Concetti Chiave
- La realtà percepibile è vista come Rappresentazione, influenzata da spazio e tempo che fungono da principi di individuazione per la conoscenza comune.
- La Volontà è unica e non si qualifica tramite l'unità dell'oggetto, escludendo ogni molteplicità ontologica.
- La dottrina di Kant distingue tra la cosa in sé e la cosa per me, un concetto chiave per comprendere la conoscenza umana.
- Schopenhauer utilizza la terminologia kantiana per descrivere la Volontà come un elemento imperscrutabile.
- La conoscenza razionale rappresentativa non è adeguata per cogliere la Volontà, ponendo limiti alla comprensione umana.
L'oggettità
Ogni realtà per noi percepibile come Rappresentazione, oggetto sensibile che dunque a noi uomini ed esseri si manifesta a partire dalla originale, universale e unica Volontà è sempre tale nelle dimensione fondamentali dello spazio e nel tempo, coordinate che fungono da “principio di individuazione” per la conoscenza dell'uomo comune. D'altro canto, scavando a fondo fino al fondamento del reale, cioè la Volontà, essa è invece Una e unica, ma non come unità dell’oggetto che risulta tale in contrasto ad una pluralità, oppure nella misura in cui si qualifica in astrazione da essa; la Volontà del tutto fuori da ogni possibile molteplicità ontologica.
Solo chiarito ciò si può comprendere appieno la dottrina di Kant, forme della conoscenza che non riguardano la cosa in sé ma la cosa per me.Schopenhauer adotta una terminologia kantiana proprio dove va a specificare la specificità della sua teoresi. La Volontà è la cosa in sé, ed essendo tale la terminologia kantiana fino ad un certo punto va bene: elemento imperscrutabile. Ma solo e soltanto per la conoscenza raziocinante di carattere rappresentativo. Se non è possibile cogliere la Volontà con la conoscenza comune rappresentativa, come è allora possibile farlo, considerato che la conoscenza secondo ragione non è adeguata allo scopo?