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comportate in modo diverso rispetto ad oggi fino a quando terminata la fase
dell’inflazione l’espansione non è proseguita con ritmi più lenti e graduali.
Nel mezzo della fase di inflazione, il vuoto ad alta energia andò man mano
degradandosi in vuoto a basso contenuto di energia. Si tratta di un fenomeno di
trasformazione in qualche modo simile a quello per cui l'acqua si trasforma in ghiaccio,
che è a più bassa energia. L'acqua nel diventare ghiaccio emette energia termica
latente. Anche l'energia del vuoto alla fine del processo di trasformazione viene
liberata sotto forma di energia termica e si forma una caldissima palla di fuoco. Ecco
il Big Bang. Come afferma Alan Guth, "l'universo è un pranzo gratis": sarebbe stato
cioè creato dal nulla, anche se un "nulla" molto particolare.infinitamente piccolo Prima
del Big Bang l'universo era formato da un "vuoto" ma dotato di altissima energia. Non
c'era materia ma questo vuoto ad alta energia avrebbe generato la sferetta che
vediamo e che era grande un decimo di milionesimo di miliardesimo di miliardesimo di
miliardesimo di centimetro. La sferetta avrebbe subìto una fase violentissima di
espansione ("inflazione") dando origine al Big Bang.
I suoi primi tre minuti La teoria dell'universo inflazionario risolse problemi ancora
insoluti all'interno della teoria del Big Bang. Per esempio, il fatto che l'universo
presenti delle disomogeneità nella distribuzione della materia, grandi spazi vuoti e
addensamenti come le galassie (la densità della Via Lattea è circa un milione di volte
maggiore di quella media di tutto l'universo).
Le fluttuazioni casuali che potevano essere intervenute alla nascita dell'universo non
erano tali, però, da giustificare questa forte disomogeneità. Con la teoria inflazionaria
invece è stato possibile ipotizzare che nella fase di fortissima espansione le piccole
fluttuazioni casuali, "gonfiandosi", avrebbero potuto effettivamente dare origine
all'attuale distribuzione di materia, di pieni e di vuoti. Questa ipotesi ha coinciso
perfettamente con quanto ha scoperto, nel 1992, il satellite americano Cobe (Cosmic
Background Explorer), che ha registrato piccole fluttuazioni nella radiazione cosmica
dei fondo (quella che, abbiamo visto, costituisce la "traccia" del Big Bang), risalenti a
un'epoca in cui l'universo aveva "soltanto" dieci milioni di anni. Tali fluttuazioni erano
soltanto di un centomillesimo, ma secondo i cosmologi possono spiegare bene il
processo che ha poi portato alla formazione delle galassie. Restano comunque aperte
ancora parecchie questioni. Quella più importante è l'età da assegnare all'universo,
oggi calcolata in base alla presunta velocità di espansione risalendo al momento in cui
l'universo avrebbe dovuto avere dimensioni zero. Ma i calcoli portati a termine in
proposito hanno dato un'età (13-15 miliardi di anni) inferiore all'età di alcuni ammassi
stellari (cioè alla loro distanza da noi), il che comporta un'evidente contraddizione in
quanto quelle stelle dovrebbero aver fatto parte da sempre della materia
dell'universo. Così di recente sono apparsi articoli e libri che annunciavano una crisi
della teoria del Big Bang. La costante rinnegata Il metodo più semplice per risolvere
questa contraddizione sta nel riabilitare come elemento attivo nell'universo odierno
quella componente detta "costante cosmologica" che Einstein aveva dapprima
introdotto e poi rinnegato. La costante cosmologica è l'energia del vuoto e 31
rappresenterebbe la causa della nascita del cosmo dal nulla e la causa dell'inflazione,
ed è dunque già considerata una componente attiva nel periodo iniziale della
cosmogenesi, ma la si considera comunemente esaurita essendo stata trasformata ed
emessa sotto forma di energia termica con il Big Bang. Se invece si prende in
considerazione la possibilità che parte di essa sia rimasta, si può arrivare a risolvere
la contraddizione dell'età dell'universo. Secondo questa ipotesi, l'universo avrebbe
subìto una seconda inflazione: ad un certo punto avrebbe accelerato la propria
velocità di espansione. In tal modo il calcolo del tempo che ci separa dalla nascita del
cosmo tornerebbe e le galassie più lontane non sarebbero più vecchie dell'universo.
Non uno solo, ma infiniti La teoria dell'universo inflazionario, che può spiegare cosa è
accaduto prima del Big Bang, comporta una serie di conseguenze tutt'altro che
scontate. Una di queste è per esempio la possibilità che il nostro universo, cioè quello
in cui viviamo e che possiamo osservare con gli strumenti e i satelliti, non sia il solo
esistente. In teoria potrebbero coesistere infiniti universi, dei quali il nostro sarebbe
soltanto un esemplare.
Tanti Big Bang Se ricordiamo la teoria dell'universo inflazionario, ricorderemo anche
che nella fase di inflazione si ha una trasformazione del vuoto ad alta energia in vuoto
a bassa energia. Essa non avviene in maniera omogenea per ogni parte del cosmo.
All'interno del vecchio vuoto ad alta energia si possono gradualmente formare bolle di
vuoto nuovo a bassa energia. Ciascuna bolla si espande poi alla velocità della luce. Il
vecchio vuoto ad alta energia, imprigionato dalle bolle di nuovo vuoto, può dare inoltre
luogo a un'altra inflazione e quindi a un "universo figlio" a sé stante. Anche in questo
universo figlio avviene la trasmutazione per cui nascono bolle di vuoto nuovo e
analogamente quindi si avranno "universi nipote" in un processo continuo e infinito di
cosmogenesi. All'interno di ciascuno di tali universi si ha un Big Bang da nuovo vuoto
che si espande a velocità della luce con evoluzioni di universi a sé stanti. E' possibile
che il nostro non sia altro che uno fra essi. L'universo genitore e quello figlio sono
universi separati, privi di rapporti di causa ed effetto. Hanno però dei legami, dei
"cunicoli" (in termine scientifico "wormhole") che connettono diverse regioni dello
spazio-tempo che altrimenti resterebbero separate. Un po' come avviene quando un
bruco ("worm") fa un tunnel ("hole") in una mela: connette fisicamente due parti della
superficie del frutto che altrimenti sarebbero più distanti. Il bello è che questi
cunicoli spazio-temporali non solo connettono due regioni distinte di un universo, ma
potrebbero collegare anche universi distinti tra loro. Grazie a questi cunicoli si
potrebbero superare in un attimo miliardi di anni luce passando da un punto all'altro di
un universo o addirittura da un universo a un altro. In uno di essi sarebbe finito il
protagonista di 2001: Odissea nello spazio, quando alla fine del viaggio supera la
barriera spazio-temporale giungendo in un'altra parte dell'universo o forse in un
universo "padre" o "figlio" del nostro.
Quanta vita nel cosmo? Dalle teorie che ipotizzano la nascita di differenti universi
nascono anche una serie di nuovi problemi. Le leggi fisiche che abbiamo elaborato noi
abitanti del pianeta Terra si adattano abbastanza bene a spiegare i fenomeni che 32
osserviamo nell'universo di cui facciamo parte. Ma è possibile ipotizzare che altri
universi nati prima, dopo o insieme al nostro potrebbero essere governati da tipi
completamente diversi di leggi fisiche, che non immaginiamo neppure, e che al loro
interno potrebbero comparire forme di vita completamente diverse dalla nostra o da
quelle che noi stessi possiamo immaginare basandosi sulla fisica e sulla biologia che
conosciamo.
Solo buchi neri Certamente, la fantasia si può sbizzarrire in questo caso, ma basta
spingersi un pochino al di fuori della Terra e vedere che altri pianeti del sistema
solare hanno per esempio atmosfere di ammoniaca e metano, per capire che non
esistono regole valide ovunque. Ma le speculazioni degli scienziati sono andate oltre,
fino a considerare probabile che ciascuno di questi infiniti universi che esisterebbero
si sia evoluto o si stia evolvendo sulla base di leggi fisiche completamente differenti
dalle nostre. Nel nostro universo, all'epoca del Big Bang, per esempio, si è verificata
un'asimmetria tra la produzione di materia e quella di antimateria[L'antimateria è la
materia composta dalle antiparticelle corrispondenti alle particelle che costituiscono
la materia ordinaria. Ad esempio, un atomo di antidrogeno, è composto da un
antiprotone caricato negativamente, attorno al quale orbita un positrone
(antielettrone) caricato positivamente. Se una coppia particella/antiparticella viene a
contatto, le due si annichiliscono emettendo radiazione elettromagnetica.], col
risultato che oggi la materia è predominante rispetto all'antimateria e ha formato un
universo che possiede strutture formate da materia quali stelle, galassie, pianeti, nei
quali alla fine è comparsa almeno una forma di vita intelligente (la nostra). Ma forse in
un universo in cui fosse stata preponderante la quantità di antimateria, stelle, galassie
e pianeti (come pure eventuali esseri viventi) potrebbero essere costituiti soltanto da
antimateria. L'incontro tra il nostro e questo ipotetico universo non è da augurarsi in
quanto materia e antimateria si distruggerebbero l'una con l'altra. Si possono fare
anche altri esempi: potrebbero esistere universi con una densità di materia più alta
del nostro rispetto alla velocità di espansione, i quali finirebbero con il collassare
convertendo la loro espansione in contrazione. Si può anche pensare a universi che non
danno vita a strutture stellari e galattiche a causa della eccessiva velocità della
espansione. E potrebbero esistere anche universi interamente occupati da buchi neri o
addirittura privi di materia. L'enigma della materia oscura Il nostro Sole è una delle
stelle da cui è costituito il sistema galattico della Via Lattea. Questa fa parte a sua
volta di un insieme di galassie denominato "gruppo locale". Allo stesso modo, altri
gruppi di galassie sono distribuiti nello spazio come bolle di sapone. Si tratta di una
struttura stratificata a vari livelli, galassie, piccoli gruppi galattici, gruppi galattici,
supergruppi galattici, strutture di dimensioni ancora maggiori... Tutte queste
strutture sono costituite di materia che si può osservare, ossia "visibile". Ma c'è
anche un'enorme quantità di materia "invisibile" che si stima essere fino a dieci volte
superiore a quella visibile. È chiamata "materia oscura" (dark matter) e costituisce
ancora un grande mistero. 33
La sua esistenza è stata ipotizzata osservando i movimenti delle stelle nella Via
Lattea. Gas e stelle all'interno della nostra galassia girano intorno al suo centro. Il
moto delle stelle è determinato dalla forza di gravità e dalla distanza dal centro,
analogamente a quanto accade per il moto dei pianeti all'interno del sistema solare:
quanto più i pianeti sono lontani dal Sole, tanto più lenta è la loro velocità di
rivoluzione. Ma nell'osservare il moto delle stelle della Via Lattea si è scoperto che le
stelle della parte esterna hanno la stessa velocità di quelle della parte interna. Si è
pertanto dedotta l'esistenza di una grande quantità di materia non osservabile
presente nella galassia in rapporto alla distanza dal centro. Poi si è scoperto che lo
stesso accade in molte altre galassie. I gruppi galattici abbondano di gas ad altissime
temperature, la cui massa può superare da due a cinque volte la massa di tutte le
stelle del gruppo. Questi gas, insomma, sono la "materia visibile" di maggior massa
nell'universo. Il problema è che la forza di gravità generata dalla materia di gas e
stelle messi assieme è insufficiente a imprigionare tali gas all'interno del gruppo
galattico, e ciò può essere spiegato solo ipotizzando che esista una "materia oscura" in
proporzione nove volte superiore a quella visibile. Le ombre delle "quasi stelle"
Arrivando a scrutare regioni dell'universo distanti 10 miliardi di anni luce, la
luminosità delle comuni galassie si affievolisce a tal punto da risultare troppo scura
per essere fotografata. Ma non mancano altri, più efficaci, metodi di indagine. Per
esempio quello di scrutare le "ombre" delle galassie ricorrendo alla osservazione delle