Concetti Chiave
- Schopenhauer adotta il concetto di oggettivazione di Plotino, ma lo trasforma in negativo: dal bene all'irrazionale.
- Plotino vede l'Uno come principio supremo, da cui derivano enti attraverso un processo di emanazione spontanea.
- Schopenhauer sostituisce l'Uno di Plotino con la volontà di vivere, basata su sofferenza e dolore.
- La realtà è vista da Schopenhauer come un'illusione ordinata, ma al suo nucleo è caos privo di significato.
- L'uomo, strumento della volontà di vivere, è destinato all'infelicità, con desideri che portano solo piaceri momentanei e noia.
Schopenhauer e Plotino
•Per quanto riguarda gli stadi dell’oggettivazione possiamo affermare che Schopenhauer recupera Plotino, ma cambiato di segno. Perché?
La dottrina di Plotino nasceva dalla concezione che essenziale era l’unità: da un principio semplice scaturiva poi il molteplice. Al vertice della realtà c’è l’UNO, considerato l’erede del supremo principio platonico, ovvero il ‘Bene in sé’: questo è una realtà superiore all’essere.
Da tale vertice derivano poi in maniera gerarchica tutti gli enti, attraverso un processo di emanazione.
Tale emanazione non avviene in modo diretto, ma attraverso delle ‘tappe’, che Plotino chiama ipostasi: prima vi è il Nous, ovvero il mondo delle idee, dove vi sono gli oggetti pensati, nella loro pura forma; di conseguenza con l’Anima viene creato il mondo nella sua varietà, l’anima prende le idee e le riproduce all’infinito così da creare la molteplicità dell’essere.
Tale universo sarà comunque sempre governato da un unico principio, l’Uno, il Sommo Bene.
Possiamo perciò affermare che Schopenhauer riprende la dottrina filosofica di Plotino, ma cambiata di segno, in quanto l’unico principio, in questo caso la volontà di vivere si basa unicamente su sofferenza e dolore.
Questo principio metafisico, che si oggettiva attraverso il mondo delle idee per poi diventare realtà calate in una dimensione spazio-temporale, è irrazionale e mira unicamente alla conservazione di sé, nella completa indifferenza per il destino dell’uomo.
La realtà come rappresentazione illusoria ci appare ordinata, ma il noumeno è essenzialmente caos, privo di senso e scopo.
L’uomo è di conseguenza un semplice strumento della volontà di vivere e perciò destinato ad essere infelice.
Infatti tale principio si traduce nell’uomo come desiderio, il quale deriva da un bisogno, da una mancanza ovvero da un dolore.
L’appagamento non porterà mai alla felicità completa, ma ad un momentaneo piacere a cui seguirà una condizione di infelicità, caratterizzata dalla noia. Il pessimismo schopenhaueriano è caratterizzato da uno stato negativo, di perenne e costante infelicità.
Domande da interrogazione
- In che modo Schopenhauer modifica la dottrina di Plotino riguardo agli stadi dell'oggettivazione?
- Qual è il ruolo dell'Uno nella filosofia di Plotino?
- Come si manifesta il pessimismo nella filosofia di Schopenhauer?
Schopenhauer riprende la dottrina di Plotino, ma la cambia di segno, sostituendo l'unità e il bene con la volontà di vivere, che si basa su sofferenza e dolore.
Nella filosofia di Plotino, l'Uno è il principio supremo da cui derivano tutti gli enti attraverso un processo di emanazione, governando l'universo come il Sommo Bene.
Il pessimismo di Schopenhauer si manifesta nella visione dell'uomo come strumento della volontà di vivere, destinato a un'infelicità perenne, poiché il desiderio, derivante da un bisogno o dolore, non porta mai a una felicità completa.