Concetti Chiave
- Virtù e vizio sono considerati rispettivamente come premio e pena intrinseci, senza bisogno di ulteriori ricompense o punizioni.
- La virtù è vista come più pura quando trova la sua ragione d'essere nella propria tranquillità interiore.
- Per la maggioranza incapace di autodisciplina, la morale naturale non basta, richiedendo leggi che sfruttano la credenza in premi e pene ultraterreni.
- La questione dell'immortalità dell'anima porta a una morale naturalistica, indipendente da fondamenti metafisici, e a un uso politico della religione.
- Le religioni sono valutate per la loro utilità sociale piuttosto che per la loro verità, essendo fenomeni storici soggetti a cicli naturali.
Indice
Virtù e vizio come premi
Virtù e vizio sono, rispettivamente,premio e pena a se stessi e non c'è alcun bisogno di ammettere, accanto a essi, premi o pene ulteriori. La virtù è anzi tanto più pura quanto più sa trovare solo in se stessa la propria ragione.
La morale naturale e il legislatore
Premi e pene diversi dalla tranquillità dell'animo, che si accompagna alla virtù, o dall'intima lacerazione, che caratterizza il vizio, sono richiesti invece per quegli uomini che non sanno regolare la propria condotta autonomamente. Per questi ultimi, che sono tuttavia la maggioranza, la morale naturale non è sufficiente e il legislatore, che ha di mira il bene comune più che la verità, ha la necessità di ingannarli, facendo loro credere all'immortalità dell'anima e al connesso scenario di premi e pene eterni nell'aldilà.
Religione e politica secondo Pomponazzi
Il problema della dimostrabilità o meno dell'immortalità dell'anima mette dunque capo a una prospettiva rigorosamente naturalistica per quanto riguarda la morale, che si rende autonoma da qualsiasi fondamento metafisico e porta, addirittura, all'affermazione di un uso politico della religione (tesi che avvicina la posizione di Pomponazzi alla contemporanea riflessione di Machiavelli, Il pensiero politico nell'età moderna). Le religioni non sono vere o false, bensì utili o dannose alla convivenza civile e, da questo punto di vista, non c'è alcuna differenza tra il cristianesimo e le altre religioni: esse sono tutte fenomeni storici, soggetti all'ordine naturale, che ne determina cosi il sorgere o il tramontare all'interno della vicenda cosmica.