Concetti Chiave
- Schopenhauer critica la filosofia idealistica come tipica delle università, sostenendo che la realtà è rappresentata attraverso forme a priori.
- Riduce tutte le categorie kantiane alla causalità, esprimendo i fenomeni attraverso il principio di ragione sufficiente.
- Descrive diversi ambiti di necessità: fisica nei rapporti causali, logica nel conoscere, matematica nell'essere e motivazionale nell'agire.
- I fenomeni sono visti come distorsioni della realtà, con l'uomo spinto a scoprire una realtà priva di senso oltre il mondo fenomenico.
- Schopenhauer crede che si possa superare il "velo di Maya" e comprendere la "cosa in sé" vivendo e sperimentando la propria esistenza dall'interno.
Indice
La filosofia idealistica di Schopenhauer
Schopenhauer itiene la filosofia idealistica come la filosofia delle università. Egli sostiene che la rappresentazione della realtà si basa su delle forme a priori, riduce tutte le categorie kantiane alla causalità per esprimere tutti i fenomeni.
Il principio di causalità
Questo principio di causalità si rifà al principio di ragione sufficiente. Si esplica nella forma del divenire, in cui possiamo parlare di necessità fisica e abbiamo dei rapporti causali tra oggetti; poi abbiamo l’ambito del conoscere in cui abbiamo una necessità logica e i rapporti sono tra premesse e conseguenze; l’ambito dell’essere in cui abbiamo una necessità di tipo matematico con rapporti spazio temporali e aritmetico; l’ambito dell’agire in cui si manifesta il rapporto tra azioni e motivazioni.
La realtà secondo Schopenhauer
I fenomeni non sono altro che vetri sfaccettati che deformano la realtà, aldilà del sogno l’uomo è portato a scoprire e a stupirsi della realtà. Qui è chiaro il suo pensiero: questa realtà è interpretata dal filosofo come una realtà priva di senso, che si scopre aldilà del mondo fenomenico. Secondo Schopenhauer bisogna andare a comprendere aldilà del fenomeno; secondo lui esiste una via per superare la barriera fenomenica . per superare il velo di Maya e raggiungere la fortezza della cosa in se. Può riuscirci perché non è solo “una testa d’angelo alata senza corpo”, ma è anche corpo per cui non si limita a vedersi solo dall’esterno come fenomeno, ma si vive dal di dentro, godendo e soffrendo proprio attraverso questo suo esperirsi dall’interno che gli permette di afferrare la cosa in se.