Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Il suicidio è visto da alcuni come un atto di coraggio e da altri come un reato, riflettendo diverse prospettive sul suo significato e motivazioni.
  • Storicamente, il suicidio è stato accettato come scelta consapevole quando il dovere personale è stato compiuto, come dimostrato da Seneca e Lucrezia.
  • Leopardi distingue tra il suicidio per eroismo degli antichi e quello per disperazione dei romantici, considerandolo una decisione razionale ma mostruosa.
  • Il suicidio è spesso il risultato di un lungo processo mentale, influenzato da interpretazioni personali di esperienze vissute piuttosto che da eventi specifici.
  • Alcuni filosofi paradossalmente vedono il suicidio come la massima espressione della volontà di vivere, offrendo sollievo da una vita oppressiva.

Indice

  1. Prospettive sul suicidio
  2. Considerazioni filosofiche e storiche
  3. Motivazioni e interpretazioni del suicidio

Prospettive sul suicidio

Una riflessione sul suicidio può partire da due punti di vista differenti : 1) alcuni lo considerano un reato, tipico di coloro che con un atto di autolesionismo estremo si trovano in una condizione di grave disagio psichico 2) altri vedono nel suicidio una manifestazione di coraggi,o in quanto consisterebbe una scelta di porre fine ad una vita che ci è stata data senza il nostro consenso. Al di là di considerazioni etico-religiose, il modo più generale, si può affermare che il suicidio è l’espressione del bisogno di mettere fine ad una sofferenza ingestibile ed insostenibile, a cui il soggetto non riesce a dare una risposta o che, forse, tenta di eliminare, sopprimendo la vita stessa. Si potrebbe anche aggiungere che il suicidio, in alcuni casi, può essere visto come una forma di egoismo perché il suicida non pensa mai né a coloro che lascia né alle conseguenze inevitabili che può causare la sua morte. Voltaire affermava che il suicidio non è sempre follia perché in tale atto esiste sempre una consapevolezza delle proprie azioni, tuttavia bisogna anche aggiungere che, generalmente nessuno si uccide per un eccesso di ragione, ma per difetto di essa.

Considerazioni filosofiche e storiche

Nel pensiero filosofico, l’accettazione del suicidio è la conclusione del fatto che i mali sono tali solo in apparenza, almeno nella maggior parte dei casi e la morte, in tal senso, non costituisce un’eccezione. Nella storia del pensiero umano, il suicidio è ammesso non come fuga, ma soltanto quando il proprio dovere è compiuto e, anche in questo caso, è chiamato in chiari termini solo una libera scelta. Come conferma di ciò possiamo richiamare alla mente l’esempio della morte di Seneca, rappresentante dello stoicismo; egli decise di uccidersi e quindi di “uscire dalla vita” solo dopo aver compiuto quanto il destino gli aveva riservato. Si può pensare anche a Lucrezia, la nobildonna romana che scelse di suicidarsi per non vivere nel disonore, dopo essere stata costretta all’adulterio da Sesto Tarquinio. Anche Dante Alighieri presta un’attenzione tutta particolare a questa motivazione di suicidio. Catone l’Uticense, pagano, è posto, apparentemente in modo inspiegabile, a guardia del Purgatorio perché è simbolo di libertà morale, di senso della giustizia e di responsabilità nei confronti del bene comune. Egli si uccise non per motivi personali e nemmeno per egoismo. Nel suo ruolo di anticesariano, egli rinunciò all’istinto di conservazione per dare un grande esempio di amore per la libertà.

Motivazioni e interpretazioni del suicidio

Nel corso della storia le motivazione al suicidio sono cambiate. Per Leopardi fa distinzione fra gli antichi che abbandonavano spontaneamente la vita per eroismo o perché illusi nei confronti di passioni violente (es. Fedra), mentre i suoi contemporanei - i romantici - lo fanno perché stanchi e disperati della loro esistenza. Inoltre, sostiene che il suicidio non può essere considerato un atteggiamento folle, ma al contrario la conseguenza di una fredda analisi razionale. Tuttavia, per quanto Leopardi sia pessimista, egli considera il “togliersi la vita” come la cosa più mostruosa che esista in natura. Il suicidio non è mai una decisione presa improvvisamente, a meno che non si tratti di persone con uno disturbo psichiatrico grave. In genere, il suicidio è il punto di arrivo di un itinerario mentale molto lungo, contorto e sofferto che comporta momenti di indecisione e di tentennamento. La morte viene vista sia in chiave positiva che in chiave negativa e si valutano i pro ed i contro del suicidio. Le motivazioni che portano a togliersi la vita sono svariate, ma non da eventi particolari; infatti, tutto dipende dall’interpretazione che l’aspirante suicida attribuisce a questi eventi. Una persona può suicidarsi per amore, per vendetta, per delusione in campo lavorativo, per convinzione di essere un peso inutile nella società o di aver deluso le aspettative altrui o a causa di un’esistenza dominata dalla noia e dalla monotonia. Alcuni pensatori sostengono, in modo paradossale, che il suicidio sia la massima espressione della volontà di vivere perché in questo caso soltanto con la morte ci si può liberare da una vita dominata da costrizioni esterne e quindi da una vita che non è vita. Ecco perché la morte non fa più paura e il pensiero del suicidio può portare conforto e perfino sollievo. Addirittura il suicidio dimostrerebbe come sia grande nell’uomo l’attaccamento alla vita. Evidentemente un simile concetto è molto distante dall’idea del suicidio che ha il Cristianesimo: la vita è un dono di Dio per cui nessuno, nemmeno noi stessi siamo autorizzati a togliercela pur capendone, ma non giustificando il suicido.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono i due punti di vista principali sul suicidio nel pensiero filosofico?
  2. Alcuni lo considerano un reato legato a un grave disagio psichico, mentre altri lo vedono come un atto di coraggio per porre fine a una vita non scelta.

  3. Come viene interpretato il suicidio nella storia del pensiero umano?
  4. È ammesso non come fuga, ma come libera scelta quando il proprio dovere è compiuto, come dimostrato da figure storiche come Seneca e Catone l'Uticense.

  5. Qual è la posizione di Leopardi riguardo al suicidio?
  6. Leopardi distingue tra gli antichi che si suicidavano per eroismo e i romantici che lo fanno per disperazione, vedendo il suicidio come una fredda analisi razionale, ma lo considera comunque mostruoso.

  7. Quali sono le motivazioni comuni che portano al suicidio secondo il testo?
  8. Le motivazioni includono amore, vendetta, delusione lavorativa, sentirsi un peso, o una vita monotona, dipendendo dall'interpretazione personale degli eventi.

  9. Come viene visto il suicidio in contrasto con la visione cristiana?
  10. Alcuni pensatori lo vedono come un'espressione della volontà di vivere, mentre il Cristianesimo lo considera inaccettabile poiché la vita è un dono di Dio.

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