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Concetti Chiave

  • Schopenhauer is recognized as a philosopher of cosmic pessimism, emphasizing that human knowledge is confined within the subject, with reality perceived as mere representation.
  • He critiques Kantian concepts, arguing that phenomena are reduced to consciousness without external reality, calling it the "veil of Maya," an illusionary representation.
  • Influenced by Romanticism and Hinduism, Schopenhauer introduces the concept of the "will to live" as the underlying essence beyond appearances, representing an indeterminate life force.
  • Pessimism is central to his philosophy, viewing life as a cycle of pain with temporary pleasures, where the will to live perpetuates suffering.
  • Schopenhauer proposes three paths to alleviate suffering: art, which allows contemplation beyond representation; ethical compassion, fostering empathy; and asceticism, leading to the annihilation of personal desire.

Indice

  1. Le origini del pensiero di Schopenhauer
  2. Critica a Kant e il ruolo del soggetto
  3. La riduzione del fenomeno alla coscienza
  4. La visione scientifica del mondo
  5. Il fenomeno e il noumeno
  6. La volontà di vivere e il dolore
  7. Le vie per spegnere il dolore

Le origini del pensiero di Schopenhauer

Comincia ad avere fortuna nel '48. Noto come il filosofo del dolore cosmico/pessimismo cosmico. Apprezzato da Leopardi. Studia da Schulze Gottlob, che era un filosofo che aveva studiato Kant.

Fine 1700 dove Kant era l'autore di riferimento.

Critica a Kant e il ruolo del soggetto

Schulze è contro Kant, perché dice che non si può parlare del noumeno (causa delle sensazioni che provo, che sono la materia prima della forme a priori), perché non è un fenomeno, è al di là, è prima. Il principio di causalità può applicarlo solo alle sensazioni, non puoi applicarlo a qualcosa che è al di là delle sensazioni, che è a priori.

Critica anche l'io penso, di cui non si può avere esperienza. Critica una serie di postulati kantiani. Salta il io penso e il noumeno. Svolta conscienzialsitica. Il pensiero elabora i dati dell'esperienza, che sono dati di cui io stesso sono la causa e non posso andare oltre.

La riduzione del fenomeno alla coscienza

Schopenhauer si pone in un versante di studio dove tutta la conoscenza umana è introitata nel soggetto, perché anche i materiali del conoscere non vengono da una realtà esterna. Io ho a che fare soltanto con delle sensazioni. Schopenhauer eredita un introitare tutta la conoscenza nel soggetto.

La riduzione del fenomeno alla coscienza. Il fenomeno diventa una pure rappresentazione conscenziale. Il fenomeno ridotto ad idea/rappresentazione e la rappresentazione ridotta ad apparenza. Riduzione conscienzialsitica del fenomeno. Il fenomeno è una pura immagine in me, senza rapporto con il mondo esterno. Lui la chiama velo di Maya/sogno/illusione/apparenza. Il fenomeno diventa un puro fatto di coscienza/evanescente.

Anche l'io penso è sparito e la struttura consociativa dell'uomo viene ridotta alla fisiologia dell'apparato nervoso e cerebrale, cioè una visone fisiologica. Crede ad un movimento di idee tipiche dell'Illuminismo materialistico francese.

La conoscenza è un fatto neuro psichico, cioè l'uomo,animale evoluto, elabora il mondo in un certo modo che gli è proprio, dato dalla sua struttura neuro fisiologica. Il tuo apparato cerebrale si eleva al pensiero. L'uomo vivendo percepisce il mondo in un certo modo, come la sua natura fisiologica gli dà. In questo caso l'intelletto e usa ancora il vocabolario kantiano.

La visione scientifica del mondo

Dice che l'intelletto ha tre categorie: spazio,tempo e causalità. Le cose sono spazio temporalizzate, quindi sono numerate, uno molteplici e si collocano nello spazio. Visone scientifica del mondo. La causalità vuol dire il rapporto causa effetto necessario, cioè tutto ha una causa. Noi percepiamo il mondo così, come cose nel tempo, nel numero, nello spazio, nella geometria, nella causa effetto.

L'uomo intellettuale è l'uomo scientifico. L'uomo organizza un mondo per cercare un mondo a lui favorevole, cioè il mondo scientifico e gli serve per trasformarlo al suo servizio, ma il mondo della scienza è la sua rappresentazione. Con Schopenhauer quando parliamo di mondo, il mondo è il mio mondo, la mia creazione, la mia rappresentazione. In questo caso avendo tutti lo stesso intelletto, tutti tendiamo a vedere il mondo circa allo stesso modo, cioè il mondo della scienza. Non è la vera realtà, è la realtà costruita dall'uomo.

Il fenomeno e il noumeno

Al kantismo si uniscono una serie di tematiche del romanticismo. Parla ancora una volta di fenomeno e noumeno. In cui il fenomeno è la rappresentazione scientifica del mondo, ma ammette che c'è una vera sostanza del mondo, qualcosa che sta dietro le mie rappresentazioni,il vero mondo che lui chiama noumeno.

Questa vera realtà essendo al di là dello spazio tempo, è ridotta ad un puro fluire di realtà totalmente indeterminato che lui chiama volontà di vivere e la volontà di vivere è uguale per tutti. Lui la intende romanticamente, come un invito, un assoluto. L'uomo non esce da se stesso. Il fenomeno è l'attività di una mia conoscenza. Io raffiguro le cose come cose causate da oggetti esterni. Mi rappresento il minor come concetti che assegno in frasi/giudizi. Misuro la realtà in termini scientifici.

Il mondo è la mia rappresentazione. Il fenomeno è una rappresentazione illusoria.

Contagiato dal pensiero induista, per questo parla del velo di Maya, cioè un velo apparente in cui appare il mondo come rappresentazione, cioè un mondo illusorio.

Schopenhauer è romantico e quindi prende dal romanticismo altri temi fondamentali. Innanzitutto il concetto di infinito e assoluto tipico del romanticismo. Lui crede che ci sia un assoluto che è la vera relata unitaria, che lui interpreta kantianamente, come il noumeno, cioè che sta al di là delle apparenze. La vera realtà per lui diventa l'infinito/assoluto romantico, inteso come un monismo panteistico organicistico. La vera realtà consiste nella volontà di vivere.

Lui arriva dicendo che l'uomo non è solo rappresentazione, perché la rappresentazione coincide con la visione scientifica del mondo, ma anche un corpo. L'uomo è sopratutto vita è di me faccio esperienza come un soggetto volente, cioè che ha un volere libero. Parte da Kant ma lo legge in modo totalmente suo. Mi sperimento come volontà libera. Io per esempio. Io muovo un braccio e io posso guardare questo movimento dall'esterno e lo vedo come un movimento totalmente determinato da leggi fisiche e meccaniche, ma io non vedo solo la rappresentazione, ma sento che lo sto muovendo. Lo percepisco dal mio di dentro come un atto libero. Se io mio guardo integralmente come essere vivente, in un corpo, sento che c'è qualcosa che sfugge alla mia rappresentazione, cioè la mia volontà. Non sono solo intelletto, sono anche vita/corpo/sentimento. Percepisco alcune forze fondamentali, come il dolore, il piacere, l'amore, l'odio. Grazie a questo, questo sentirmi dall'interno è quella fessura che mi permette di uscire dal velo di Maya/dalla rappresentazione e attingere al noumeno, cioè alla vera essenza del mondo, alla vera realtà, alla realtà che è al di là delle apparenze.

La volontà di vivere e il dolore

L'assoluto romantico è quella forza che vedo emergere in me, è la volontà di vivere. Impulso cieco di autoaffermaizione, non solo di autoconservazione. La vita afferma se stessa. Mi percepisco come volontà di vivere. Si vive per vivere. In realtà dire vita, volontà vuol dire innanzitutto dolore, perché io vivo, voglio...ma voglio che cosa? Vivo per morire? Una struttura eternamente insoddisfatta (Sehensucht romantica). Vuol dire lotta, perché lotta per la sopravvivenza. Ogni organismo è la tomba di altri esseri viventi che sono in continua lotta per la sopravvivenza.

La sua filosofia è chiamata un pessimismo metafisico o cosmico, perché il dolore non è un sentimento il dolore è strutturale/ essenziale all'essenza stessa del mondo e siccome tutto vi partecipa è cosmico. Il dolore è essenza del mondo. La vita dell'uomo è un pendolo fra il dolore, il piacere passando rapidamente per la noia. Dove l'originario, lo strutturale è solo il dolore, perché il piacere è solo la sospensione provvisoria del dolore. Il dolore è la normalità, il piacere è l'eccezione. Quando sospendo il dolore, ho già annullato me stesso. Il piacere è un momento provvisorio/di passaggio. Il dolore è stabile, sempre. La noia è l'attimo di sospensione del desiderio. L'amore, inteso come Eros, non è altro che l'inganno con cui la natura ti spinge all'accoppiamento per auto riprodursi, cioè la volontà di vivere si serve di te per continuare ad autoaffermarsi. È un dolore che cerca un altro dolore per produrre un altro dolore. Dietro l'amore c'è sempre la pulsione sessuale all'accoppiamento, perché la volontà di vivere lo porta.

Questa volontà di vivere ha la struttura dell'infinito romantico, quindi essendo al di là dello spazio-tempo e quindi del numero. La volontà di vivere è una, la realtà è una. Noi la vediamo divisa in individui, ma è una, è eterna, incausata, irrazionale, cieca, senza scopo. Parole durissime sulla religione, soprattutto quella cristiana. Lui aderiva intellettualmente all'induismo. Dice che si vergognerebbe ad essere Dio se avesse creato un mondo così imperfetto. Gli uomini si sono inventati un Dio per dare un senso a questa vita che non ha senso. L'idea di Dio è frutto della rappresentazione, l'uomo deve darsi degli scopi per vivere. Lui riconduce tutto alla volontà di vivere, perché in principio c'era la volontà di vivere. Tira dentro alcune idee platoniche, dicendo la volontà di vivere si è espressa in un mondo ideale. L'individuo vivono secondo il numero, la geometria, quindi quello che in realtà è uno, noi lo vediamo come molti. Il suo scopro sarà di superare il dolore ritornando nel tutto. Soppressione della volontà, perché se spegni il desiderio non soffri più. Capisce che la chiave di lettura di ritorno all'uno è lo spegnimento del desiderio.

Lui arriva a dire che solo l'uomo è capace di riflettere sulla sua vita. Ecco perché il dolore, l'angoscia.. sono molto più accentuati nell'uomo. L'uomo ha una funziona salvifica. La volontà stessa di vivere nel l'uomo prende coscienza di se ed è uno spettacolo talmente orrido, che appena si accorge di se la volontà si vuole auto spegnere. La volontà di vivere diventa cosciente nell'uomo, la volontà vuole diventare non volere, per spegnere il dolore, perché se il volere genera dolore, basta eliminare il desiderio.

Le vie per spegnere il dolore

Per spegnere il dolore ci sono tre vie:

- L'arte, perché attraverso un oggetto fa meditare su un concetto universale. Apre alla bellezza, alla figura. L'arte è contemplativa, perché ti spinge a contemplare l'idea. La volontà di vivere si oggettiva in idee. Ti fa astrarre dallo spazio tempo, cioè dal mondo della rappresentazione. L'arte è disinteressata e quindi purificatrice perché per un istante ti mette a contatto con la vera natura delle cose. Il mondo della rappresentazione scientifica è il mondo del desiderio, il mondo per cui tu vivi e ti scontri con gli altri uomini. Apparato conoscitivo che ti fa andare al di là degli individui e contemplare il primo immobile. L'arte ha il problema che dura per un breve periodo. La musica non è un'opera d'arte, è entrare nella volontà di vivere. La musica fa uscire dal mondo della rappresentazione e ti mette in sintonia con il cosmo più profondo.

- L'etica della pietà, cioè la solidarietà con gli altri uomini, l'empatia con gli altri uomini. Nel mondo della rappresentazione siamo individui l'uno contro l'altro,siamo vittime e carnefici. In realtà siamo tutti sullo stesso livello. La lotta, la rabbia sono tutti inganni, nella pietà verso l'altro, io faccio esperienza dell'unità metafisica che c'è tra di noi. Ha ovviamente una sua gradazione. Si parte dalla giustizia (mi impedisco di fare il male) fino all'amore, cioè la carità, cioè cercare l'unità sopra il contrasto. Il massimo è sentirei il dolore dell'altro come mio, immedesimarmi nel dolore dell'altro. Secondo stadio incompleto, perché l'uomo non esce ancora dell'individualità.

- Ascesi. Rinnegamento di sé. Porta ad uccidere ogni volontà. L'uomo sprofonda in una sorta di nulla, che non è assoluto, sprofonda nel nulla del mondo della rappresentazione, cioè scomparendo tu scompare la tua rappresentazione. Ti porta a morire come individuo. In realtà viene riassorbito e confluisci nel tutto, cioè la volontà di vivere. Il tutto è un niente del tuo mondo.

L'esito di questo percorso è il nirvana buddista, dove il dolore finisce ma scompare la tua individualità.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il concetto centrale della filosofia di Schopenhauer?
  2. Il concetto centrale della filosofia di Schopenhauer è la "volontà di vivere", che rappresenta una forza cieca e irrazionale alla base di tutta la realtà, e che si manifesta come un impulso di autoaffermazione e sopravvivenza.

  3. Come Schopenhauer interpreta il rapporto tra fenomeno e noumeno?
  4. Schopenhauer interpreta il fenomeno come una rappresentazione illusoria del mondo, mentre il noumeno è la vera sostanza del mondo, una realtà al di là delle apparenze, che lui identifica con la volontà di vivere.

  5. In che modo Schopenhauer vede il dolore nella vita umana?
  6. Schopenhauer vede il dolore come un elemento strutturale ed essenziale della vita umana e del mondo, considerandolo una condizione cosmica inevitabile, mentre il piacere è solo una temporanea sospensione del dolore.

  7. Quali sono le tre vie proposte da Schopenhauer per superare il dolore?
  8. Le tre vie proposte da Schopenhauer per superare il dolore sono: l'arte, che permette di contemplare l'idea universale; l'etica della pietà, che promuove la solidarietà e l'empatia; e l'ascesi, che implica il rinnegamento di sé e la soppressione del desiderio.

  9. Come Schopenhauer integra il pensiero romantico nella sua filosofia?
  10. Schopenhauer integra il pensiero romantico nella sua filosofia attraverso il concetto di infinito e assoluto, interpretando la vera realtà come un monismo panteistico e organicistico, e vedendo la volontà di vivere come un impulso cieco e universale.

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