica dell’accodo, impegna i paesi che lo hanno firmato a ridurre del 5,2% le emissioni globali di gas serra tra il 2008 e il 2012.

I gas sotto accusa sono: l’anidride carbonica, il metano di protossido di azoto, i fluorocarburi nitrati, i perfluorocarburi, l’esafosfuro di zolfo.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono stati i principali cambiamenti economici globali tra gli anni '80 e '90?
  2. Tra gli anni '80 e '90, si sono verificate deregolamentazioni finanziarie e monetarie che hanno permesso la libera circolazione dei capitali e investimenti esteri, creando un mercato finanziario unico mondiale.

  3. Qual è stato l'impatto della deregolamentazione sui movimenti di capitali e sugli investimenti esteri diretti?
  4. La deregolamentazione ha facilitato il trasferimento di capitali senza limitazioni e ha stimolato la crescita degli investimenti esteri diretti, soprattutto attraverso fusioni e acquisizioni tra società di diversi paesi.

  5. Come si è evoluta la distribuzione settoriale degli investimenti diretti esteri negli ultimi 20 anni?
  6. La quota di investimenti diretti esteri nel settore primario è diminuita, mentre è aumentata nei settori secondario e terziario, con il terziario che attira la maggior parte degli investimenti nei paesi industrializzati.

  7. Quali sono stati i risultati principali della conferenza di Rio sullo sviluppo sostenibile?
  8. La conferenza di Rio ha portato alla ratifica della convenzione sul clima, alla convenzione sulla biodiversità, all'approvazione della Dichiarazione di Rio e all'Agenda 21, un programma d'azione per lo sviluppo sostenibile.

  9. Quali sono gli obiettivi del protocollo di Kyoto e quali paesi non hanno aderito?
  10. Il protocollo di Kyoto mira a ridurre del 5,2% le emissioni globali di gas serra tra il 2008 e il 2012. Gli Stati Uniti sono tra i paesi che non hanno aderito al protocollo.

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