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Concetti Chiave

  • Karl Barth critica il protestantesimo liberale e sottolinea l'indipendenza della teologia dalla filosofia, concentrandosi sull'analogia fidei per colmare la distanza tra uomo e Dio.
  • Rudolf Bultmann promuove la demitizzazione, sostenendo che la fede deve essere liberata dai vincoli del pensiero oggettivo per vivere un'esperienza esistenziale con Cristo.
  • Paul Tillich cerca una mediazione tra modernità e fede cristiana, vedendo Dio come il fondamento ultimo della realtà e promotore della creazione del "nuovo".
  • La teologia cattolica, rappresentata da Teilhard de Chardin e Henri de Lubac, integra scienza e fede, sostenendo l'evoluzione come processo verso Dio, il punto Omega dell'universo.
  • La teologia della liberazione, con esponenti come Gustavo Gutierrez e Leonard Boff, sottolinea l'importanza della solidarietà e dell'impegno sociale della Chiesa a favore dei più deboli.

Indice

  1. La teologia di Karl Barth
  2. Rudolf Bultmann e la demitizzazione
  3. Paul Tillich e l'Eterno
  4. Jurgen Mortmann e la speranza
  5. Dietrich Bonhoeffer e la Chiesa
  6. Teilhard de Chardin e l'evoluzione
  7. Henri de Lubac e l'Alleanza
  8. Il Concilio Vaticano II
  9. Teologia della liberazione

La teologia di Karl Barth

La teologia protestante del XX va a ricercare, dopo aver fatto una ricostruzione storica del Cristianesimo, l’originario significato morale della parola di Dio. Il presupposto da cui parte l’opera di Karl Barth, consiste nella denuncia dell’errore commesso dai teologi del protestantesimo liberale che pretendevano di liberare il Cristianesimo dai dogmi di origine ellenistica e di ricondurre

le sacre scritture al loro originario significato morale. Da qui Barth si rifà alla tesi mistica tedesca

del XV secolo, secondo cui Dio è sempre diverso dall’idea che gli uomini hanno di lui, poiché tra

Dio e l’uomo vi è una sostanziale differenza qualitativa, ed è per questo egli sottolinea l’indipendenza della teologia dalla filosofia. Barth osserva che il rapporto tra uomo e Dio non è

comprensibile razionalmente, proprio perchè è impossibile una conoscenza razionale di Dio; egli

ritiene come unica prova possibile dell’esistenza di Dio, la prova ontologica formulata da Anselmo

(“Dio è l’essere di cui non si può pensare nulla di più grande”). Barth ritiene come la conoscenza di

Dio si realizza non attraverso la dottrina dell’analogia entis (come con l’invenzione

dell’Anticristo), ma attraverso l’analogia fidei, e ciò permette di colmare l’abisso che separa l’uomo

da Dio. La divinità di Dio diventa conoscibile dall’uomo, solo se essa si manifesta a partire da se

stessa, radicalizzando la distanza esistente tra uomo e Dio. Facendo ciò Barth sostiene che sono con

l’atto gratuito della grazia, Dio potrà conferire all’uomo la possibilità di dialogare con lui. Quindi si

sostiene che il messaggio di Cristo verrà trasmesso solo agli uomini di buona volontà, ossia coloro

che conoscono i propri limiti, non a caso la volontà è legata alla capacità dell’uomo di compiere

l’atto libero.

Rudolf Bultmann e la demitizzazione

Prima di introdurre il prossimo filosofo dobbiamo precisare che la demitizzazione, in senso

positivo, è l’interpretazione esistenziale con cui si vuol chiarire l’intenzione stessa del mito (cioè

quella di parlare dell’esistenza dell’uomo). Rudolf Bultmann, infatti, sostiene che la

demitizzazione sia l’esigenza della fede stessa, poiché essa chiede di essere liberata dal pensiero

oggettivo che inevitabilmente pone dei vincoli. E’ proprio per mezzo della fede che il mondo viene

restituito a ciò che ha di profano, e l’incontro con Cristo ha luogo solo con l’esperienza esistenziale

della fede. E’ necessario credere in Dio solo contro le apparenze, quindi sarà la volontà dell’uomo a

fare la differenza.

Paul Tillich e l'Eterno

Per Barth la domanda dell’uomo e la risposta di Dio del Cristianesimo, è caratterizzata da una sorta

di frattura, poiché la salvezza dell’uomo non può realizzarsi mediante l’elevazione dell’uomo a Dio.

Mentre Paul Tillich si propone di ricercare una mediazione tra mondo moderno e fede cristiana.

Egli dimostra che l’Eterno, dandoci a noi stessi ci libera da noi stessi (Eterno=ciò da cui veniamo e

verso cui andiamo), e ciò rende Dio il fondamento ultimo della realtà. Solo l’eterno può darci la

certezza che la terra e l’umanità, non siano esistiti invano. Poiché là dove il simbolo del Regno di

Dio ha il predominio, la storia non rappresenta solo la scena su ci si decide il destino degli

individui, ma è un momento in cui si crea il “nuovo”.

Jurgen Mortmann e la speranza

Se per Bultmann, ciò che conta è riconoscere l’assoluta trascendenza della parola di Dio, Jurgen

Mortmann ritiene che la speranza cristiana trova il suo fondamento nella promessa del regno di

Dio. Questa speranza ci impone di resistere alle forze della distruzione, e ci manterrà inquieti fino al

grande giorno di Dio. In quest’evento-Cristo, la giustizia di Dio si esprime sulla terra come il diritto

alla grazia. L’uomo nonostante la sua finitudine, non si considera una vittima, ma avverte di essere

rigenerato dallo Spirito vivificante, che anticipa la giustizia del regno venturo. L’uomo quindi

scopre nella fede cristiana la sua umanità, scopre di essere amato da Dio nonostante la sua

inumanità.

Dietrich Bonhoeffer e la Chiesa

Dietrich Bonhoeffer afferma che Cristo non aiuta gli uomini in virtù della sua onnipotenza, ma in

virtù della sua sofferenza. Ritiene che la Chiesa è veramente se stessa quando esiste per l’umanità,

andando contro alle pratiche e alla massificazione (=riti) che non sono conciliabili con la

predicazione di Cristo, che non è onnipotenza ma alterità. Questa massificazione non è altro che

l’espressione della volontà di potenza, che è totalmente il contrario della grazia. La partecipazione

all’essere di Cristo consiste nel vivere davanti a Dio e con Dio, senza Dio. L’uomo non può rifiutare

di pensare alle realtà umane in nome di quelle sovrannaturali, poiché non è possibile uno spazio

sacro in cui si preghi e uno profano in cui si possa fare a meno di Dio. Bonhoeffer vuole parlare di

Dio non ai confini ma al centro, quindi non nella debolezza, ma nella forza. L’aldilà quindi non è

l’aldilà delle nostre possibilità di conoscenza, dal momento in cui Cristo è responsabilità soggettiva

di apertura verso l’altro.

Teilhard de Chardin e l'evoluzione

Per quanto riguarda la teologia cattolica, essa si propone di superare l’antitesi tra il Dio biblico e

l’Essere statico, alla luce dei problemi posti dallo sviluppo del mondo contemporaneo. Un noto

esponente è Teilhard de Chardin che, nel conciliare i risultati raggiunti dalla scienza moderna con

il racconto biblico della creazione, ritiene l’evoluzione non una semplice ipotesi scientifica, poiché

Dio deve essere interpretato non come causa prima, ma come punto Omega, che fa convergere in sé

tutti i processi della realtà. La religione del futuro quindi verrà costituita dalla fede religiosa nella

trascendenza. Così l’universo sarà il punto Alfa (grado inferiore della materia inorganica) e Cristo il

punto Omega (punto di aggregazione universale). Ciò ci conduce alla speranza nella parusia ossia

l’avvento del regno dei cieli. De Chardin pone l’agire individuale in uno spazio non decifrabile in

una dimensione materiale, poiché mano a mano che le passioni dell’anima si concentrano in Dio,

egli le invade, le introduce nella sua irresistibile semplicità.

Henri de Lubac e l'Alleanza

Henri de Lubac ha constatato che, durante gli ultimi secoli, si è andata affermando una teoria che

vede la natura e il soprannaturale costituire un ordine completo, poiché il secondo si è aggiunto al

primo secondo un legame di “potenza obbedenziale”. Dato ciò egli si propone di dimostrare che la

fede in Dio è la sola fiamma in cui si conferma la nostra speranza. Inoltre afferma l’inscindibilità

del momento mistico da quello intellettuale, poiché nell universo non vi sono due ordini concreti

diversi ma uno solo, ossia quello dell’Alleanza (di cui la creazione è il primo tempo); così individua

nel Cristianesimo la religione dell’amore e nella rivelazione il fine ultimo dell’uomo.

Sostanzialmente quindi la salvezza dell’uomo coincide con il possesso soprannaturale di Dio.

Il Concilio Vaticano II

Il Concilio Vaticano II, era proteso a operare un approfondimento dell’annuncio cristiano a farsi

interprete delle attese di un mondo sempre più secolarizzato. In quest’ambito Hans Urs von

Balthasar, ritiene che la Chiesa cattolica debba abbattere i vincoli che le fanno smarrire l’identità,

poiché l’amore divino non rappresenta il confronto sminuito dell’amore che l’uomo conosce.

Mentre Karl Rahner afferma che ogni pensiero umano è un’interpretazione dell’Essere. Ogni

relazione con il mondo è anche relazione con la realtà divina. Il soggetto pensante è l’ente che è

dotato di una spiritualità ricettiva aperta alla storia e nella sua libertà si trova dinnanzi a Dio libero

di una possibile rivelazione; nel caso si verifica, si effettua sempre mediante la parola nella sua

storia, di cui costituisce la sua più alta realizzazione. L’uomo quindi vive il suo tempo in una

continua tensione verso l’Assoluto.

Teologia della liberazione

La teologia latino-americana della liberazione sostiene l’alterità attraverso l’uso della forza, crede

nella rivendicazione piuttosto che nella comprensione e temperanza. Ricordiamo quindi l’opera di

Gustavo Gutierrez, che ritiene fondamentale l’esperienza di fede quando parliamo di teologia , se

no vi è il pericolo che quest’ultima si converta in una specie di metafisica religiosa. Egli spera in un

impegno mondano della Chiesa, a favore degli interessi dei ceti più deboli e più bisognosi di risorse

naturali (una corretta interpretazione della carità cristiana). Un altro filosofo importante di questa

corrente è Leonard Boff, che afferma la volontà di andare oltre il paradigma della modernità.

Ritiene che possiamo sopravvivere comunitariamente solo attraverso la solidarietà generazionale.

Egli spera nell’avvento di una “casa” nella quale gli individui imparino a convivere gli uni con gli

altri con tutti gli elementi della natura.

Per quanto riguarda la teologia della liberazione, ricordiamo Joseph Ratzinger, che afferma che la

“città dell’uomo” è fondata sui diritti e doveri umani e sulle relazioni positive (“l’altro come fine,

non come mezzo” -Kant), che conducono alla via regia, la via con la quale giungiamo a Dio. Il

problema della divinità deve essere cercato nella capacità delle varie religioni di condurre l’uomo

verso il Bene unico. La funzione della fede è quella di ricondurre la ragione a se stessa,

svincolandosi dai preambula fidei, ossia quelle verità che hanno in un certo senso un ruolo

propedeutico rispetto alla fede, che invece sono da ricercare nella comunione con l’altro. Solo

l’incontro con Dio permette di non vedere l’altro solo come l’altro, ma di riconoscere in lui

l’immagine divina. Alla domanda: perché Dio non ha creato un mondo in cui la sua presenza è più

manifesta? Ratzinger risponde: noi viviamo in un mondo in cui Dio non ha l’evidenza di una cosa

che si può toccare con mano, ma va ricercato attraverso lo slancio del cuore. Se l’uomo perde di

vista Dio, la violenza prende il sopravvento. Tutti necessitiamo di Dio, che facendosi nostro

prossimo ci fa diventare a nostra volta prossimi. In sintesi, con questa riflessione, si vuole far

recuperare all’uomo la dignità attraverso la religione.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il presupposto fondamentale dell'opera di Karl Barth nella teologia protestante?
  2. Karl Barth parte dalla critica all'errore dei teologi del protestantesimo liberale, che cercavano di liberare il Cristianesimo dai dogmi ellenistici, sottolineando l'indipendenza della teologia dalla filosofia e la differenza qualitativa tra Dio e l'uomo.

  3. Come Rudolf Bultmann interpreta la demitizzazione nella fede cristiana?
  4. Bultmann vede la demitizzazione come un'esigenza della fede stessa, che deve essere liberata dal pensiero oggettivo, e sostiene che l'incontro con Cristo avviene attraverso l'esperienza esistenziale della fede.

  5. Qual è la visione di Paul Tillich riguardo alla relazione tra mondo moderno e fede cristiana?
  6. Paul Tillich cerca una mediazione tra il mondo moderno e la fede cristiana, dimostrando che l'Eterno ci libera da noi stessi e rappresenta il fondamento ultimo della realtà, dando significato alla storia e alla creazione del "nuovo".

  7. In che modo Dietrich Bonhoeffer vede il ruolo della Chiesa e di Cristo?
  8. Bonhoeffer afferma che la Chiesa esiste per l'umanità e che Cristo aiuta gli uomini attraverso la sofferenza, non l'onnipotenza, criticando la massificazione e sostenendo che la partecipazione all'essere di Cristo consiste nel vivere davanti a Dio e con Dio, senza Dio.

  9. Qual è l'approccio di Teilhard de Chardin nella teologia cattolica riguardo all'evoluzione e alla creazione?
  10. Teilhard de Chardin concilia i risultati della scienza moderna con il racconto biblico della creazione, vedendo l'evoluzione non solo come ipotesi scientifica ma come un processo che converge in Dio, interpretato come punto Omega, e promuovendo una fede religiosa nella trascendenza.

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