Ipazia99
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Concetti Chiave

  • Rousseau attribuisce a Dio il dono della ragione e della coscienza, dove la prima discerne il bene e la seconda ci spinge ad amarlo.
  • La pietà è centrale nella morale rousseauiana, come capacità immaginativa di immedesimarsi nelle sofferenze altrui, generando un sentimento morale.
  • La coscienza, luogo del sentimento morale, è indipendente dal giudizio altrui, e si sviluppa attraverso un processo di educazione non influenzato dalla società.
  • Nell'Emilio, Rousseau sottolinea l'importanza della pietà e dell'educazione, trasformando passioni personali in un senso di giustizia e umanità.
  • L'equilibrio tra l'amore di sé e l'amor proprio è essenziale per la felicità, che si realizza solo nell'equilibrio tra desiderio e raggiungimento.

La morale; scritti: Giulia/La Nuova Eloisa [romanzo epistolare] (1761); Emilio (1762)

Indice

  1. La ragione e la coscienza
  2. Il concetto di pietà
  3. Le massime dell'immaginazione morale
  4. L'educazione e l'equilibrio

La ragione e la coscienza

In entrambi i suoi scritti afferenti alla morale (la cui deliberazione rimane comunque scarna ed affine in parte alla tradizione classica), Rousseau sostiene che Dio ci abbia dato la RAGIONE per discernere cosa è bene, la COSCIENZA per amarlo, la libertà per sceglierlo. La ragione discerne i beni che sono voluti dalla coscienza (corrispondente alle tradizionali virtù etiche), dunque la prima ha un valore sussidiario perché senza la coscienza non potrebbe stabilire alcuna legge morale, essa fornisce la conoscenza ed i fatti ma è la coscienza che se ne appropria e li attiva, che ci spinge ad amare ciò che la ragione ci ha fatto conoscere (vale a dire il sentimento che è di per sé è innato).

Il concetto di pietà

Cruciale per Rousseau è il concetto di coscienza per comprendere il quale occorre partire da quello di pietà. La pietà consiste nell’ immedesimarsi nella sofferenza altrui grazie all’immaginazione che ci permette di porci al posto di colui che soffre (Emilio); pertanto la pietà ha due differenti valenze:

A. Confronto immaginativo: la sofferenza degli altri è trasferita in noi tramite lo sguardo altrui, tramite un confronto.

B. La pietà nasce nella coscienza (ciò che per la tradizione è il cuore di colui che compatisce), la coscienza è il luogo in cui si sviluppa la pietà e di conseguenza il sentimento morale, pertanto la coscienza nello specifico non dipende dallo sguardo o dal giudizio altrui, è un luogo in cui noi ritorniamo in noi stessi, ci isoliamo dal mondo circostante, e dunque da qualunque giudizio esterno. Questo ripiegamento è prerogativa fondante della coscienza (tutto ciò si ricollegherà al rapporto tra uomo e natura), nel momento in cui ridiventiamo noi stessi circoscriviamo la nostra anima con gli stessi limiti che la natura ha dato al nostro essere ( infatti gli uomini dello stadio primitivo erano conchiusi e completi in sé stessi, privi di riflessione e soli). Tuttavia il sentimento che si origina nella coscienza è di natura morale e di conseguenza non può che nascere dal confronto con gli altri, ma una volta nato esso non può a sua volta essere oggetto di una riflessione sentimentale, poiché una tale riflessione si origina dal sentimento morale e non lo può giudicare. Per questa ragione il sentimento morale è frutto dell’educazione (abbiamo detto che la ragione discerne ciò che è bene, anche se è la coscienza che lo spinge ad amarlo), ma questa non deve essere affidata alla società, poiché il sentimento morale che concorre a formare non può operare sotto lo sguardo altrui.

Le massime dell'immaginazione morale

La pietà viene messa al centro della vita dei sentimenti morali e Rousseau pone alla base tre massime dell’immaginazione morale partendo dal presupposto che ci affezioniamo non in seguito alla condivisione dei piaceri, ma a quella delle sofferenze, poiché un uomo felice ispira invidia piuttosto che amore.

1. È proprio dell’uomo non vedersi mai al posto di chi è più felice di lui

2. L’uomo compiange agli altri solo quei Mali da cui non si crede immune

3. La pietà che proviamo per qualcuno non è proporzionata alla grandezza del suo male ma al suo grado di sensibilità da noi attribuitogli.

Attraverso queste massime l’immedesimazione agisce guidata dal senso di comunanza che non si spinge oltre ciò che immaginiamo possa riguardare noi stessi, esula dunque dagli eventi del mondo che corrompono l’anima e fanno vivere nell’indigenza; si fa dunque riferimento ad una condizione media della vita, quella che esiste nelle società moderne, per quanto Rousseau critichi i processi che le hanno formate.

L'educazione e l'equilibrio

Nell’Emilio pone al centro la pietà ma intorno all’educazione della quale Rousseau vuole tessere un insieme di inclinazioni virtuose che la estendono è trasformano. Nella Nuova Eloisa dice che le passioni legate all’amore amicale, depuratore del lato passionale, siano un mezzo attraverso il quale godiamo della felicità altrui e ne abbiamo bisogno per trovare la nostra.

Nell’Emilio dice che riflettendo sulle inclinazioni dell’uomo, con un lungo lavoro morale, è possibile rivolgere queste dolci passioni all’idea astratta di umanità formando così l’idea di giustizia (la tradizione giusnaturalista invece aveva sempre diviso la benevolenza dalla giustizia.

Per Rousseau è fondamentale l’idea di equilibrio, l’amore di sé deve essere equilibrato per non degenerare in amor proprio, ciò che la natura ci vieta è di estendere i nostri vincoli d’affetto oltre quella che è la portata delle nostre forze; Ie aspirazioni del cuore devono essere tenute entro i limiti Dell condizione di ognuno (Emilio). La felicità deriva dunque dall’equilibrio che la coscienza trova tra il desiderio e la sua realizzazione, rapporto problematico in quanto egli dice (Nuova Eloisa) che la felicità si prova solo quando si ottiene qualcosa e non quando la si desidera. La felicità appare come qualcosa che sfugge alla complessa costruzione di equilibrio naturale all’interno della condizione sociale e morale garantita dall’educazione. La felicità dell’io appare un al di là irriducibile.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo della coscienza secondo Rousseau?
  2. Rousseau sostiene che la coscienza è fondamentale per amare ciò che la ragione ci fa conoscere, ed è il luogo in cui si sviluppa la pietà e il sentimento morale, indipendente dal giudizio altrui.

  3. Come Rousseau definisce la pietà e quale importanza le attribuisce?
  4. La pietà, per Rousseau, è l'immedesimazione nella sofferenza altrui attraverso l'immaginazione, ed è centrale nella vita dei sentimenti morali, poiché ci avvicina agli altri condividendo le sofferenze piuttosto che i piaceri.

  5. Quali sono le tre massime dell'immaginazione morale secondo Rousseau?
  6. Le tre massime sono: 1) L'uomo non si vede mai al posto di chi è più felice di lui; 2) L'uomo compiange solo i mali da cui non si crede immune; 3) La pietà è proporzionata alla sensibilità attribuita, non alla grandezza del male.

  7. Come Rousseau vede il rapporto tra amore di sé e amor proprio?
  8. Rousseau ritiene che l'amore di sé debba essere equilibrato per non degenerare in amor proprio, e che le aspirazioni del cuore debbano essere contenute entro i limiti delle proprie forze.

  9. Qual è la visione di Rousseau sulla felicità?
  10. Rousseau vede la felicità come un equilibrio tra desiderio e realizzazione, ma nota che la felicità si prova solo quando si ottiene qualcosa, non quando la si desidera, rendendola un concetto sfuggente nella costruzione sociale e morale.

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