Concetti Chiave
- La complessità e diversità dell'uomo devono essere indagate oltre l'uniformità apparente del costume sociale.
- Montaigne afferma che la coscienza morale è un prodotto dell'educazione e delle leggi, non un tratto innato.
- La società si basa sulla coesione dei costumi ereditati piuttosto che sulla razionalità o idee filosofiche.
- Il costume, visto come un impero della consuetudine, determina ciò che è considerato razionale.
- Montaigne critica il costume sociale, vedendolo come una maschera che nasconde l'autenticità individuale.
La diversità umana secondo Montaigne
Dietro l'apparente uniformità del costume, occorre perciò indagare senza illusioni la natura complessa e varia dell'uomo, cercando di cogliere la «diversità» e «dissimiglianza» individuale, anziché accontentarci del concetto astratto e generico dell'uomo (animale razionale, animale politico ecc.). Come osserva Montaigne: «c'è più differenza fra un uomo e un altro uomo, che fra un animale e un uomo», Egli afferma l'origine sociale, ossia dal costume, della coscienza morale. Questa non è innata, ma è un prodotto dell'educazione e delle leggi. Egli vorrebbe difendere l'autenticità dell'io, in contrasto con la sua «maschera» convenzionale. Ma è abbastanza realista, da riconoscere che le società sono organismi complicati e fragili, che non si fondano sulla ragione o sulle idee filosofiche («1a società non sa che farsene dei nostri pensieri»), ma sulla forza di coesione dei costumi ereditati e delle regole sperimentate nell'uso.
L'imperio della consuetudine
Il costume, che egli chiama «l'imperio della consuetudine», è così forte, da farci giudicare come «razionali» solo quei comportamenti che rientrano nell'ambito espressamente previsto e regolato dalle sue leggi non scritte: «quello che è fuori dai cardini della consuetudine, lo si giudica fuori dei cardini della ragione». L'atteggiamento di Montaigne di fronte alla società è ambiguo: da un lato, egli è un critico del costume, in cui rintraccia un elemento di finzione e pregiudizio.