Concetti Chiave
- Kierkegaard descrive eventi traumatici della sua vita come un "grande terremoto", includendo la morte dei cari e la rottura del fidanzamento.
- Critica la filosofia di Hegel, privilegiando la scelta individuale e la dialettica dell'aut-aut rispetto all'et-et di Hegel.
- L'angoscia nasce dalla difficoltà della scelta, che è una decisione inevitabile e personale, senza possibilità di mediazione.
- La disperazione, vista come una "malattia mortale", si origina dal peccato e può essere superata solo attraverso la fede.
- Kierkegaard distingue tra vita estetica, etica e religiosa, sostenendo che la vita di fede è la scelta più autentica, criticando la fede istituzionale della Chiesa.
Indice
Riflessioni sulla vita e le scelte
Trattando della sua vita parla di un "grande terremoto" o di un "pungolo nelle carni", probabilmente la morte dei cari, la rottura del suo fidanzamento, oppure l'aver udito il padre bestemmiare.
Critica alla filosofia di Hegel
Critica Hegel: alla dialettica dell’et-et antepone quella dell’aut-aut
Hegel non da importanza al singolo che è il centro della filosofia di K.: è il singolo che si trova dinnanzi alla scelta, nessuno può aiutarlo
L'angoscia e la disperazione
Angoscia: sentimento derivante dalla difficoltà della scelta, visto che essa non lascia spazio a mediazioni, anzi ci può condurre nel baratro
Disperazione: o malattia mortale, deriva dal peccato (mortale), solo la fede può redimere l’uomo
La scelta e i tipi di vita
La scelta è sempre un salto da un’opzione all’altra; si deve necessariamente scegliere altrimenti la vita sceglierà al nostro posto
Tipi di vita tra i quali può scegliere l’uomo:
vita estetica: tipica del Don Giovanni, colui il quale passa da un piacere all’altro, cogliendo l’attimo
vita etica: quella tipica dell’ assessore Guglielmo, uomo sposato che lavora
vita religiosa: quella di Abramo che immola anche il figlio (trasgredisce anche la morale) per ascoltare Dio
Kierkegaard e la fede intima
Kierkegaard ritiene che sia giusto scegliere la vita di fede, tuttavia critica la fede "formale", quella conclamata dalla Chiesa quale istituzione, amando il rapporto uomo-Dio nella sua intimità, un rapporto in cui il finito (uomo) incontra l'infinito (Dio)