Mongo95
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Concetti Chiave

  • La vita umana oscilla tra dolore e vuoto, con il piacere visto come cessazione momentanea del dolore.
  • La storia è vista come una ripetizione di miserie, senza vero progresso collettivo, solo individuale e biografico.
  • Schopenhauer interpreta la realtà come un conflitto permanente, dove la vita empirica non ha valore intrinseco.
  • L'auto-negazione e la deposizione della volontà auto-affermativa sono viste come uniche vie d'uscita dal dolore.
  • Il mondo è percepito come un inferno, con tutti partecipanti alla violenza della volontà affermativa.

Realismo tragico e inferno della realtà

Il piacere è soltanto la cessazione momentanea del dolore. Ciò che gli uomini dicono piacere. La vita umana dunque è destinata ad oscillare tra il dolore e il vuoto, la noia, che è altra forma sofisticata di dolore. Una dimensione effimera di tutto ciò che è, ma soprattutto la guerra permanente tra creature che vivono soltanto le une sulla miseria e morte delle altri (anche a livello collettivo). Quindi è del tutto vano parlare di progresso nella Storia, si ritrovano sempre in forme nuove le medesime miserie.

L’unico progresso che può sussistere è episodico e individuale, biografico. Cioè in quegli individui che nell’arte, nella morale e nell’ascesi raggiungono questa deposizione della volontà auto-affermativa, paradigmi di una coscienza che sconfigge il dolore, solo e in virtù dell’auto-deposizione del sé auto-affermativo. Schopenhauer quindi è un realista tragico, legge la vita e la realtà nel mondo come una situazione di dolore permanente in virtù di conflitto permanente. La constatazione che la vita empirica in quanto tale non ha nessun valore. Ottimista, se si vuole, nella sua dimensione terapeutica, con un farmaco triadico. C’è un’unica via d’uscita da questa situazione doloristica, cioè l’auto-negazione di sé. La volontà come incarnata nel mondo non ha nulla di divino, non è una teofania. Il mondo è un vero e proprio inferno. Non ci sono categorie privilegiate, tutti siamo “diabolici” in questa violenza della volontà affermativa. Si assegna scarsa importanza alla storia, l’unico progresso sta nell’atto terapeutico, la liberazione dall’auto-affermazione. Positività terapeutica.

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