Concetti Chiave
- Lo sfruttamento delle risorse idriche montane per la produzione di energia elettrica ha avuto inizio all'inizio del XX secolo, in risposta alla crescente domanda energetica di un paese moderno.
- La costruzione di dighe per alimentare centrali idroelettriche ha provocato un significativo degrado ambientale nelle montagne italiane durante la prima metà dello scorso secolo.
- Il disastro del Vajont nel 1963, causato dal crollo di una diga, ha segnato una svolta nell'opinione pubblica contro la costruzione sconsiderata di grandi opere.
- Attualmente, le montagne italiane ospitano 526 grandi dighe e circa 10.000 di dimensioni medie e piccole, testimoniando un intenso sfruttamento delle risorse idriche.
- Il turismo montano ha radici antiche e, mentre un tempo non rappresentava un problema per l'ambiente montano, oggi la sua sostenibilità è messa in discussione.
Lo sfruttamento della montagna
Le centrali idroelettriche
Una trentina d’anni dopo l’inizio della corsa ai valichi ferroviari fu avviato lo sfruttamento dei corsi d’acqua in montagna per produrre energia elettrica. All’inizio del secolo, infatti, fu evidente che un paese moderno avrebbe dovuto disporre di grandi quantità di energia elettrica per le industrie, i trasporti e gli usi domestici.Un esempio è la centrale idroelettrica a Semenza sull’Adda
Il degrado ambientale
Per tutta la prima metà del secolo scorso la montagna italiana, soprattutto le Alpi, fu aggredita per costruire dighe, cui collegare centrali idroelettriche. La corsa cessò negli anni Sessanta del secolo scorso, dopo che il crollo della diga del Vajont, nel bacino del Piave, provocò la morte di circa 2000 persone, suscitando una sollevazione popolare contro la costruzione di dighe.In totale, oggigiorno nelle montagne alpine e appenniniche sorgono 526 grandi dighe, più 10.000 dighe di medie e piccole dimensioni.
Ricordiamo il disastro di Vajont del 1963: una gigantesca frana distrusse completamente l’abitato di Longarone.
Il turismo
Il turismo montano è sempre esistito. Si racconta che l’imperatore Adriano abbia scalato l’Etna nel 120 d.C. Il primo manuale di alpinismo risale al 1530. Leggendarie furono le gare che ebbero luogo nell’Ottocento tra gli alpinisti, sempre più numerosi, per scalare le vette alpine.Ma quel tipo di turismo, così come quello di soggiorno per scopi curativi o per diletto nei mesi estivi, non costituiva nessun problema per la montagna. E oggi?