Mongo95
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Concetti Chiave

  • L'immagine del mondo capovolto nel Cinquecento si collega alla scoperta del nuovo mondo e dei suoi abitanti, aprendo nuovi spazi nel discorso letterario e filosofico.
  • Tommaso Moro utilizza questo spazio per sviluppare l'idea di un mondo ideale, focalizzandosi su leggi per garantire giustizia sociale piuttosto che su creature fantastiche.
  • Moro, amico di Erasmo, integra la sua visione utopica con il realismo politico, usando l'ironia per esprimere idee forti e socialmente rilevanti.
  • La sua doppia figura emerge come "santo martire" per i cattolici e nemico del luteranesimo, derivante dalla sua fede cattolica e opposizione all'Atto di Supremazia inglese.
  • L'opera di Moro si presenta come un dialogo accessibile ma complesso, stimolando interpretazioni sui suoi livelli ironici e filosofici.

L’immagine cinquecentesca del mondo capovolto è legata alla scoperta del nuovo mondo e dei suoi selvaggi, forse ancora vicini all’età dell’oro. Si aprono nuovi varchi nel discorso letterario e filosofico, proliferano scritti di diari di viaggio, vere e proprie narrazioni fantastiche. Tommaso Moro approfitta di questo nuovo spazio letterario per parlare di un mondo che non esiste, ma non tanto per raccontarci di creature fantastiche, quanto piuttosto una costituzione di leggi che possa garantire la giustizia sociale.

Negli umanisti civili c’è sempre l’ideale del filosofo come pensatore impiegato politicamente, e Moro è contingentemente animale politico e uomo di lettere. Molto amico di Erasmo, la sua Utopia ha un forte legame con l’Elogio. Prima di diventare scrittore, arrivò ad essere anche cancelliere del Re inglese. Carriera che lo portò però alla decapitazione. Infatti viene accusato da Enrico VIII di alto tradimento, per via della fede cattolica che lo aveva spinto a dimettersi dopo l’Atto di Supremazia. La sua figura è duplice: diviene una sorta di “santo martire” per il cattolicesimo italiano, ma grande nemico del luteranesimo in Inghilterra. Non a caso nella sua opera si parla di religiosità razionale che potrebbe permettere la convivenza tra diversi culti. Non è quindi “utopista”, ma ha grande realismo politico: la sua idea di utopia è quindi piuttosto una risposta ironica al testo di Erasmo, tra i filtri del quale si permette di dire cose politicamente molto forti e realiste. Il testo si propone come un dialogo tra due personaggi, di facile lettura, ma complesso dal punto di vista dei diversi livelli di possibile interpretazione. È un’opera ironica o trattato filosofico?

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