Concetti Chiave
- L'Africa subsahariana, nota anche come Africa nera, si estende dal deserto del Sahara alla savana, con il Sahel come zona di transizione caratterizzata da aridità e desertificazione.
- Il clima della regione è prevalentemente desertico, con scarse precipitazioni e temperature estreme, complicato da venti come l'Harmattan e frequenti tempeste di sabbia.
- La desertificazione è una sfida significativa a causa della siccità, con interventi umani come l'agricoltura eccessiva e la deforestazione che accelerano il processo.
- Le economie dei paesi subsahariani sono tra le più povere, dipendendo principalmente da un'agricoltura di sussistenza e con limitate attività industriali e commerciali.
- La regione è afflitta da conflitti interni e instabilità politica, come dimostrato dalla crisi in Darfur, che aggravano le condizioni umanitarie e frenano lo sviluppo.
L’africa è un continente dalle grandi risorse umane e naturali.
Il suo sottosuolo fornisce le maggiori riserve di pietre preziose e di metalli del pianeta.
L’economia africana detiene però un triste primato: si tratta del continente con la maggiore percentuale mondiale di persone che vivono al di sotto della soglia della povertà, e questa situazione si è aggravata negli ultimi decenni, anche a causa di tensioni e conflitti che hanno origine nella storia di questo continente.
L’Africa sub sahariana, detta anche africa nera, segna il confine tra il deserto del Sahara, a nord, e la savana, a sud.
Questa zone viene chiamata Sahel, che significa appunto “orlo”.
Gli stati che fanno parte dell’Africa subsahariana sono: Sudan, Ciad, Niger, Burkina Faso, Mali e Mauritania.
Territorio
L’africa subsahariana è un vasto tavolato arido con la presenza di alcuni massicci come il Tibesti e il Jebel Marra.
La fascia più settentrionale è desertica. L’ampia zona centrale è dominata dalla steppa, mentre la fascia più a sud è caratterizzata da maggiori precipitazioni, e il paesaggio è quello della savana.
La presenza di alcuni grandi fiumi ( Niger, Volta Nero, Volta Rosso e Volta Bianco, Nilo) e di numerosi uidian non è sufficiente a garantire il fabbisogno idrico dell’area minacciata dalla desertificazione.
Un caso significativo è quello del Ciad, vasto lago che rischia di prosciugarsi, perché alcuni corsi d’acqua che lo alimentavano si sono esauriti.
Clima
Il clima è in gran parte del territorio desertico con scarse precipitazioni durante la stagione estiva e presenta notevoli escursioni termiche tra il giorno e la notte.
Sono frequenti tempeste di sabbia e dal deserto spira un vento caldo l’Harmattan.
Una tempesta di sabbia è un fenomeno meteorologico che e consiste nel trasporto di ingenti quantità di sabbia o di polvere a causa del vento.
L´Harmattan è un vento secco e polveroso che soffia a nordest e ovest, dal Sahara al Golfo di Guinea, tra novembre e marzo (invernale). È considerato un disastro naturale.
Siccità e desertificazione
Il problema della scarsità d’acqua riguarda l’intero continente africano.
La regione del Sahel, ne è colpita in modo particolare. Sono limitate infatti sia le risorse di acqua da bere che quelle destinate alle coltivazioni.
Gli abitanti devono fare i conti con lunghi periodi di siccità e con l’avanzamento del deserto ai danni della savana e delle colture.
La scarsità d’acqua è dovuta principalmente alle piogge insufficienti, alle temperature elevate e all’intensa evaporazione.
A causa della siccità la vegetazione continua a diminuire, e la terra, completamente secca, erosa e mossa dal vento diventa sabbia.
Nonostante la causa principale della desertificazione sia la siccità, incide moltissimo anche l’intervento dell’uomo:
eccessivo sfruttamento agricolo di alcune zone;
abbattimento delle foreste;
continuo passaggio del bestiame
Tutto ciò impoverisce ulteriormente il terreno e accelera l’avanzata del deserto.
Solamente negli ultimi anni i paesi del sahel si sono impegnati in una politica volta a contrastare la desertificazione, accompagnata da azioni di sensibilizzazione, informazione ed educazione al rispetto dell’ambiente.
In Burkina Faso…
Già dal secolo scorso il Burkina Faso è in prima linea nella lotta contro la desertificazione. Sono state imposte norme severe contro il taglio degli alberi ed è stata incoraggiata la riforestazione.
Si tenta, inoltre, di recuperare antiche tecniche agricole, che consentono di coltivare il miglio nonostante la scarsità d’acqua: si fanno nel terreno piccole buche, le si proteggono con argini di pietre, le si riempie di rifiuti organici e di foglie, infine vi si raccoglie l’acqua delle piogge primaverili. Dopo, si pianta un seme per buca e l’umidità conservata permette alle piantine di crescere.
In Niger…
Il deserto occupa circa i due terzi del territorio del Niger. L’impoverimento del suolo è stato accelerato, a partire dalla metà del XX secolo, dallo sfruttamento dei boschi per ottenere legna. Questa viene tutt’ora utilizzata come fonte energetica, nonostante la grande disponibilità di uranio, che viene gestito da compagnie straniere.
Negli ultimi anni gli agricoltori hanno ricominciato a piantare alberi per fermare l’avanzata del deserto.
La situazione resta però difficile: nel 2005 il paese è stato colpito da una grave crisi alimentare.
Economia
L’economia dei paesi sub sahariani è tra le più povere del mondo. Il reddito pro capite annuo è bassissimo.
Le cause principali sono l’aridità del suolo e le difficili condizioni climatiche e ambientale che provocano lunghi periodi di siccità. Altre cause sono anche la mancanza di investimenti e l’assenza di forti politiche di sviluppo.
L’economia è basata su agricoltura tradizionale (manioca e frumento) di sussistenza, anche se nelle zone vicine ai corsi d’acqua sono nate coltivazioni di tipo commerciale: arachidi, canna da zucchero, tabacco e cotone.
L’allevamento è praticato nelle zone desertiche da gruppi di pastori nomadi; in alcuni paesi è abbastanza sviluppato ed insieme alla pesca rappresentano un importante risorsa alimentare. Nel deserto è praticato anche l’allevamento di dromedari.
Le industrie sono quasi del tutto inesistenti, e si limitano alla trasformazione dei prodotti alimentari e zootecnici.
Le ricchezze del sottosuolo sono ancora poco sfruttate.
Il commercio, considerate la mancanza di vie di comunicazione, avviene quasi del tutto con le potenze europee che hanno colonizzato in passato la regione.
Popolazione
La popolazione si concentra in piccoli villaggi lungo le rive dei fiumi e nelle zone del sud meno aride l’unica grande città è la capitale del Sudan, Khartoum, con 4 milioni e mezzo di abitanti. Le regioni del Sahel sono abitate da gruppi nomadi dediti alla pastorizia.
La densità di popolazione è bassa in tutti i paesi dell’area, ma si registra un incremento annuo intorno al 3%.
Storia
Si ritiene che l’Africa sia il luogo dove è nata l’umanità.
Infatti, i più antichi reperti di ominidi e di esseri umani moderni sono stati trovati nel Rift in Tanzania, Kenya ed Etiopia.
Recenti scoperte di ominidi in Ciad dimostrano quanto fosse vasta l’area occupata dai progenitori della razza umana.
In tempi preistorici, vari movimenti di popoli hanno permesso il popolamento del continente.
La regione sub sahariana probabilmente non è sempre stata desertica: vi sono siti archeologici che risalgono al neolitico e che testimoniano come in passato questa regione fosse ricca di vegetazione e di fauna. Il progressivo inaridimento dell’area è stato uno dei fattori che ha spinto le popolazioni a cercare nuovi luoghi da colonizzare. In generale si può dire che le popolazioni più antiche siano quelle di tipo pigmeo.
La regione viene occupata tra ‘800 e ‘900 dalle grandi potenze coloniali europee. Gli attuali confini sono il risultato della spartizione coloniale.
Nella seconda metà del ‘900 i paesi del Sahel hanno conquistato l’indipendenza, ma oggi vi sono ancora conflitti interni e instabilità politica che rendono difficile lo sviluppo economico.
Il Darfur
Sin dalla sua indipendenza, la storia del Sudan è stata caratterizzata da tensioni fra i diversi gruppi etnici. Vi sono infatti forti attriti tra le popolazioni islamiche del nord, di origine araba, e quelle cristiane o animiste del sud, a loro volta divise in vari gruppi etnici. Il sud è stato teatro per oltre venti anni di una sanguinosa guerra civile, che si è conclusa con un accordo firmato nel 2005.
Dal 2003 è però in corso un altro conflitto nel Darfur tra la popolazione nera e i miliziani, i quali si sono resi responsabili anche di attacchi contro le organizzazioni umanitarie che cercano di prestare soccorso nella zona. La situazione nel Darfur è tra le più gravi nel mondo; l’UNICEF calcola che ogni giorno nella regione muoiano circa 75 bambini sotto i 5 anni a causa di fame e malattia
Conflitti nel Darfur
Dall’articolo “Il Darfur e noi”
Racconto fotografico di Lynsey Addario
Un tempo in Darfur convivevano pacificamente gli agricoltori (appartenenti a tre diverse tribù non arabe: Zaghawa, Masalit e Fur) e i nomadi, di origine araba. Poi le condizioni climatiche sono cambiate e il suolo, impoverito, non ha potuto più soddisfare le esigenze di tutti. Nomadi e agricoltori hanno iniziato a contendersi le terre e le fonti d’acqua (gli uni per garantirsi le vie di migrazione, gli altri per coltivare). Per tutti gli anni '80 e '90 il governo del Sudan ha sempre preso le parti dei nomadi, al punto che nel ’94, riorganizzando l’assetto amministrativo del Darfur, nelle posizioni di potere di ciascuno dei tre nuovi distretti ha collocato solo arabi. Alla fine, nel 2003, sempre più frustrate dalla marginalizzazione, le tribù non arabe hanno dato inizio a una ribellione formale con l’Esercito di liberazione sudanese (Sla) e il Movimento di giustizia e uguaglianza (Jem), attaccando alcune basi militari sudanesi. La reazione del governo è stata tremenda: ha fatto partire pesanti bombardamenti aerei e ha reclutato per la guerriglia le tribù arabe della regione. Dopo i primi massacri, questi arabi sono stati chiamati Janjaweed, cioè demoni a cavallo. Il governo gli forniva denaro e armi per combattere, e loro in cambio avevano libertà di saccheggio e di stupro. Gli attacchi hanno allontanato dalle loro case più di due milioni di non arabi e ne hanno uccisi da 200mila a 500mila, a seconda delle statistiche (il governo sudanese non ne attesta più di 9mila). Contrariamente a quanto si pensa, la maggior parte delle morti è dovuta a malattia e fame, non ai combattimenti. I Janjaweed sono stati accusati di stupro sistematico e di pulizia etnica ma mai condannati, e il Sudan continua a negare il suo supporto alle milizie.
La Moschea di Djenné
Caratteristico esempio di architettura islamica è la moschea di Djenné, che si trova nel Mali; ed è interamente realizzata con fango essiccato e paglia.
La sua costruzione originale risale al XV e XVI secolo, ma a causa della scarsa resistenza agli agenti atmosferici, l’edificio è stato ricostruito varie volte nel corso dei secoli.
La Grande moschea rappresenta uno splendido esempio di architettura sahariana.
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali risorse naturali dell'Africa subsahariana?
- Quali sono le principali sfide climatiche che affronta l'Africa subsahariana?
- Come stanno affrontando i paesi del Sahel la desertificazione?
- Qual è la situazione economica dei paesi dell'Africa subsahariana?
- Quali sono le cause e le conseguenze del conflitto nel Darfur?
L'Africa subsahariana è ricca di risorse naturali, tra cui pietre preziose e metalli, ma soffre di una grave scarsità d'acqua e desertificazione.
L'Africa subsahariana affronta un clima prevalentemente desertico con scarse precipitazioni, tempeste di sabbia e il vento secco Harmattan, che contribuiscono alla desertificazione.
I paesi del Sahel, come il Burkina Faso e il Niger, stanno adottando politiche di riforestazione e recupero di tecniche agricole tradizionali per contrastare la desertificazione.
L'economia dei paesi sub sahariani è tra le più povere del mondo, con un reddito pro capite basso, dovuto a condizioni climatiche avverse, mancanza di investimenti e politiche di sviluppo deboli.
Il conflitto nel Darfur è causato da tensioni etniche e competizione per le risorse, con gravi conseguenze umanitarie, tra cui sfollamenti di massa e alti tassi di mortalità per fame e malattie.