Concetti Chiave
- Schopenhauer si posiziona come una figura centrale nel panorama filosofico post-hegeliano, influenzato da Platone, Kant e il Romanticismo, ponendosi come punto di incontro tra diverse correnti filosofiche.
- Il filosofo introduce il concetto di "Velo di Maya", interpretando il mondo materiale come un'illusione, una realtà apparente che nasconde il noumeno, l'essenza vera e inconoscibile.
- La vita, secondo Schopenhauer, è un pendolo tra dolore e noia, con il piacere visto solo come una temporanea cessazione del dolore, portando a una visione di pessimismo cosmico.
- Schopenhauer ritiene che la liberazione dal dolore e dal pessimismo avvenga attraverso l'arte, la morale e l'ascesi, che permettono di trascendere la volontà di vivere.
- Contrario al suicidio, Schopenhauer propone la negazione progressiva della volontà di vivere come unica via di salvezza, ispirandosi al concetto buddista di nirvana.
Indice
Divisione filosofica post-Hegel
In seguito alla morte di Hegel, in campo filosofico vi fu una scissione tra destra e sinistra. Mentre della destra fecero parte tutti i filosofi più conservatori e tradizionalisti, appartenevano alla sinistra tutti quei pensatori che preferirono prendere le distanze dal pensiero hegeliano, dando vita così a nuove correnti filosofiche: tra le più importanti l’ateismo, l’esistenzialismo e il pessimismo.
Esistenzialismo e anti-hegelianismo
Esistenzialismo: Indirizzo del pensiero contemporaneo che concepisce la filosofia come analisi dell'esistenza, cioè del modo d'essere specifico, originale e proprio dell'uomo, affrontando inoltre il tema del rapporto tra l'uomo e l'essere, l’uomo e la società, l’uomo e Dio.
Schopenhauer e il velo di Maya
La reazione anti-hegeliana trova la propria incarnazione in Schopenhauer. Egli si pone come punto di incontro tra diverse esperienze filosofiche, ad influenzarlo saranno infatti:
→ Platone, e in particolare la teoria delle idee
→ Kant, con la distinzione tra fenomeno e noumeno. È necessario analizzare questo argomento, in quanto come sappiamo, per K. il fenomeno era la realtà, mentre il noumeno rappresentava la cosa in sé, qualcosa di inconoscibile e irraggiungibile, ovvero una sorta di promemoria per l’uomo su quali fossero i limiti della conoscenza. È questo il concetto che sarà rielaborato da S., il quale intenderà il fenomeno come illusione, sogno, ciò che nell’antica sapienza indiana era detto “velo di Maya”
Niente è quello che sembra. Il mondo materiale così come lo conosciamo è quindi simile a un’illusione. Il velo di Maya è dunque il velo che ci permette di vedere solo un’ombra della realtà, scambiata per la realtà stessa.
Il noumeno, invece, è quella realtà che si nasconde dietro il fenomeno, e che il filosofo ha il compito di scoprire.
→ Romanticismo, da cui trarrà il tema dell’infinito, ma in particolare del dolore. S. appare decisamente orientato a una visione pessimistica della realtà.
Se effettivamente tutto ciò che noi percepiamo è solo l’ombra della realtà, come si può lacerare il velo di Maya e raggiungere la cosa in sé? Per permettere ciò, secondo S., è necessario cercare dentro noi stessi, riscoprendo così la volontà di vivere. È questa, secondo il filosofo, la cosa in sé: il desidero, la brama che ci spinge ad esistere e ad agire.
Voluntas e il dolore umano
Voluntas: inconscia, impulso inconsapevole proprio infatti non solo dell’uomo ma anche di tutto il mondo animale e vegetale. Unica, al di là dello spazio ed eterna, al di là del tempo. Incausata e senza scopo.
È proprio questo continuo desiderio a spingere l’uomo alla sofferenza. Volere significa desiderare qualcosa che non si possiede. Per definizione, quindi, il desiderio è assenza, vuoto, ossia dolore. Affermando che l’essere è una manifestazione di una volontà infinita, S. afferma che la vita è dolore. Ciò che gli uomini considerano “gioia”, “piacere”, non è altro che una temporanea cessazione del dolore, lo scaricarsi di una tensione precedente, che implica dunque necessariamente uno stato precedente di dolore. Pertanto, è possibile definire il piacere solo come una funzione derivata del dolore.
Accanto al dolore (realtà durevole) e al piacere (realtà temporanea) S. pone come terza situazione la noia, che subentra quando il desiderio viene meno.
La vita umana non è altro che un pendolo che oscilla incessantemente tra il dolore e la noia, passando attraverso l’intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia.
Dal momento che, come già detto, la volontà di vivere riguarda tutti gli esseri viventi, è propria di tutti gli esseri anche la sofferenza. In tal modo il filosofo perviene a una delle più radicali forme di pessimismo cosmico, affermando inoltre che il male non è solo nel mondo, ma nel principio stesso da cui esso dipende.
Amore e pessimismo cosmico
Per S. uno dei più grandi stimoli dell’esistenza è l’amore. Tale mezzo così potente, non ha altro scopo al di fuori dell’accoppiamento. “Ogni innamoramento, per quanto etereo voglia apparire, affonda sempre le sue radici nell’istinto sessuale”. Esso è responsabile della procreazione di altre creature destinate a soffrire. In tal modo S. definisce semplicemente l’amore come due infelicità che si incontrano, due infelicità che si scambiano, e una terza infelicità che si prepara.
Rifiuto del suicidio e liberazione
Si potrebbe pensare che la via più facile per fuggire al dolore sia il suicidio. Invece, il filosofo rifiuta il suicidio, per due motivi principalmente: l’atto del suicidio non esclude la volontà della vita, non è causato dall’assenza di volontà di vivere. Il suicida vuole la vita, è solo scontento del tipo di vita che gli è toccato. Inoltre, il suicidio sopprime solo una manifestazione fenomenica della voluntas, ma la cosa in sé, pur morendo l’individuo, rinascerà in un altro è in altri mille simili.
L’unica via di liberazione, l’unica risposta al dolore del mondo è la liberazione dalla stessa volontà di vivere. La voluntas rende allora a farsi noluntas, cioè negazione progressiva di sé medesima.
Arte, morale e ascesi
La salvezza avviene attraverso tre frasi: l’arte, la morale e l’ascesi.
→ Arte: strumento attraverso cui l’uomo contempla la vita, elevandosi al di sopra della volontà, del dolore e del tempo, sottraendo l’individuo alla catena infinita di bisogno e desideri quotidiani.
→ Morale: implica un impiego nel mondo a favore del prossimo, ovvero un sentimento di pietà e compassione attraverso cui avvertiamo come nostre le sofferenze degli altri. Si concretizza in due virtù: giustizia e carità.
Giustizia: consiste nel non fare del male; Carità: volontà positiva e attiva di fare bene al prossimo.
→ Ascesi: nasce dall’orrore dell’uomo per la volontà di vivere, ed è perciò la forma più alta di liberazione dalla realtà. Il primo gradino dell’ascesi è costituito dalla castità, ovvero dalla rinuncia ai piaceri, l’umiltà, il digiuno, il sacrificio. Se nel cristianesimo l’ascesi si conclude con l’estasi, nel misticismo ateo di Schopenhauer si pone a capo dell’ascesi il nirvana buddista, ovvero l’esperienza del nulla.
Domande da interrogazione
- Qual è la visione di Schopenhauer sulla realtà e il dolore?
- Come Schopenhauer interpreta il concetto di volontà?
- Qual è la posizione di Schopenhauer sul suicidio come via di fuga dal dolore?
- Quali sono le tre vie di liberazione dal dolore secondo Schopenhauer?
- Come Schopenhauer definisce l'amore e il suo scopo?
Schopenhauer vede la realtà come un'illusione, simile al "velo di Maya", e considera la vita come un pendolo tra dolore e noia, con il piacere come una temporanea cessazione del dolore.
Schopenhauer interpreta la volontà come un impulso inconscio e infinito che spinge gli esseri viventi a desiderare, causando inevitabilmente sofferenza poiché il desiderio è assenza e vuoto.
Schopenhauer rifiuta il suicidio come via di fuga dal dolore, poiché non elimina la volontà di vivere e sopprime solo una manifestazione fenomenica della volontà, che rinascerà in altre forme.
Le tre vie di liberazione dal dolore secondo Schopenhauer sono l'arte, la morale e l'ascesi, che permettono di elevarsi al di sopra della volontà e del dolore.
Schopenhauer definisce l'amore come un incontro di due infelicità, radicato nell'istinto sessuale, il cui scopo è la procreazione di altre creature destinate a soffrire.