Concetti Chiave
- L'arte ha un effetto temporaneo nel calmare la volontà egoistica, ma non risolve il conflitto interiore a lungo termine.
- Per superare il dolore, è necessario deporre la volontà egoistica in modo significativo, oltre la contemplazione estetica.
- La compassione è il fulcro della terapia morale, fornendo un senso autentico al sistema di Schopenhauer.
- L'individuo è diviso tra Rappresentazione e Volontà, entrambe influenzano la sua libertà e serenità.
- La vera liberazione si raggiunge negando la volontà auto-affermativa, abbracciando una quiete che supera la lotta e l'inquietudine.
Il limite dell'arte
Il problema dell'arte è che questo farmaco ha un potere limitato nel tempo, cioè quello necessario alla contemplazione. L’individualità egoistica riemerge a creazione avvenuta. E si ritorna al conflitto. Dunque è un quietivo provvisorio della volontà. Farmaco con molti limiti: genialità creativa e possibilità di fruirne, nonché provvisorietà dell’efficacia. Il problema risulta di deporre in modo più significativo la propria volontà egoistica, per potersi liberare in modo efficace dal dolore. Quindi superare la dimensione della contemplazione estetica, dimensione conoscitiva delle idee universali, e inaugurare un itinerario che conduca ad una terapia ancora più efficace.
La compassione come farmaco morale
Il farmaco morale si centra sulla compassione. Il problema morale si pone a conclusione dell’intero sistema schopenhaueriano, e forse gli fornisce senso autentico e giustificazione ultima. Per cogliere appieno questa prospettiva, può essere opportuno ricapitolare le premesse generali: kantianamente, l’individuo è Rappresentazione e Volontà, fenomeno e cosa in sé. L’individuo come Rappresentazione è subordinato al principio di ragione e le sue leggi, che lo negano nel suo essere libero. Ma l’individuo come Volontà per Schopenhauer è servo di essa.
La liberazione dalla volontà
L’arte, la dimensione estetica, libera brevemente dalla volontà auto-affermativa individuale, poiché va al di là della dimensione singolare ed egotica e apre alla dimensione universale dell’essere. Però ricade da subito nel regno della Rappresentazione e dunque in un quando di separazione. La liberazione provvisoria che l’art reca non perviene alla quiete della Volontà in sé e per sé. Le stesse idee, i modelli che l’arte coglie come oggettivazione della volontà, appaiono ancora una volta in conflitto tra di loro. Ci si può di conseguenza liberare completamente solo cogliendo la quiete della Volontà. Come la si raggiunge? Con la negazione della volontà auto-affermativa di vita. In quanto tale è negazione della vita, essendo essa inquietudine e continua lotta. In questo senso è fondamentale l’esperienza del dolore, che ci consente di cogliere la volontà propria auto-affermativa come inquietudine. Dunque la sospensione del dolore sta nell’annullamento della propria volontà auto-affermativa. La noluntas, la non-vita, la non-affermazione della propria volontà.
Domande da interrogazione
- Qual è il limite principale dell'arte come terapia secondo il testo?
- Come si può ottenere una liberazione più efficace dal dolore secondo il testo?
- Qual è il ruolo della compassione nel contesto del farmaco morale?
L'arte ha un potere limitato nel tempo, poiché la sua efficacia è solo temporanea e legata al momento della contemplazione, dopo il quale l'individualità egoistica riemerge.
Si può ottenere una liberazione più efficace dal dolore superando la dimensione della contemplazione estetica e inaugurando un itinerario che conduca alla negazione della volontà auto-affermativa di vita.
La compassione è centrale nel farmaco morale, poiché rappresenta la soluzione al problema morale nel sistema schopenhaueriano, fornendo senso autentico e giustificazione ultima.