Concetti Chiave
- Arthur Schopenhauer, nato nel 1788 a Danzica, fu influenzato dal romanticismo e criticò l'idealismo, trovando successo nel 1851 con "Parerga e Paralipomena".
- Schopenhauer, allievo di Kant, vede il mondo fenomenico come un'illusione; la vera realtà è il noumeno, dominato da una volontà di vivere irrazionale e caotica.
- La vita, secondo Schopenhauer, è priva di scopo, con il dolore come essenza fondamentale, poiché ogni desiderio indica una mancanza e quindi una sofferenza.
- Schopenhauer propone tre vie di liberazione dal dolore: l'arte, che ci distacca temporaneamente dalla materialità; la morale, che nasce dalla pietà verso gli altri; e l'ascesi, che insegna a non desiderare nulla.
- Schopenhauer e Leopardi, entrambi pessimisti, differiscono nel loro impatto sociopolitico; Leopardi è visto come portatore di ideali progressivi, a differenza di Schopenhauer.
Indice
Infanzia e influenze
Schopenhauer nasce nel 1788 a Danzica, in Polonia. Fu profondamente influenzato dal romanticismo e un fiero critico dell’idealismo, che all’epoca dominava la filosofia. Figlio di un banchiere e di una scrittrice. Da giovane viaggia molto a causa degli affari del padre, ma poi il padre si suicida e questo influenza il carattere del filosofo che diventa più cupo e ombroso. Si trasferisce poi a Dresda e poi a Berlino, dove insegna alla famosa università. Il successo inizia nel 1851 con l’opera “Parerga e Paralipomena”. L'indirizzo cupo e apertamente anti-idealistico del suo pensiero non gli garantì un grande successo, almeno fino al 1848, quando in europa dopo i moti del 48 si instaura una forte ondata di pessimismo.
Filosofia di Schopenhauer
Kant ci ha presentato un mondo distinto in due dimensioni: il mondo fenomenico (il mondo per come io lo percepisco) e il mondo noumenico (il mondo come in realtà è, ma che noi non lo conosciamo mai. Schopenhauer si considera allievo di Kant. Per Schopenhauer non è vero che ci possiamo accontentare del mondo fenomenico, per due motivi: il mondo fenomenico non è così simile al mondo noumenico come pensava Kant; l’uomo è un animale metafisico, non si accontenta dei limiti. Per Schopenhauer il fenomeno è come noi lo percepiamo, ma ritiene che il fenomeno sia una nostra rappresentazione, cioè un qualcosa di interno alla coscienza. Quindi, la conoscenza è qualcosa di interno, è fondata sulla mia rappresentazione, è uno stato della coscienza. Questo vale per l’oggetto ma anche per il soggetto. La rappresentazione o fenomeno si basa sulle forme a priori di spazio, tempo e causalità, che ordinano il mondo. Quindi Schopenhauer ci dice che l’odine del mondo è figlio della mia rappresentazione, non è detto che il mondo reale sia ordinato. Quindi il fenomeno non è qualcosa di cui possiamo accontentarci ma è un ostacolo che ci impedisce di capire come funziona veramente il mondo. Il fenomeno è un'illusione, una realtà apparente. Per arrivare alla vera realtà, al noumeno, dobbiamo squarciare il cosiddetto velo di Maya. Per squarciare questo velo di Maya, l’uomo deve ripiegarsi su sè stesso e deve ascoltare quei segnali che gli permettono di andare oltre il principio di causa –effetto, allo spazio e al tempo. Queste forze derivano dalla volontà di vivere, una volontà che ci spinge a desiderare. Questa volontà di vivere è il noumeno, è questa pulsione irrazionale a vivere. Questa volontà ovviamente si sottrae alle forme a priori. Quindi possiamo affermare che questa volontà è infinita, eterna ed è irrazionale (libera e cieca, non segue nessun principio di causa-effetto).
Volontà e pessimismo
Quindi, il mondo per Schopenhauer è costituito da un mondo fenomenico, che è il mio modo di vedere il mondo (ma questo è un inganno). Se noi riuscissimo ad andare oltre queste illusioni, ci accorgeremmo che il mondo è dominato da una forza irrazionale, il mondo è caos e disordine, privo di senso. Non c’è dio per Schopenhauer, c’è solo la volontà di vivere, che però non è logica. l’unico scopo della vita è continuare ad esistere (riprodursi, nutrirsi, proteggerci): tutti i nostri istinti ci spingono a continuare a vivere. Oltre a questo, quindi la vita non ha nessun scopo. Questa è una visione pessimistica, perchè noi pensiamo di essere qui per un motivo, pensiamo di avere uno scopo. Ma in realtà queste sono solo illusioni consolatorie che ci raccontiamo per non affrontare la verità più profonda della vita, che è una verità tragica. Tutti i tentavi di razionalizzare il mondo sono tutte bugie consolatorie. Inoltre, dicendo che la vera essenza della vita è la volontà, significa che la radice ultima della nostra vita è il desiderio. Ogni desiderio segna una mancanza, una sofferenza. Quindi dire che la vera essenza della vita è la volontà, allora la vera essenza della vita è il dolore, perchè il desiderio implica il dolore.
Dolore e piacere
Il suo è un pessimismo cosmico, perchè ci dice che tutto l’universo è destinato ad essere infelice. L'uomo che è l’essere che ha più consapevolezza è destinato a soffrire di più, perchè si accorge di soffrire. Per Schopenhauer il piacere è solo cessazione del dolore. Se il piacere per esistere ha bisogno del dolore, al contrario il dolore per esistere non ha bisogno del piacere. Il dolore è permanente, il piacere è momentaneo. Schopenhauer ci dice che la nostra vita è come un pendolo che oscilla continuamente tra dolore e noia, con brevi istanti di piacere. La noia è la terza condizione, è quella fase di passaggio in cui momentaneamente ci sembra di non avere desideri (dolore) ma neanche piaceri. L'uomo è lo zimbello della natura, la volontà di vivere lo inganna, gli fa credere che nell’amore troverà felicità quando invece vuole solo spingerlo a procreare, e poi lo lascia nel dolore. L'amore è un inganno, ma sottosotto noi lo sappiamo, e infatti proviamo vergogna a parlare di amore. Per Schopenhauer fare figli è il peggiore dei crimini, perchè sono due individui infelici che si incontrano per dare vita a une terza infelicità, il figlio, che soffrirà. La donna è bella da giovane perché la volontà inganna l’uomo per attrarlo a fare figli (visione misogina).
Vie di liberazione
Tutto l’universo è condannato a soffrire. Ma ci sono dei modi per uscire da questa gabbia di dolore. A tal proposito affronta il tema del suicidio, che lui rifiuta per due motivi: il suicida in realtà non sconfigge la volontà di vivere, ma è anzi una riaffermazione della vita. Non è che non vuole vivere, ma è scontento di quella vita. È un arrendersi alla volontà che non porta da nessuna parte; solo lui, eventualmente, potrebbe uscire dalla sofferenza, ma il resto del mondo ci rimane. Quindi il suicidio non è una via che porta alla liberazione dal dolore. Schopenhauer individua tre vie di liberazione, che consentono di passare dall volontuas alla noluntas, dalla volontà alla nolontà. Dobbiamo quindi imparare a non volere.
• L’arte: supera la rappresentazione, la razionalità. L'arte ci consente di staccarci dalla materialità, e di avvinarsi alle idee platoniche. L'arte sottrae l’individuo alla catena infinita dei bisogni e dei desideri quotidiani. Quando sento una poesia o una sinfonia, ci liberiamo dal mondo e per un certo momento ci allontaniamo dal dolore. Il problema è che la musica e l’arte non durano in eterno;
• La morale: mi permette di staccarmi dai miei desideri, e desiderare per gli altri. scaturisce da un sentimento di pietà. Quando io mi rendo conto che gli altri soffrono come soffro io, allora provo pietà e compassione per loro. Questo sentimento di fratellanza, ci porta a una vita morale, ad esprimere delle virtù. Due virtù cardinali per il filosofo sono la giustizia e la carità. La prima ha un senso negativo, significa tentare di non fare qualcosa di ingiusto. Carità significa fare bene. Quindi Schopenhauer ci dice che l’uomo, nonostante non sia un animale sociale ed egoista, in realtà può provare pietà per gli altri e questo sentimento lo può portare verso forme vere di bontà e di affetto. È l’unica forma di amore per il filosofo. Tuttavia, anche questa via non dura, perchè è vero che possono aiutare gli altri ma non posso eliminare i miei dolori;
• L'ascesi: noi dobbiamo imparare a non desiderare più. Questa abitudine si può raggiungere solo iniziando a desiderare lo spiacevole. La volontà ci inganna perchè ci fa desiderare cose che sappiamo che ci danno piacere. Se io invece inizio a desiderare qualcosa che non mi provoca piacere, allora forse riesco a liberarmi dall’inganno della volontà. Bisogna fare come facevano i monaci, che andavano nel deserto a desiderare la scomodità e le privazioni. L'ascesi è la pace del non desiderio, della noluntas. Questo è il nirvana, la pace eterna, la mancanza di desideri. Mi libero completamente dal mio io e raggiungo la pace eterna.
Confronto con Leopardi
Operano negli stessi anni. Stesso atteggiamento pessimistico nei confronti della realtà, anche se i due non si influenzano a vicenda. Nel 1859 Schopenhauer legge il saggio “Schopenhauer e Leopardi” del critico De Sanctis. Questo scrive in forma di dialogo il pensiero del filosofo tedesco e lo confronta con quello di Leopardi. De sanctis preferisce l’italiano per motivi strettamente politici. Per de sanctis la filosofia di S deprime qualsiasi slancio di emancipazione politica e sociale, finendo per favorire le ideologie più conservatrici, mentre l’opera di Leopardi è pervasa da uno spirito progressivo e rivoluzionario, capace di suscitare ideali, nonostante il pessimismo.
Domande da interrogazione
- Quali sono le influenze principali nella vita di Arthur Schopenhauer?
- Come Schopenhauer interpreta il concetto di "mondo come rappresentazione"?
- Qual è la visione di Schopenhauer sulla vita e il dolore?
- Quali sono le vie di liberazione dal dolore secondo Schopenhauer?
- In che modo Schopenhauer e Leopardi si confrontano nel loro pessimismo?
Schopenhauer è stato profondamente influenzato dal romanticismo e ha criticato l'idealismo. La sua vita è stata segnata dal suicidio del padre, che ha contribuito a formare il suo carattere cupo e ombroso.
Schopenhauer, seguendo Kant, distingue tra mondo fenomenico e noumenico, ma ritiene che il fenomeno sia una rappresentazione interna alla coscienza, un'illusione che ci impedisce di comprendere la vera realtà, dominata dalla volontà di vivere.
Schopenhauer vede la vita come un pendolo tra dolore e noia, con brevi momenti di piacere. La volontà di vivere è irrazionale e causa desiderio, che a sua volta porta al dolore, rendendo la vita intrinsecamente priva di senso e destinata alla sofferenza.
Schopenhauer propone tre vie di liberazione: l'arte, che ci distacca dalla materialità; la morale, che ci porta a desiderare per gli altri; e l'ascesi, che consiste nel non desiderare più, raggiungendo la pace del non desiderio.
Entrambi condividono un atteggiamento pessimistico, ma mentre Schopenhauer è visto come deprimente per l'emancipazione politica e sociale, Leopardi è considerato da De Sanctis come portatore di uno spirito progressivo e rivoluzionario, capace di suscitare ideali nonostante il pessimismo.