Concetti Chiave
- Il dolore secondo Schopenhauer deriva dalla visione anti-dualistica dell'universo e dalla frammentazione delle volontà individuali.
- Le volontà individuali sono molteplici e confliggenti, causando un conflitto continuo e quindi dolore e sofferenza.
- Nella lotta per la vita, ogni entità afferma se stessa a scapito delle altre, generando un ciclo di autodevorazione e dolore.
- La Volontà in sé è l'unità e la vera essenza delle cose, oltre le singole volontà individuali.
- La terapia proposta è l'annullamento della volontà personale, la noluntas, per raggiungere la Volontà e trascendere il dolore.
Genesi del dolore nel mondo delle rappresentazioni
Il concetto e la teorizzazione del problema del dolore nel pensiero di Schopenhauer e direttamente derivato e dipendente dalla sua visione della natura e dell'universo quale principio anti-dualistico e come esso va a riflettersi nel nostro mondo percepibile ai sensi. Il mondo delle volontà individuali è di volontà frantumate, molteplice, doloroso, vuoto, perché se noi consideriamo la Volontà nella sua unitotalità, mentre il mondo della volontà è molteplice.
Dolore perché in questa dissipazione delle volontà ciascuna è auto-affermativa e confliggente con le altre. Nella lotta per la vita ogni ente si afferma a scapito di un altro. Continua tragica lotta e quindi continuo dolore e sofferenza. La volontà di vivere divora continuamente se stessa, e non può che generare dolore. La Volontà in sé ha la sua unità e al di là delle volontà individuali si eleva come vera essenza delle cose. Questa è la prima fondamentale accezione di dolore in Schopenhauer, determinato dal conflitto delle volontà. Quindi anche la prima accezione di terapia, cioè l’annullamento della volontà, della propria volontà affermativa, la noluntas. Per raggiungere la Volontà e fuoriuscire dalla propria volontà. Solo negando la volontà propria si perviene a quel nulla che è il pertugio che ci introduce alla Volontà.