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Schopenhauer, Arthur - riassunto del pensiero filosofico scaricato 0 volte

Concetti Chiave

  • Schopenhauer considera il mondo fenomenico come una rappresentazione della coscienza, sostenendo che la realtà vera è nascosta dietro il "velo di Maya", un'illusione simile a un sogno.
  • La volontà di vivere è il noumeno, un'energia irrazionale e cieca che pervade il mondo, causando dolore e assenza di vera libertà, poiché le azioni umane sono determinate dalla volontà stessa.
  • Schopenhauer esprime un profondo pessimismo, considerando la vita come un pendolo tra noia e dolore, con l'amore come un'illusione che perpetua il dolore dell'esistenza.
  • La consolazione estetica è raggiungibile attraverso l'arte, che permette di contemplare le idee e spezzare le catene della volontà, con una gerarchia che culmina nella musica.
  • La liberazione dal dolore avviene attraverso l'ascesi, che porta alla soppressione della volontà e al raggiungimento del nirvana, uno stato di pace e serenità.

Indice

  1. Schopenhauer
  2. Il mondo come rappresentazione
  3. Il mondo come volontà
  4. Pessimismo antropologico e sociale
  5. La consolazione estetica

Schopenhauer

Arthur Schopenhauer nasce a Danzica nel 1788, in una delle famiglie più ricche della città. Fece numerosi viaggi in Europa, durante i quali ebbe l’occasione di entrare in contatto con nuove culture. Dopo la morte del padre, che lo obbligò ad intraprendere l’apprendistato commerciale, Schopenhauer si dedicò allo studio della
filosofia, in particolare di Platone e Kant.

Il mondo come rappresentazione

Il mondo fenomenico è una rappresentazione della coscienza ed è costituito dalle forme a priori di spazio, tempo e causalità. L’opera Mondo come volontà e rappresentazione (1818) si divide in quattro parti:
• il mondo come rappresentazione
• la volontà
• l’arte
• la volontà, ovvero la negazione della volontà
Schopenhauer sostiene che “Il mondo è una mia rappresentazione” e da questo possiamo osservare una distinzione con Kant:
• per Kant il fenomeno è l’unica realtà accessibile alla mente umana e il noumeno è un concetto limite che può
essere solo pensato ma non conosciuto
• per Schopenhauer il fenomeno è parvenza, illusione, sogno, mentre il noumeno è ciò che si nasconde dietro
al fenomeno. Egli sostiene, quindi, che la vera realtà esiste, ma è nascosta dietro un velo di interpretazione
illusorie, a cui dà il nome di “velo di Maya”
Il fenomeno è solo una rappresentazione e, in quanto tale, simile ad un sogno. Ogni rappresentazione si compone di due aspetti: il soggetto rappresentante e l’oggetto rappresentato. Essi sono semplicemente due facce della stessa medaglia, in quanto nessuno dei due esiste senza l’altro, così come il sogno non esiste senza la realtà a cui si ispira. Da questa affermazione si coglie l’errore dell’idealismo e del materialismo:
• l’idealismo pretende di ridurre l’oggetto al soggetto
• il materialismo pretende di ridurre il soggetto all’oggetto
Il mondo viene colto come rappresentazione a partire da forme a priori del soggetto: spazio, tempo e causalità. È la mente umana che fa del mondo una rappresentazione, ricoprendolo con il velo di Maya, in quanto noi non conosciamo mai un singolo oggetto, ma gli oggetti inseriti in una trama di relazioni, ovvero il tessuto che la nostra mente estende sulla realtà.
Schopenhauer riprende da Kant le forme a priori dello spazio e del tempo, ma riduce le 12 categorie ad una sola, quella della causalità. Le forme a priori sono quindi tre: spazio, tempo e causalità. Inoltre, la mente umana descritta da Kant, per Schopenhauer è qualcosa di concreto, il cervello, e le facoltà cognitive sono funzioni cerebrali. Il rapporto tra spazio, tempo e causalità è come una partita a scacchi:lo spazio ed il tempo sono la scacchiera e la causalità è ciò che fa muovere le pedine. Il “principio di ragion sufficiente” è ciò che spinge la causalità a determinare e muovere gli oggetti, è ciò che fa si che le cose esistano e siano quello che sono. La ragion sufficiente è insita nelle cose.
Il principio di ragion sufficiente ha quattro radici, ovvero quattro modi attraverso cui la causalità si rapporta con il mondo fenomenico:
• il divenire: regola i rapporti esistenti nel mondo dei fenomeni fisici
• l’essere: regola i rapporti matematici su cui si fondano le leggi della fisica
• il conoscere: regola il funzionamento della ragione umana, in quanto non vi è libertà da parte della nostra
mente nel formulare ragionamenti
• l’agire: regola i rapporti e le motivazioni sottese alle azioni morali degli individui. Nel momento i ci noi
compiamo un’azione essa è frutto di cause che l’hanno determinata; non vi è, quindi, alcuna libertà di scelta
tra il bene o il male, ma solo delle concatenazioni causali.
L’uomo, in quanto animale metafisico, non può fare a meno di interrogarsi sulla sua esistenza.

Il mondo come volontà

Quando l’uomo considera il proprio corpo, vi scopre l’esistenza della noumeni volontà di vivere, irrazionale e cieca. La lacerazione del velo di Maya e, quindi, la conoscenza reale delle cose è possibile in quanto nell’uomo fenomeno e noumeno coincidono. L’uomo non è soltanto soggetto conoscente, ma in quanto corpo è anche oggetto della conoscenza. Noi possiamo, quindi, considerare il nostro corpo come qualsiasi altro oggetto, che in questo caso è fenomeno, ma dentro avvertito che l’intima essenza delle cose, il noumeno, è volontà. Il corpo, perciò, è volontà oggettivata, ovvero volontà resa visibile.
La volontà è presente in tutti gli esseri viventi, ma solo l’uomo ne è consapevole. Ne segue un paradosso: il mondo fenomenico ci appare ordinato secondo le leggi di natura, perché così lo descrive la mente razionale dell’uomo, mentre in realtà è assoluto caos, in quanto è il prodotto di un’energia irrazionale, la volontà. La conseguenza è che non esiste la libertà, in quanto chi decide per ogni individuo è la volontà.
Il velo di Maya ci descrive un mondo fatto di individui, oggetti, ragionamenti, forme e colori, ma si tratta solo di apparenza. Sotto al velo di Maya c’è la volontà, definita come:
• il noumeno
• unica: non è individuale, ma è un mare increspato da un’infinità di singole onde
• anonima: senza volto, oscura, priva di ogni fisionomia
• irrazionale: non persegue nessun progetto
• cieca: indifferente ai risultati che persegue
Dunque la volontà non può essere oggetto di rappresentazione, ma è ovunque. La volontà è l’essere del mondo, il male che lo pervade; questo concetto caratterizza il pessimismo metafisico di Schopenhauer.
La volontà si esprime sempre nel desiderio di qualche cosa e questa tensione frustrata è il dolore.
In quanto la mia volontà è sempre in contrasto con quella di qualcun altro, il mio successo corrisponde sempre all’insuccesso di qualcun altro. Questo perenne scontro tra volontà fa sì che tutti siano colpevoli dell’essere nati e di conseguenza di dover vivere a discapito degli altri. Gli uomini si oppongono, quindi, l’un l’altro senza rendersi conto di essere una sola realtà. Tutta la natura soffre, non solo l’uomo, ma quest’ultimo è quello che tra tutti gli esseri viventi soffre di più, perché è colui che ha la maggiore consapevolezza della sua condizione e, tra gli uomini, più di tutti soffre il genio, poiché “più intelligenza avrai, più soffrirai”.
In questo contesto la ricerca del piacere inteso come godimento o gioia diventa assurda. Non esiste, infatti, il piacere senza dolore, in quanto il piacere null’altro è se non il rilassamento dal dolore, ma poiché il piacere consiste nel rilassamento, inevitabilmente sfocia nella noia. Schopenhauer sostiene, quindi, che la vita è come un pendolo che oscilla tra la noia e il dolore e questa oscillazione non potrà mai aver fine poiché l’uomo non può che volere infinitamente.
Schopenhauer rifiuta ogni forma di storicismo, contrapponendo una propria visione irrazionale della storia. Egli sostiene che cambiano i nomi e gli avvenimenti si manifestano nelle differenti collocazioni spazio temporali ma la realtà è sempre la medesima: la volontà assume, cioè, sempre diverse connotazioni, rimanendo identica a sé stessa. Di conseguenza la storia dell’uomo è un assurdo destino simile a una ruota che gira all’infinito senza andare da nessuna parte. La storia, quindi, non è che il dispiegarsi della volontà, una forza irrazionale che ripete se stessa all’infinito. PESSIMISMO STORICO
Schopenhauer considera il mondo come un inferno e sostiene che noi conosciamo solitamente l’uomo in quello stato di equilibrio chiamato civiltà, ma basta poco a rompere questo equilibrio e allora l’uomo si rivela per quello che è. Persino le azioni che apparentemente sembrano motivate dai più alti intenti morali, vengono in realtà compiute dai singoli individui sotto l’impulso della volontà.

Pessimismo antropologico e sociale

Per sfuggire alla sua tragica condizione, l’uomo si rifugia nelle illusioni, la più tragica delle quali è l’amore, il quale è sempre indirizzato alla ricerca del piacere sessuale. L’amore è, infatti, l’estremo inganno con cui la volontà perpetua sé stessa e con essa il dolore della vita. Sostiene, inoltre, che il concepimento non è altro che “due infelicità che ne mettono al mondo una terza”.
Schopenhauer esclude il suicidio come rimedio al dolore, in quanto il suicida “vuole la vita” e la ama talmente tanto da non sopportare che non sia come la desidera. Il suicidio non è, dunque, una rinuncia alla volontà, ma ne è l’affermazione più potente. Le alternative che possono condurre l’uomo a liberarsi dal dolore e dalla noia sono l’arte, la morale e l’ascesi.

La consolazione estetica

Schopenhauer sostiene che tra l’illusoria conoscenza fenomenica e quella autentica della realtà noumenica ci sia la contemplazione delle idee. Esse sono forme eterne e immutabili, modelli delle realtà naturali, sono le intuizioni dell’essenza delle cose. Solamente l’artista è, però, capace di raggiungere questa conoscenza, egli è quel genio capace di spezzare le catene della volontà per diventare “puro occhio del mondo”.
In base al tipo di idee contemplate, Schopenhauer individua una gerarchia delle arti:
• architettura: materia inorganica
• scultura: bellezza dell’uomo
• pittura: carattere spirituale dell’individuo
• poesia: immagine intuitiva dell’uomo
• tragedia: lotta della volontà contro sé stessa
• musica: intuizione della volontà stessa
L’esperienza del nulla: il nirvana
Secondo il filosofo l’arte è un modo per consolarci dalla realtà, mentre la morale ci impone un forte impegno nei confronti del prossimo. Per Schopenhauer la morale scaturisce dalla spinta di due sentimenti: da una parte il rimorso per le ingiustizie compiute, dall'altra la compassione per il dolore altrui. Il rimorso, spingendoci a ristabilire la giustizia nei confronti degli altri, è il primo passo verso la soppressione del male: consiste infatti nel riconoscere gli altri come uguale a me. La compassione, o la pietà, vuol dire “partire con, partire insieme”. Solo chi compatisce ama veramente: amare significa percepire il dolore del mondo intero, quindi non consiste tanto nel fare del bene al prossimo, ma nel soffrire insieme al prossimo, sentendo nostre le sue sofferenze.
Lunga di liberazione dalla volontà e la soppressione della volontà stessa. Essa è raggiungibile attraverso l'ascesi, che consente di annullare in sé ogni volontà, estirpando il desiderio di vivere. Il primo gradino della scesi è la castità, cioè la liberazione dal fondamentale impulso della perpetuazione della specie. Seguono poi la povertà volontaria, il digiuno, il sacrificio, fino alla soppressione totale della volontà: la nolontà. Annullando la volontà si entra così in uno stato di assoluta quiete in cui ogni possibilità è indifferente, ogni sofferenza viene privato della sua causa, ogni volontà vanificata e ogni dolore estinto. L’ascesi si conclude con il nirvana, che consiste nell'esperienza del nulla, nella suprema liberazione del mondo, stato che non ha nulla di negativo ma è un oceano di pace e di serenità.

Domande da interrogazione

  1. Dove è nato Arthur Schopenhauer?
  2. Arthur Schopenhauer è nato a Danzica.

  3. Quali sono le quattro parti in cui si divide l'opera "Mondo come volontà e rappresentazione"?
  4. Le quattro parti sono: il mondo come rappresentazione, la volontà, l'arte, la volontà, ovvero la negazione della volontà.

  5. Cosa sostiene Schopenhauer riguardo al fenomeno e al noumeno?
  6. Schopenhauer sostiene che il fenomeno è parvenza, illusione, sogno, mentre il noumeno è ciò che si nasconde dietro al fenomeno.

  7. Quali sono le tre forme a priori secondo Schopenhauer?
  8. Le tre forme a priori sono spazio, tempo e causalità.

  9. Quali sono le alternative che Schopenhauer propone per liberarsi dal dolore e dalla noia?
  10. Le alternative sono l'arte, la morale e l'ascesi.

Domande e risposte

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