giovannaurbano
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Concetti Chiave

  • Karl Marx è considerato il padre del materialismo storico e del comunismo, criticando la società capitalistica e proponendo la rivoluzione come mezzo per instaurare una società senza classi.
  • Marx definisce l'alienazione come una condizione di disumanizzazione degli operai nella società capitalistica, che può essere superata solo trasformando radicalmente il sistema sociale.
  • Il materialismo storico di Marx afferma che la storia è guidata da dinamiche socio-economiche piuttosto che da idee, con la cultura e la politica influenzate dalla struttura economica di una società.
  • Nel "Manifesto del Partito Comunista", Marx ed Engels invitano i lavoratori di tutto il mondo a unirsi per superare le disuguaglianze del capitalismo attraverso la rivoluzione.
  • Marx vede la religione come "l'oppio dei popoli", un mezzo per consolazione che perpetua lo status quo, sostenendo che la vera liberazione richiede una trasformazione sociale.

Sociologo, economo e filosofo padre del materialismo storico e del comunismo.

Indice

  1. Formazione e prime influenze
  2. Incontri e trasferimenti
  3. Contributi filosofici e politici
  4. Manifesto del partito comunista
  5. Espulsione e vita a Londra
  6. Critica alla religione
  7. Alienazione e capitalismo
  8. Superamento dell'alienazione
  9. Materialismo storico
  10. Struttura e sovrastruttura
  11. Dinamismo e lotta di classe
  12. Critica al capitalismo
  13. Analisi del capitale
  14. Sistema capitalistico e precapitalistico
  15. Punti deboli del capitalismo
  16. Rivoluzione e società comunista
  17. Diffusione del marxismo
  18. Lenin e la rivoluzione
  19. Rosa Luxemburg e la democrazia
  20. Gramsci e l'egemonia culturale
  21. Ruolo degli intellettuali

Formazione e prime influenze

Di famiglia ebraica, nasce in Prussia da un padre avvocato (che per fare l’avvocato si era convertito al protestantesimo) con idee progressiste.

Il padre liberal progressista tramanda idee a Marx.

Il filosofo seguirà inizialmente la facoltà di giurisprudenza per seguire le orme del padre, ma successivamente inizierà a studiare filosofia a Berlino e si laurea con la tesi “le differenze tra la filosofia di Democrito e quella di Epicuro” (materialisti).

Entra in contatto con i giovani hegeliani e fa giornalismo politico e scrive “gli annali di Halle per la scienza e l’arte tedesca”.

Già dai primi scritti emerge l’animo rivoluzionario di Marx, ma il governatore di Prussia lo sopprime ed è ostile nel suoi confronti perché seguiva un governo conservatore.

Incontri e trasferimenti

Successivamente si trasferirà a Parigi e sposerà la sua compagna di vita Jenni Von Vestalen, e fonda “gli annali franco-tedesci”, ma anche questa rivista verrà soppressa per intervento del governatore.

Si trasferirà a Bruxelles e si attiva politicamente.

Conoscerà Engel che lo aiuterà anche economicamente.

Contributi filosofici e politici

Dal 41 al 46, dopo aver aderito alla sinistra hegeliana, si distacca dall’idealismo su:

Compito filosofia: (per hegel nottola di minerva) per Marx lo stato non ha la sua razionalità ma l’uomo deve sforzarsi per renderlo razionale, trasformandolo attraverso l’impegno politico (rivoluzionario- vuole cambiare la società).

Scriverà anche le “tesi di feuerbach” in cui riconosce i meriti di feuerbach perché riporta la filosofia su un terreno concreto e mette prima il concreto e poi l’idea.

Riprende anche le posizioni dei socialisti francesi, ma si contrappone a queste, come quella di Prudon ossia di cambiare il mondo attraverso le riforme, ma Marx è rivoluzionario e non riformista: per Marx le riforme ci fanno rimanere nel sistema capitalistico, mentre attraverso la rivoluzione si cambia completamente la società, per arrivare al comunismo.

Manifesto del partito comunista

Nel 47 ci sarà il congresso dei comunisti, ma ci andrà solo Engels.

Nascerà il manifesto del partito comunista da Engels e Marx il cui motto è “proletario di tutti i paesi unitevi”, in cui invita gli operai di tutto il mondo a unirsi per attuare la rivoluzione e per fondare una società senza classi, che causano le disuguaglianze, e che si eliminano abolendo la proprietà privata.

Espulsione e vita a Londra

Nel 48 si diffondono i moti rivoluzionari e Marx e Engels scrivono “la gazzetta renana”, ma Marx sarà espulso dalla Germania e sarà costretto a migrare in Francia.

La moglie lo segue e si trasferiscono a Londra, dove scrive “il capitale” dopo aver studiato le teorie economiche di Adam Smith e Ricardo

I due moriranno e verranno seppelliti insieme dopo aver fatto tanti figli, di cui 3 morti.

Critica alla religione

Trasferire e assolutizzare caratteristiche umane nell’immagine di Dio (concetto creato da Feuerbach).

Marx lo condivide ma non per le cause perché l’uomo arriva a inventarsi l’idea di Dio per sfuggire alla sofferenza, e quindi gli uomini trasferiscono il loro essere in Dio perché stanno male nella condizione in cui sono costretti a vivere.

La religione nasce dal bisogno di consolazione dell’uomo, e il cristianesimo promette felicità eterna garantita a tutti, inoltre dice “beati saranno gli ultimi”, cioè induce gli uomini a sopportare le sofferenze e non ribellarsi.

Per questo la religione diventa “oppio dei popoli”, cioè diventa come una droga per illudere l’uomo e far sì che sopporti le ingiustizie e le disuguaglianze.

A differenza di Feuerbach, Marx pensa che la religione sia la conseguenza della condizione materiale di vita in cui l’uomo si trova, e, se Feuerbach pensava che bisognasse prendere consapevolezza per far sì che l’uomo acquisti le qualità che proietta in Dio, Marx crede che sia impossibile cambiare ed eliminare la religione se, per prima, non si trasforma la società.

Marx lotta in particolare contro la borghesia e le differenze sociali e le disuguaglianze, e vuole creare una società senza classi e disuguaglianze, solo nel momento in cui esse vengono eliminate, si elimina la religione perché l’uomo non ha più bisogno di consolazione.

Alienazione e capitalismo

Operai: classe sfruttata e oppressa dai grandi industriali e i proprietari delle ricchezze.

L’alienazione non riguarda solo la religione, ma è strettamente collegata alle condizioni economiche, infatti non è un fatto spirituale ma concreto, espressione della disumanizzazione tipica del capitalismo.

L’operaio nella società capitalistica è in alienazione di 4 tipi:

Nei confronti del prodotto: produce qualcosa che non gli appartiene ma che appartiene al capitalista, e di cui non può godere perché è destinato a qualcun altro.

Per la catena di montaggio l’operaio non vede neanche il prodotto (no appagamento, soddisfazione). Differenza da artigiani.

Alienazione rispetto all’attività: la sua capacità produttiva è proprietà del capitalista. Esso non può stabilire i ritmi di lavoro ma lo fa il capitalista, che impone un lavoro costrittivo e forzato.

I ritmi a volte sono assurdi perché il capitalista vuole più ricchezze, quindi l’operaio viene ridotto a schiavitù e diventa un oggetto del capitalista (il mezzo per la ricchezza)

Alienazione nella sua stessa essenza: non può esprimere la sua libertà e creatività (a differenza della dialettica servo padrone) in quanto queste sono qualità espresse quando creiamo qualcosa ma nella società capitalistica questo non accade.

Alienazione nei confronti dei suoi simili: il lavoratore è escluso dalla vita sociale, e l’unico contatto che ha è quello con il capitalista, ma non c’è un rapporto di collaborazione con il esso: è solo un rapporto tra soggetto e oggetto, ossia tra mente e braccio.

Superamento dell'alienazione

Superamento dell’alienazione: Nella dialettica il lavoro dovrebbe servire al servo per riscattarsi, ma per Marx questo avviene solo grazie alla rivoluzione che trasforma tutta la realtà.

Quindi per sradicare le cause dell’alienazione, è necessario modificare il sistema sociale, in particolare il sistema della proprietà privata.

Questo perché, se nell’età primitiva, l’uomo viveva a stretto contatto con la natura, con l’avvento del lavoro c’è stata una de-naturalizzazione della realtà, e di conseguenza le esigenze delle persone sono diventate più complesse ed è diventata necessaria una corretta organizzazione.

La prima divisione è quella tra il lavoro manuale e intellettuale, non che la condizione che si trova alla base della frantumazione della società in classi.

Questa divisione ha permesso che attività spirituale e manuale, produzione e godimento, consumo e produzione, venissero adibiti a persone diverse.

Questo a sua volta genera scissioni, disuguaglianze e quindi il SISTEMA DI PROPRIETA’ in cui la minoranza capitalistica detiene non solo i mezzi di produzione e il prodotto, ma anche il produttore.

Quindi, per superare l’alienazione, che deriva dallo sfruttamento, bisogna eliminare la proprietà, e per eliminare la proprietà bisogna eliminare la società borghese e le sue istituzioni.

Per questo il filosofo critica il liberalismo moderato, che predica libertà e uguaglianza, ma non fa altro che giustificare l’egoismo, in cui i cittadini sono uguali di fronte alla legge, ma non in società, in cui ci sono continui contrasti fra classi.

Gli individui, in sintesi, sono uguali di diritto e disuguali di fatto.

Pertanto occorre una rivoluzione sociale per fondare una società comunista in cui è abolita la proprietà privata e la divisione in classi.

Il tema del superamento dell’alienazione pone Marx in contrapposizione con gli altri giovani hegeliani: questi ultimi erano a conoscenza del fatto che la realtà dovesse essere criticata in modo da essere ricondotta alla razionalità, ma pensano che questo possa essere fatto solo attraverso l’attività intellettuale, quindi attraverso la filosofia.

Marx, al contrario crede che in questo modo si incorra solo nell’errore di Hegel (criticato dalla sinistra hegeliana perché attraverso il giustificazionismo conduce all’accettazione delle forme statali presenti) di credere che le idee esistano prima del concreto, e quindi che modificandole si modifichi la realtà.

Pertanto Marx crede che per ottenere un miglioramento della realtà sia necessaria la rivoluzione, al contrario degli altri giovani hegeliani.

Secondo Marx, Feuerbach ha riportato l’attenzione sul concreto, ma ha sbagliato nel considerare l’essenza dell’uomo come qualcosa di passivo e compiuto, non tenendo conto di come esso sia esposto alla socialità e alla storicità, e di conseguenza ha sbagliato a considerare la realtà come un oggetto già costituito e non frutto dell’attività sociale.

Materialismo storico

Hegel invece, aveva giustamente sottolineato il movimento dialettico della storia, ma aveva ricondotto il processo storico solo a uno sviluppo ideale.

Marx unisce queste due correnti e, costituisce la dottrina del materialismo storico: le forze motrici della storia non sono di carattere spirituale e ideale, ma materiale, e la storia si trasforma grazie a dinamiche socio-economiche.

Il compito della filosofia di Marx è quello di analizzare il movimento della storia eliminando tutte le ideologie che nascondono la verità.

Questo perché la cultura è uno strumento di potere, perché è espressione della classe dominante che crea un’immagine falsa della realtà per difendere i propri interessi.

Struttura e sovrastruttura

La struttura di una società è la base economica costituita dai modi di produzioni di ogni epoca storica (diversi per ognuna).

I modi di produzione sono composti da forze produttive e rapporti di produzione.

Forza lavoro (operai, lavoratori o contadini e servi della gleba per le società agricole) capacità produttiva

Mezzi utilizzati (macchine, utensili, materie prime)

Conoscenze tecniche e scientifiche (mezzi e conoscenze cambiano in base alla società di riferimento)

Rapporti di produzione: organizzazione del lavoro e relazioni tra i soggetti convolti nel processo produttivo, in particolare capitalista e operaio.

Stabiliscono chi detiene la proprietà e chi no, e costituiscono le strutture economiche della società.

Sovrastruttura: produzioni culturali e spirituali (religione, forma statale, arte, leggi).

È chiamata sovrastruttura perché è la struttura economica che la condiziona, infatti è il tipo di società che influenza questa cultura (es. ci sono società in cui prevale il poema o società in cui prevale il romanzo), e questo perché tutte le forme di cultura sono espressione della classe dominante negli interessi, nei bisogni e nelle ideologie, e sono usate per imporre la propria visone dello stato.

Quindi, mutando le condizioni storiche di vita cambia anche il modo di valutare le cose e la visione che si ha della realtà, ad esempio nella società feudale l’economia era basata principalmente sulla proprietà di terre e la famiglia aveva una struttura patriarcale: in questo caso, il numero di figli veniva visto come una risorsa importante perché costituivano un aiuto nel lavoro agricolo.

Con l’evoluzione dell’economia, quindi il momento in cui i contadini abbandonano le terre e vanno a lavorare nelle fabbriche, la società patriarcale è viene abolita, e le convivenze che caratterizzano quest’epoca vengono a loro volta caratterizzate da un minor numero dei membri, ma anche da maggiore libertà nelle relazioni parentali.

Per Marx, però, nonostante la sovrastruttura dipenda dalla struttura, anche quest’ultima può subire ripercussioni grazie alla produzione culturale: ad esempio, le produzioni culturali potrebbero favorire negli operai una coscienza di classe che li porta a voler attuare una rivoluzione, e quindi rendere più veloce il processo di mutamento.

(Questo in relazione col fatto che la cultura deve avere la funzione di trasformare la società)

Il rapporto tra i due livelli, per tanto, non è meccanico e deterministico, ma solo interpretativo per comprendere il mutamento della realtà nel corso della storia.

Dinamismo e lotta di classe

In tutte le società c’è dinamismo, in quanto esse sono destinate a trasformarsi.

Questo dinamismo è dato dal rapporto dialettico tra le forze produttive e i rapporti di produzione, in quanto in ogni epoca a determinate forze produttive, corrispondono rispettivi rapporti di produzione. Le prime si trasformano più velocemente e iniziano a nascere dei conflitti e delle contraddizioni.

Nel momento in cui, come qualcosa all’interno di un guscio, le forze produttive si dispiegano, esse arrivano a dispiegarsi a tal punto da rompere il guscio. Questa espansione che frammenta il guscio coincide con la rivoluzione, nonché il capovolgimento dialettico in chiave materialistica delle forze in campo della società.

Le forze di produzione, essendo in sviluppo, rappresentano una classe in ascesa, mentre i rapporti di produzione, che garantiscono le forme di proprietà, sono espressione degli interessi della classe dominante.

Il conflitto, pertanto, è un conflitto di classe, tra la classe degli sfruttati e quello degli sfruttatori.

Questo accade anche in Francia durante la rivoluzione francese, quando la borghesia si sentiva ingabbiata dai rapporti sociali che ne negavano l’espansione, si è ribellata.

La storia, in generale, è una storia di lotte di classe, e ogni rivoluzione rappresenta l’avvento di una nuova classe dominante. Questo accade anche nella società capitalistica in cui il conflitto tra il proletariato (oppressi) e la borghesia capitalistica (classe dominante) è destinato ad accrescersi sempre di più.

(A differenza della dialettica di Hegel, in cui c’è una sintesi, per Marx non c’è sempre una sintesi, ma vede soprattutto l’aspetto conflittuale, caratterizzato dal conflitto tra classi (tesi: nobiltà, antitesi: borghesia), destinate a prevalere una sull’altra)

Critica al capitalismo

Seguendo questo ragionamento, in conclusione, Marx vuole una società comunista in cui gli operai, classe destinata a emergere grazie alla rivoluzione, sottomettono la borghesia.

L'uomo deve intervenire per anticipare gli avvenimenti scritti dalla dialettica.

Analisi del capitale

1846- “Capitale” opera che interessa filosofia, sociologia, economia.

Successivamente scriverà anche il manifesto del partito comunista che sarà più semplice in quanto parla direttamente agli operai.

Marx studia in particolare le teorie di Adam Smith, che sostiene l’economia capitalista, e Ricardo. Il filosofo li critica perché non mettono in discussione il sistema capitalistico, vista come l’unica forma di economia possibile.

Per Marx, invece, è solo una forma storica di passaggio, e ritiene che il suo compito sia proprio quello di mettere in luce le contraddizioni della società capitalistica che la porteranno a dissolversi, inaugurando un’analisi di economia politica scientifica e non ideologica.

Quest’opera inizia attraverso l’analisi della merce, che ha un duplice valore: quello di uso, e quello di scambio, che sono completamente diversi.

Il valore di uso è dato dall’utilizzo che viene fatto di un determinato prodotto per appagare un determinato bisogno umano, mentre il valore di scambio è determinato dal lavoro socialmente necessario (non soggettivo per ogni singolo operaio perché ognuno ha i suoi tempi, ma il tempo medio di produzione in un determinato periodo) per produrlo, e che rende i prodotti confrontabili ed equiparabili, seppur siano di natura diversa (scarpe e tè), in quanto il lavoro costituisce appunto un valore comune tra essi.

Quest’ultimo differisce dal prezzo perché in tempi di crisi economica più o meno corrisponde, ma il prezzo varia in base alla domanda e all’offerta (es. in crisi il pane costa di più quindi c’è meno richiesta, oppure se c’è un aumento della domanda il prezzo diminuisce).

L’operaio riceve un salario stabilito dal capitalista in base alla quantità di denaro necessaria per sostenere lui e la sua famiglia (stretto necessario), quindi il capitalista “compra” l’operaio e il suo valore equivale al costo dei mezzi necessari al suo sostentamento.

Gli operai lavoravano 12 ore, ma per guadagnare il salario che riceve ne basterebbero 8, quindi avanzano 4 ore in cui l’operaio svolge un lavoro in più (PLUSLAVORO), in cui l’operaio produce merce che non viene pagata dal capitalista. Questo è ciò che Marx definisce plusvalore, che determina un guadagno in più nelle mani del capitalista.

Sistema capitalistico e precapitalistico

Sistema precapitalistico e capitalistico

La formula proposta da Marx per sintetizzare il sistema economico capitalistico è D-M-D’-

In questa formula D sarebbe il denaro speso nell’acquisto della merce, M sarebbe proprio la merde, e D’ rappresenta l’incremento del denaro (caratteristica essenziale del sistema capitalistico).

Questa è chiamata accumulazione, per cui questa formula spiega che, nel sistema capitalistico, il denaro genera più denaro di quello speso.

La formula del sistema pre-capitalistico, invece, è M-D-M.

M rappresenta la merce, D il denaro, e M altra merce. In questo processo, il denaro è solo un intermediario per l’acquisto di beni utilizzati della vita quotidiana, e non c’è accumulazione di denaro (es. contadino che vende la sua merce, riceve un guadagno che utilizza per comprare il latte da dare ai suoi figli).

Per questo Marx fa una distinzione tra capitale costante e capitale variabile.

Il capitale costante è quello investito nel macchinario della fabbrica e nelle materie prime, il capitale variabile è quello investito nei salari degli operai.

Il plusvalore dipende dal capitale variabile perché nasce in rapporto al salario degli operai, e per capitare il vero profitto del capitalista bisogna sottrarre (in termini di percentuali) dal plusvalore il capitale costante.

Quindi, il profitto è sempre minore rispetto al plusvalore.

Punti deboli del capitalismo

I punti deboli del sistema capitalistico di produzione

Lo scopo del capitalismo è quello di aumentare il profitto, obiettivo perseguito incrementando la produttività, introducendo nuovi macchinari e strumenti.

La ricchezza generata da questo aumento di produttività viene, poi, investita nell’incremento e modernizzazione delle macchine stesse, e questo segna il passaggio dall’industria manifatturiera all’industria meccanizzata.

In questo sistema, però, ci sono delle conseguenze negative:

La meccanizzazione peggiora la situazione dei lavoratori, che arrivano all’alienazione, in quanto diventano semplici ingranaggi con l’avvento delle macchine, che li sottopongono a un lavoro unilaterale e ripetitivo.

La caduta tendenziale del saggio profitto: il profitto del capitalista, a un certo punto, invece di aumentare, tende a diminuire.

Questo perché accrescendosi il capitale costante (macchine e materie prime), diminuisce il peso del capitale variabile, perché l’aumento delle macchine comporta alla diminuzione degli operai.

Questo porta al calo del plusvalore (che dipende dal capitale variabile)

Diminuendo il plusvalore, in conclusione, diminuisce anche il profitto del capitalista.

Disoccupazione: con l’avvento delle macchine, si assiste a una conseguente disoccupazione. Questa rappresenta un problema non solo per gli operai che perdono lavoro, ma anche per il capitalista, in quanto disoccupazione vuol dire maggiore povertà dei consumatori, e quindi meno possibilità di acquistare merci.

Alcune merci, quindi, rischiano di rimanere invendute, e questa conseguenza, per Marx, porterà al collasso del mondo borghese capitalistico.

Tutto ciò comporta una divaricazione più netta tra la classe dei capitalisti e quella dei proletari, e a una conseguente nascita di una minoranza industriale con immensa ricchezza e potere, e una maggioranza proletaria sfruttata (es. piccole aziende inglobate da grandi aziende).

La soluzione di queste problematiche, per Marx, consiste nell’abbattimento delle forme istituzionali presenti nella società borghese (non revisione ma demolizione).

La vera democrazia per Marx non è quella che propone lo stato borghese, che, anzi, protegge i privilegi particolari della classe dominante, e in particolare, lo stato moderno, è espressione dell’individualismo e dell’atomismo della classe dominante.

Inoltre, lo stato borghese non garantisce felicità, incentrata sul principio della proprietà privata, e anche la libertà è solo qualcosa di astratto e illusorio, perché è intesa come il diritto dell’individuo di fare ciò che più gli aggrada, ma solo se questo non lede alla libertà degli altri individui. (Non è libertà perché l’operaio lavora 12 ore e non riesce a mettere da parte delle ricchezze, e non può influire sulle scelte del governo).

Rivoluzione e società comunista

Rivoluzione e instaurazione della società comunista

Per porre fine a queste problematiche occorre una rivoluzione sociale, ma per passare dalla società capitalistica a quella comunista, è necessario un momento di passaggio in cui il proletariato esercita una dittatura funzionale alla realizzazione del progetto.

Questo regime dovrebbe instaurare una prima forma di uguaglianza ancora imperfetta perché fondata sul livellamento degli individui, e di eliminare i presupposti dell’antagonismo di classe, e il suo dominio stesso, che si estingue solo nel momento in cui ogni forma di stato è estinta e oppressa da questa dittatura.

Questa non è una lotta di classe, ma una battaglia per l’affermazione della società comunista: una società senza classi, senza proprietà privata e quindi con la collettivizzazione dei mezzi di produzione, e senza disuguaglianze reali tra gli uomini e, infine, una società in cui l’apparato statale non è più necessario perché tra singolo e comunità c’è comunicazione.

Ma soprattutto, la società comunista nasce dalla negazione dei principi che hanno portato allo sfruttamento nella società capitalistica.

Diffusione del marxismo

L’idea di Marx non si realizza, ma si diffonde: rivoluzionari e revisionisti

Marx riteneva che questa rivoluzione dovesse avvenire nei paesi più sviluppati dell’Europa, dove era effettivamente avvenuta la caduta tendenziale del profitto, e, non a caso, studiò approfonditamente il sistema economico dell’Inghilterra, realtà economica più avanzata.

Tuttavia le cose andarono diversamente perché l’Inghilterra risultò essere il paese meno propenso a creare la società comunista di Marc, al contrario di Russia e Cina che, rispettivamente nel 1917 (con Lenin) e 1949, attuano delle rivoluzioni per portare il comunismo.

Il marxismo in Europa conobbe grande diffusione, con i vari partiti socialisti e comunisti, e con i movimenti operai internazionali.

La prima fase della sua diffusione corrisponde alla “seconda internazionale”, organizzazione dei sociali e dei laburisti che volevano coordinare l’azione dei movimenti nazionali degli operai.

La prima internazionale fu caratterizzata dal conflitto tra marxisti e anarchici (prevalsero i primi), mentre nella seconda domina il socialismo marxista, ma c’è un dibattito tra marxisti rivoluzionari, ossia sostenitori della rivoluzione sociale come unico mezzo efficacie all’instaurazione del comunismo, e marxisti revisionisti, ossia i creatori di un programma di riforme che sarebbe stato utile per arrivare alla società comunista.

Interprete principale Karl Kautsky che redige il programma del partito socialdemocratico tedesco.

Kautsky assume una posizione intermedia tra i rivoluzionari e i riformisti: sostiene un programma massimo (da qui massimalismo), ossia la rivoluzione, vista come necessaria per creare una società senza classi, ma allo stesso tempo sostiene un programma minimo (minimalismo), nonché delle riforme che dovevano essere graduali e moderate, per migliorare le condizioni della popolazione, come la riduzione degli orari di lavoro, il suffragio universale, la parità tra uomo e donna.

Tra i revisionisti c’è Eduard Bernstein che sosteneva che la teoria di Marx dovesse essere revisionata in vista dei cambiamenti che la società capitalistica aveva subito, in quanto la crisi prevista da Marx c’era stata, ma non ne aveva provocato il crollo.

Secondo lui, quindi, la trasformazione violenta dello stato borghese andava sostituita con trasformazioni graduali combattendo l’autoritarismo del potere con strumenti democratici.

Lenin e la rivoluzione

Lenin difende con forza l’idea della rivoluzione violenta da parte del proletariato, a non ha altro mezzo a disposizione.

Se nel periodo di passaggio al socialismo lo stato p ancora necessario, è opportuno ridurre i suoi compiti.

L’avvento del comunismo implica una fase transitoria chiamata “dittatura del proletariato” destinata a estinguersi come ogni altra forma di stato.

Il comunismo rende lo stato superfluo perché viene meno la necessità di far ricorso alla repressione, in quanto non c’è più una classe contro cui lottare in modo sistematico.

In una fase più matura, però, Lenin si accorge che questa forma di partecipazione di tutti i cittadini, implica che tutti i proletari sviluppino consapevolezza, ma, per Lenin, questo è impensabile, perciò ritiene necessaria una cinghia di trasmissione che colleghi le avanguardie rivoluzionarie a tutto il resto del proletariato.

Lenin identifica questa avanguardia organizzata con il partito comunista che deve prendere carico della coscienza di tutto il proletariato.

Rosa Luxemburg e la democrazia

Rosa Luxenburg concorda con Lenin sulla necessità di una rivoluzione proletaria, ma crede che il partito comunista sia un organismo di accentramento del potere, e questo porta la “dittatura del proletariato” a “dittatura sul proletariato”, mentre Rosa Luxemburg rivendica una democrazia politica che vede la classe operaia internazionale protagonista del proprio destino.

Dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, la seconda internazionale si scioglie a causa dei conflitti interni tra i sostenitori e gli oppositori dell’intervento militare.

La filosofa si schiera sul fronte pacifista e dà vita alla Lega di Spartaco, che promuove la fondazione del partito comunista tedesco. Verrà successivamente arrestata, condannata e uccisa brutalmente.

Nascerà anche la terza internazionale con lo scopo di favorire la nascita di partiti comunisti in tutto il mondo e di favorire la diffusione della rivoluzione. Questa politica cambia con la morte di Lenin e l’avvento di Stalin, che avvia lo sviluppo economico forzato della Russia e instaura un sistema totalitario che dura fino alla morte del dittatore.

Solo con l’ascesa al potere di Mikhail Gorbaciov avrà inizio una politica di riforme radicali che portano alla fine della guerra fredda, alla dissoluzione dell’URSS e al crollo del muro di Berlino.

Gramsci e l'egemonia culturale

Antonio Gramsci contribuisce alla creazione del partito comunista italiano, e fonda la rivista “l’ordine nuovo”, in cui si dibatteva sulla possibilità del proletariato di darsi una struttura organizzativa di classe paragonabile a quella dei soviet (consigli di lavoratori rivoluzionari).

Gramsci vedeva nei consigli di fabbrica dei centri di democrazia diretta e di autoregolamentazione da parte degli operai.

Le rivoluzioni però non si possono copiare ma all’elemento oggettivo (crisi del sistema capitalistico), va aggiunto l’elemento soggettivo (coscienza della classe operaia).

La presa di potere da parte della classe operaia è il risultato di un lavoro di preparazione delle condizioni del proletariato aderendo alla prospettiva tradizionale marxista (la storia ha una direzione ben precisa verso il collasso dello stato borghese), mette l’accento sugli aspetti soggettivi.

Accoglie con entusiasmo l’annuncio della rivoluzione russa perché questo dimostra che l’iniziativa rivoluzionaria può prendere piede anche se si saltano delle fasi.

Quando l’esperienza dei consigli di fabbrica si esaurì Gramsci sente la necessità di dar vita a un partito degli operai che assume la direzione del movimento rivoluzionario.

Concetto di egemonia culturale: direzione intellettuale e morale della società assunta da parte di un gruppo o di una classe. Questa è chiamata sovrastruttura nella prospettiva marxiana, ma per Gramsci è un fattore prioritario e determinante.

Le previsioni di crollo di Marx non sono mai avvenute perché in alcune nazioni l’egemonia culturale della borghesia è rimasta preponderante ed è riuscita a mantenere la propria direzione sulla società, realizzando un blocco storico.

Gli strumenti di cui un gruppo si avvale per conquistare e conservare il proprio potere sono repressivi a culturali: la forza permette di dominare coercitivamente, ma il gruppo diviene dirigente solo quando organizza il consenso attraverso le strutture culturali.

Finchè le classi popolari rimangono imprigionate negli schemi culturali della classe dominante, non riusciranno a contrapporre a essa il proprio progetto politico.

La borghesia protegge questo appannaggio culturale grazie agli intellettuali organici, che operano in stretta connessione con la sua visione del mondo.

Il proletariato, invece, deve attirare gli intellettuali tradizionali che si dichiarano indipendenti rispetto alla classe sociale dominante e si allinea con le esigenze del popolo.

Ruolo degli intellettuali

Ruolo degli intellettuali e del partito comunista

Gli uomini di cultura devono diventare l’anima del partito comunista e hanno il compito di formare una coscienza di classe, anche se continuamente messi a repentaglio da parte della propaganda della cultura egemone.

Domande da interrogazione

  1. Chi era Karl Marx e quali sono stati i principali contributi al pensiero filosofico e politico?
  2. Karl Marx era un sociologo, economo e filosofo tedesco, considerato il padre del materialismo storico e del comunismo. Ha fornito un'analisi critica della società capitalistica, sottolineando le dinamiche di sfruttamento e alienazione, e ha proposto la rivoluzione come mezzo per superare il capitalismo e instaurare una società comunista senza classi e proprietà privata.

  3. Qual è il concetto di alienazione secondo Marx?
  4. L'alienazione, per Marx, è un fenomeno che caratterizza la società capitalistica e si manifesta in vari modi, tra cui l'alienazione dell'operaio dal prodotto del suo lavoro, dall'attività lavorativa stessa, dalla sua essenza come essere umano e dai suoi simili. Questa condizione è espressione della disumanizzazione tipica del capitalismo e può essere superata solo attraverso una trasformazione radicale della società.

  5. Cosa intende Marx per materialismo storico?
  6. Il materialismo storico è la teoria secondo cui la storia umana è determinata principalmente da fattori economici e materiali, piuttosto che da idee o valori spirituali. Marx sostiene che le forze motrici della storia sono le dinamiche socio-economiche e che la cultura, la politica e la religione (sovrastrutture) sono influenzate dalla base economica (struttura) della società.

  7. Qual è il significato del "Manifesto del Partito Comunista" e quale messaggio trasmette?
  8. Il "Manifesto del Partito Comunista", scritto da Marx ed Engels, è un testo politico che invita i proletari di tutto il mondo a unirsi per attuare la rivoluzione e fondare una società senza classi e senza proprietà privata. Il suo motto "Proletari di tutti i paesi unitevi" esprime l'idea che solo attraverso l'unione e la lotta comune sia possibile superare le disuguaglianze e le ingiustizie del capitalismo.

  9. Come Marx vede il ruolo della religione nella società?
  10. Marx considera la religione come "l'oppio dei popoli", un mezzo attraverso il quale gli uomini cercano consolazione dalle sofferenze della vita materiale. Secondo lui, la religione nasce dal bisogno umano di sfuggire alla realtà dolorosa e viene utilizzata dalla classe dominante per mantenere lo status quo, promettendo una felicità eterna che distoglie l'attenzione dalle ingiustizie terrene. La religione, per Marx, è quindi una conseguenza della condizione materiale di vita e può essere superata solo trasformando la società.

Domande e risposte

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