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Capitolo 1 Elementi di meccanica classica. La teoria della relatività è, senza ombra di dubbio, una delle più grandi rivoluzioni del pensiero umano, ad opera principalmente del fisico tedesco Albert Einstein. La teoria della relatività generale, sublime capolavoro del pensiero umano, costituisce tuttora, ad ormai un secolo dalla sua stesura, la teoria di riferimento della gravitazione che corregge e amplia la vecchia teoria newtoniana e fa da base per gli attuali tentativi di quantizzazione della gravità. Come ogni teoria fisica anche la teoria della relatività è formalizzata in termini matematici; più precisamente la matematica che pone il fondamento della teoria della relatività è il calcolo tensoriale, costruito e studiato da G. Ricci Curbastro e dal suo allievo T. Levi Civita.
È curioso e per certi versi affascinante osservare che il calcolo tensoriale introdotto da Ricci Curbastro e Levi Civita in ambito geometrico-differenziale abbia poi trovato una sua naturale collocazione nella teoria della relatività: infatti una relazione tensoriale è invariante rispetto ai cambiamenti di coordinate, ovvero di riferimento, per cui appare come la migliore candidata possibile ad essere posta come legge fisica.
Lo scopo di questa trattazione, principalmente didattico, è quello di presentare anzitutto, dopo un breve richiamo di meccanica lagrangiana nel capitolo 1, la teoria della relatività ristretta, esposta nel capitolo 2, come correzione della meccanica newtoniana alla luce del principio di costanza della velocità della luce nel vuoto. Lo studio dell'invarianza rispetto alle trasformazioni di Lorentz suggerisce la necessità di studiare le relazioni matematiche a più indici che sono invarianti rispetto ai cambiamenti di riferimento, ovvero di coordinate. Nel capitolo 3 dunque si sposta l'attenzione sul calcolo tensoriale e sullo studio della geometria intrinseca degli spazi coordinatizzabili. Nel capitolo 4 finalmente si passa allo studio delle basi teoriche della teoria della relatività generale. Verrà posta l'attenzione solo sui fondamenti della teoria stessa e sulle sue principali conseguenze a partire dal principio di equivalenza, accennando solo, come conclusione al capitolo 4, ad alcuni tra gli sviluppi più recenti, quali le onde gravitazionali, la cosmologia, i buchi neri o ancora il problema dell'unificazione delle forze.
Il seguente testo può essere rivolto, secondo la nostra opinione, a studenti deicorsi di laurea in matematica, fisica o ingegneria che desiderano avere una conoscenza di base di calcolo tensoriale e di teoria della relatività. Pertanto indichiamo come prerequisiti una buona conoscenza dell'analisi matematica in dimensione finita, una buona conoscenza della fisica generale e della meccanica analitica. I testi principali di riferimento per questa trattazione sono: L.D. Landau e E.M. Lifsic, Meccanica, Boringhieri, Torino 1965, pp. 253 e L.D. Landau e E.M. Lifsic, Teoria dei campi, Editori riuniti, Roma 1999, pp. 517 per la teoria della relatività ristretta e generale; T. Levi Civita, Lezioni di Calcolo Differenziale assoluto, trad. di E. Persico, Stock editore, Roma 1925, pp. 314, per il calcolo tensoriale. Altri riferimenti si possono trovare nella bibliografia presentata.
Infine, ma non ultimo in importanza, va sottolineato il fatto che la teoria della relatività, poiché si basa su pochi principi e sul fertile e potente calcolo tensoriale, ha anche il pregio di essere semplice, completa, elegante e bella.
Amadori-Lussardi Introduzione alla teoria della relatività
Prefazione
Le scoperte scientifiche che sono veramente passate alla storia non sono mol-
tissime, sebbene la scienza esista, praticamente, da quando esiste l’uomo. La
teoria della relatività è, senza ombra di dubbio, una delle più grandi rivoluzioni
del pensiero umano, ad opera principalmente del fisico tedesco Albert Einstein
(Ulm, 14 marzo 1879, Princeton, 18 aprile 1955). La teoria della relatività generale,
sublime capolavoro del pensiero umano, costituisce tuttora, ad ormai un secolo
dalla sua stesura, la teoria di riferimento della gravitazione che corregge e amplia
la vecchia teoria newtoniana e fa da base per gli attuali tentativi di quantizzazione
della gravità. Come ogni teoria fisica anche la teoria della relatività è formalizzata
in termini matematici; più precisamente la matematica che pone il fondamento
della teoria della relatività è il calcolo tensoriale, costruito e studiato da Gregorio
Ricci Curbastro (Lugo, 12 gennaio 1853, Bologna, 6 agosto 1925) e dal suo allievo
Tullio Levi Civita (Padova, 29 marzo 1873, Roma, 29 dicembre 1941). È curioso e
per certi versi affascinante osservare che il calcolo tensoriale introdotto da Ricci
Curbastro e Levi Civita in ambito geometrico−differenziale abbia poi trovato una
sua naturale collocazione nella teoria della relatività: infatti una relazione tensoriale
è invariante rispetto ai cambiamenti di coordinate, ovvero di riferimento, per cui
appare come la migliore candidata possibile ad essere posta come legge fisica.
Lo scopo di questa trattazione, principalmente didattico, è quello di presentare
anzitutto, dopo un breve richiamo di meccanica lagrangiana nel capitolo 1, la teoria
della relatività ristretta, esposta nel capitolo 2, come correzione della meccanica
newtoniana alla luce del principio di costanza della velocità della luce nel vuoto. Lo
studio dell’invarianza rispetto alle trasformazioni di Lorentz suggerisce la necessità
di studiare le relazioni matematiche a più indici che sono invarianti rispetto ai
cambiamenti di riferimento, ovvero di coordinate. Nel capitolo 3 dunque si sposta
l’attenzione sul calcolo tensoriale e sullo studio della geometria intrinseca degli spazi
coordinatizzabili. Nel capitolo 4 finalmente si passa allo studio delle basi teoriche
della teoria della relatività generale. Verrà posta l’attenzione solo sui fondamenti
della teoria stessa e sulle sue principali conseguenze a partire dal principio di
equivalenza, accennando solo, come conclusione al capitolo 4, ad alcuni tra gli
sviluppi più recenti, quali le onde gravitazionali, la cosmologia, i buchi neri o ancora
il problema dell’unificazione delle forze.
Il seguente testo può essere rivolto, secondo la nostra opinione, a studenti dei
9
Amadori-Lussardi Introduzione alla teoria della relatività
10 Prefazione
corsi di laurea in matematica, fisica o ingegneria che desiderano avere una conoscenza
di base di calcolo tensoriale e di teoria della relatività. Pertanto indichiamo come
prerequisiti una buona conoscenza dell’analisi matematica in dimensione finita,
una buona conoscenza della fisica generale e della meccanica analitica. I testi
principali di riferimento per questa trattazione sono: e
L.D. Landau E.M. Lifsic,
Meccanica, Boringhieri, Torino 1965, pp. 253 e e
L.D. Landau E.M. Lifsic,
Teoria dei campi, Editori riuniti, Roma 1999, pp. 517 per la teoria della relatività
ristretta e generale; Lezioni di Calcolo Differenziale assoluto, trad.
T. Levi Civita,
di E. Persico, Stock editore, Roma 1925, pp. 314, per il calcolo tensoriale. Altri
riferimenti si possono trovare nella bibliografia presentata.
Infine, ma non ultimo in importanza, va sottolineato il fatto che la teoria della
relatività, poiché si basa su pochi principi e sul fertile e potente calcolo tensoriale,
ha anche il pregio di essere semplice, completa, elegante e bella.
Avvertenza. La cronologia delle scoperte ed invenzioni qui riportate, nonché la loro
paternità, può essere imprecisa o incompleta. Ci scusiamo da subito per questo
con il lettore. Come spesso si verifica nella storia della scienza, per esigenze di
chiarezza, si schematizzano eccessivamente i complessi, lunghi e controversi processi
che hanno portato ad una scoperta, invenzione o teoria compiuta. Questo porta
spesso ad associare ad una teoria, scoperta o invenzione una data ed un singolo
nome di scienziato in modo non rispettoso della verità storica. Un esempio fra tutti
è proprio la genesi della teoria della relatività ristretta. Essa viene comunemente
attribuita ad Einstein, dimenticando spesso i fondamentali ed essenziali apporti di
molti altri scienziati, come ad esempio Poincaré, Minkowski e Lorentz.
Ringraziamo per il supporto tecnico e scientifico: il dott.Luca Giuzzi, Paolo Glorioso,
il prof. Roberto Lucchetti, la prof. Silvia Pianta ed il prof. Mauro Spera che ha
letto con attenzione il libro. In particolare L. Lussardi ringrazia il prof. Bruno
Bigolin dal quale l’autore ha appreso il calcolo tensoriale nella forma originalmente
data dai grandi maestri Ricci Curbastro e Levi Civita.
Ringraziamo infine tutta la comunità di www.matematicamente.it grazie alla
quale ci siamo conosciuti: il direttore prof. Antonio Bernardo, che ha letto
scrupolosamente il lavoro e ha segnalato parecchie sviste, e tutti coloro che si sono
mostrati interessati alla stesura del testo.
Godiasco (Pavia), Arrigo Amadori
Agosto 2008 Luca Lussardi
Amadori-Lussardi Introduzione alla teoria della relatività
Capitolo 1
Elementi di meccanica classica
La meccanica classica è la teoria fisica fondamentale ed anche storicamente
la prima teoria che spiega i fenomeni in termini di interazioni fra corpi. Essa
trae origine principalmente dai lavori di Galileo (l’ideatore del metodo scientifico,
1564−1642), Newton (1642−1727), Lagrange (1736−1813), Hamilton (1805−1865).
Ma fu Newton colui che alla meccanica classica diede i contributi più importanti.
Per questo egli può esserne considerato a pieno titolo il padre. Con la definizione
dei basilari tre principi, Newton portò la meccanica classica a livello di teoria
compiuta. Inoltre Newton, in concomitanza con Leibniz, ma indipendentemente da
egli, costruì quella matematica, il calcolo infinitesimale, evoluto poi nel moderno
calcolo differenziale e calcolo integrale, che è alla base della meccanica classica.
Sulla meccanica classica si fondano le teorie fisiche successive, in particolare la
teoria della relatività e la meccanica quantistica, che di essa costituiscono necessarie
correzioni ed ampliamenti. Sono possibili diversi modelli di meccanica classica; in
questo capitolo limiteremo la nostra trattazione al modello lagrangiano.
1.1 Il modello lagrangiano
Il modello lagrangiano per la meccanica classica è il seguente. Consideriamo
n
un sistema meccanico isolato, che non interagisce con l’esterno, composto da
punti materiali, ovvero corpi dotati di massa le cui dimensioni sono trascurabili e
m , m , . . . , m .
che chiameremo anche particelle. Le masse delle particelle siano 1 2 n
3
Il sistema meccanico è immerso nello spazio euclideo in cui è sempre possibile
R
K;
definire un sistema di riferimento inerziale d’ora in poi denoteremo con SRI un
sistema di riferimento inerziale (per il significato della parola inerziale si veda la
sezione 1.2).
Un SRI è costituito da un sistema di riferimento spaziale cartesiano ortogonale
Oxyz t.
associato ad un orologio ideale, solidale con esso, che misura il tempo
K t.
Diremo semplicemente che al SRI è associato il tempo Le particelle sono
11
Amadori-Lussardi Introduzione alla teoria della relatività
12 Capitolo 1
r , r , . . . , r . r
individuate dai raggi vettori Un generico raggio vettore è dato
1 2 n i
= (x ).
r , y , z
dalla tripla La situazione è rappresentata dalla figura 1.1.
i i i i z m n
r
n
K m 2
r
2 m 1
r
1 y
0 t
x v
m , . . . , m K.
Figura 1.1: Le particelle nel SRI
1 n
z !
z
!
K
K m
Il sistema meccanico in oggetto è descritto, rispetto ad un SRI, dalla lagrangiana
r !
r
vt )
0 L(r , r , . . . , r , ṙ , ṙ , . . . , ṙ (1.1)
!
x
1 2 n 1 2 n
x
t
definita come !
t
n 1 !
X
y = (r )
y
2
L m v − U , r , . . . , r (1.2)
i 1 2 n
2 i v
i=1 = =
v v ṙ v ||v ||.
dove le sono i moduli delle velocità delle particelle, cioè
i i i i i
Si noti che la lagrangiana (1.2) non contiene esplicitamente il tempo (per un
!
z
z !
K
approfondimento di questo fatto si veda la sezione 1.3).
1 K
2
m v i-esima
Il termine è detto energia cinetica della particella per cui
i
2 i n 1 !
x
0 X 2
x m v 0 !
i
2 i
i=1 !
t
t U
è l’energia cinetica del sistema. Il termine è detto energia potenziale del sistema
y !
y U
e descrive l’interazione mutua delle particelle. L’energia potenziale è scalare e
U
dipende solo dalle posizioni delle particelle. Più precisamente è una funzione
delle mutue distanze fra tutte le particelle, considerate a due a due:
= (|r ), = 1, 2,
U U − r |, |r − r |, . . . , |r − r |, . . . i, j . . . , n.
1 2 1 3 i j
U
La forma matematica di esprime un fatto fondamentale in meccanica classi-
ca: l’interazione fra le particelle avviene istantaneamente ovvero la velocità di
1
Amadori-Lussardi Introduzione alla teoria della relatività
Elementi di meccanica classica 13
interazione è infinita. Ovviamente, questa affermazione nella realtà delle cose è
falsa; però, se le velocità delle particelle sono molto piccole rispetto alle velocità
delle interazioni, cosa che si verifica nei fenomeni ordinari, la meccanica classica
approssima fedelmente la realtà.
Se poniamo n 1
X
= 2
T m v
i
2 i
i=1 =
L T −U
la lagrangiana si scrive più semplicemente come . Allo scorrere del tempo,
le particelle percorrono curve continue, dette traiettorie, date dalle equazioni orarie
= (t)
r r
1 1
... = (t).
r r
n n t t
Secondo il principio di minima azione, il moto delle particelle fra gli istanti e
1 2
deve avvenire in modo che l’azione
t
Z 2
= )
S L(r , r , . . . , r , ṙ , ṙ , . . . , ṙ dt
1 2 n 1 2 n
t
1
sia minima, o, più debolmente, abbia un estremo. Il presente problema variazionale
conduce alle equazioni di Eulero−Lagrange
d ∂L ∂L
= = 1, 2,
, i . . . , n (1.3)
dt ∂ ṙ ∂r
i i
che sono, in tal caso, le equazioni del moto del sistema meccanico dato, risolvendo
= (t).
r r
le quali si trovano le equazioni orarie delle particelle Le equazioni
i i
(1.3) costituiscono un sistema di equazioni differenziali del secondo ordine che
(t ), (t ), (t ), (t ).
r . . . , r ṙ . . . , ṙ
è risolubile assegnando le condizioni iniziali 1 0 n 0 1 0 n 0
Questo significa che, note posizioni e velocità di tutte le particelle in un certo
istante e nota la forma dell’energia potenziale, è possibile conoscere in ogni istante
successivo come il sistema evolve, cioè le posizioni e le velocità che le particelle
avranno in qualunque istante successivo. Questo è il concetto di base della meccanica
=
L T − U
classica. Se applichiamo le equazioni del moto alla lagrangiana si ricava
dv ∂U
i = = 1, 2,
m − , i . . . , n.
i dt ∂r
i
dv
i = v̇
Le quantità sono le accelerazioni delle particelle. Se introduciamo la forza
i
dt ∂U
=
F − ,
i ∂r
i
i-esima
che agisce sulla particella, si ottiene la ben nota formula di Newton
=
m v̇ F
i i i
che esprime il secondo principio della meccanica.
Amadori-Lussardi Introduzione alla teoria della relatività
14 Capitolo 1
1.2 Il principio di relatività galileiana
Consideriamo una particella libera, ovvero che non interagisce con altre particelle,
= 0
m U
di massa rispetto ad un SRI. Per essa vale per cui la sua lagrangiana
diventa 1
= 2
L mv .
2 = 0
v̇ v
Applicando le equazioni del moto si ricava ovvero è costante. Un SRI è
quindi un sistema di riferimento rispetto al quale una particella libera si muove di
moto rettilineo uniforme. Siamo quindi in grado di formulare il principio d’inerzia
di Galileo, detto anche primo principio della meccanica: una particella libera si
muove di moto rettilineo uniforme rispetto ad un SRI.
Siccome un SRI è un sistema di riferimento rispetto al quale una particella
libera si muove di moto rettilineo uniforme, il principio d’inerzia è evidentemente