Concetti Chiave
- L'uomo ha limitazioni percettive significative, specialmente nella vista e nell'udito, limitate a specifici intervalli di frequenze e lunghezze d'onda.
- I fisici del ventesimo secolo hanno affrontato sfide enormi nel comprendere l'infinitamente piccolo, scoprendo che il linguaggio comune era inadeguato per descrivere fenomeni subatomici.
- Le particelle subatomiche sono principalmente spazio vuoto, e presentano sia caratteristiche di onde che di particelle, un concetto difficile da assimilare.
- Le nostre facoltà cognitive non riescono a percepire direttamente i fenomeni subatomici, ma solo le loro conseguenze misurate attraverso strumenti.
- La presenza dell'osservatore influenza gli esperimenti, portando alla necessità di considerare l'osservatore come un "partecipatore" nei contesti quantistici.
Il nostro apparato uditivo può cogliere i suoni compresi in un ben preciso intervallo di frequenze, 20 Hz - 20KHz, e deve rinunciare a percepire tutti i suoni che, proprio per tale ragione vengono definiti infrasuoni e ultrasuoni.
Una simile limitazione riguarda anche il nostro apparato visivo, al quale è concessa soltanto una piccola finestra all'interno di un ventaglio molto più ampio che si estende verso l'infrarosso da un lato e l'ultravioletto dall'altro.
E', dunque, del tutto naturale che il nostro linguaggio, il nostro modo di osservare, il nostro modo di ascoltare e, in conclusione, il nostro modo di pensare e interpretare, si basino sui dispositivi che l'evoluzione ci ha concesso.
Questa premessa era necessaria per introdurre la fatica, le difficoltà e il disorientamento che i grandi fisici dei primi decenni del ventesimo secolo incontrarono nel momento in cui decisero di esplorare l'infinitamente piccolo. Il grande paradosso fu quello di dover trattare questioni mai esaminate prima, utilizzando il linguaggio comune che, inevitabilmente, si rivelò impreciso, anzi, inadeguato. L'atomico e il subatomico misero a nudo i limiti del ragionamento e della logica fino a quel momento universalmente accettati. Le estenuanti discussioni tra Heisenberg e Bohr, conducevano, per loro stessa ammissione, ad uno stato di disperazione. La precisione che quelle indagini pretendevano non poteva essere richiesta alla grossolana capacità percettiva degli uomini. Tutto sembrava assurdo. Come si poteva accettare l'idea che gli atomi, elementi il cui diametro misura circa un centesimo di milionesimo di centimetro, fossero tutt'altro che duri e compatti, ma principalmente costituiti da spazio vuoto? Che sconcertante ossimoro della natura l'esistenza di oggetti enormemente piccoli e al contempo enormemente vuoti!! Come si poteva accettare l'dea che la radiazione elettromagnetica avesse contemporaneamente caratteristiche di onda, come l'interferenza, e di particella, come l'effetto fotoelettrico capace di strappare elettroni dallo strato superficiale di un metallo andando ad incidere su di esso?
La questione non è affatto risolta. Anche se i fenomeni submicroscopici sono stati ben inquadrati e alcuni di essi vengono padroneggiati al punto da aver inaugurato tutta una serie di applicazioni tecnologiche di utilizzo quotidiano, resta insormontabile la barriera che separa le nostre facoltà cognitive con il fenomeno vero e proprio. Ciò che riusciamo a rilevare non è mai la manifestazione autentica dell'evento subatomico, ma soltanto una sua conseguenza identificabile tramite opportuna strumentazione. I segni lasciati su una lastra fotografica da particelle accelerate o il click sonoro di un contatore Geiger attivato da radiazioni, non fanno altro che evidenziare alcuni eventi. Poiché tali strumenti sono progettati e costruiti dall'uomo e poiché i risultati vengono elaborati dalla logica interpretativa umana, entrambi risentono dell'intromissione dello sperimentatore. In questo tipo di esperimenti lo scienziato non può essere semplicemente un osservatore distaccato e obiettivo, ma inevitabilmente la sua presenza, o anche soltanto la sua logica deduttiva, condiziona l'esperimento stesso e i risultati delle osservazioni. Per usare una nota affermazione di Heisenberg, "ciò che osserviamo non è la natura in se stessa ma la natura esposta ai nostri metodi di indagine"
Domenico Signorelli
Domande da interrogazione
- Quali sono i limiti percettivi dell'uomo secondo il testo?
- Quali difficoltà hanno incontrato i fisici del ventesimo secolo nell'esplorare l'infinitamente piccolo?
- Come viene descritta la natura degli atomi nel testo?
- Qual è il ruolo dello sperimentatore negli esperimenti subatomici?
- Cosa suggerisce John Wheeler riguardo al termine "osservatore" nei test quantistici?
L'uomo ha limiti percettivi significativi, in particolare nella vista e nell'udito, poiché può percepire solo un intervallo limitato di frequenze sonore e una piccola parte dello spettro elettromagnetico.
I fisici hanno affrontato difficoltà e disorientamento nel trattare questioni mai esaminate prima, utilizzando un linguaggio comune inadeguato per descrivere fenomeni atomici e subatomici.
Gli atomi sono descritti come elementi con un diametro di circa un centesimo di milionesimo di centimetro, principalmente costituiti da spazio vuoto, un concetto sconcertante e paradossale.
Lo sperimentatore non può essere un osservatore distaccato e obiettivo, poiché la sua presenza e logica deduttiva influenzano inevitabilmente l'esperimento e i risultati delle osservazioni.
John Wheeler suggerisce di sostituire il termine "osservatore" con "partecipatore" per riflettere la stretta simbiosi tra esperimento e sperimentatore nei test quantistici.