Concetti Chiave
- Il "Manifesto del Partito Comunista" è stato commissionato a Marx ed Engels dalla Lega dei Comunisti nel 1847, riflettendo il clima sociale europeo alla vigilia del 1848.
- Marx sottolinea l'importanza della borghesia nella storia, riconoscendola come una classe rivoluzionaria che ha polarizzato il conflitto sociale tra borghesia e proletariato.
- La borghesia ha unificato il mercato e la popolazione, superando il concetto autarchico di nazione e creando un mercato mondiale senza barriere.
- Marx critica i "socialismi non scientifici" perché non contrastano efficacemente la borghesia e spesso cercano di tornare a condizioni sociali precedenti.
- Il manifesto mette in evidenza la dialettica della storia e la lotta di classe come strumenti per l'emancipazione del proletariato e la trasformazione sociale.

Indice
Il manifesto del Partito comunista: introduzione, contesto storico, contenuto
L’opera è stata commissionata a Marx ed Engels dalla Lega dei Comunisti, associazione nata dalle ceneri della Lega dei Giusti.
È stata richiesta proprio dalla Lega perché, in occasione del suo congresso del 1847, si rese conto della necessità di un programma. Il manifesto fu realizzato a quattro mani, anche se è quasi completamente frutto di Marx. La prima stesura è opera di Engels, la seconda, quella pubblicata, di Marx. Siamo nel 1847 ed è importante considerare il clima sociale ed europeo del momento, alla vigilia del 1848. Il clima è infuocato dal punto di vista del sentimento patrio e del desiderio di emancipazione. Le peculiarità del contesto storico si ritrovano facilmente nell’opera, anche se Marx lo ritiene un aspetto banale, in quanto una pubblicazione non può prescindere dal contesto storico-economico in cui si sviluppa. Alcuni studiosi affermano che sia un esempio di quel “diventar filosofico del mondo” e di come la filosofia entri nel mondo e lo modifichi. Vi ritroviamo un’aspirazione verso una società migliore in cui il proletariato, unito, non è più subalterno di alcuna classe sociale, ad una società in cui il proletariato si è emancipato. Questa brevissima opera, che consta di 23 pagine, per essere pubblicata ebbe bisogno di una colletta. All’interno, troviamo i temi principali del pensiero marxista:
- la concezione dialettica della storia
- la lotta di classe
- la dialettica tra mezzi di produzione e rapporti di produzione
Marx afferma che i mezzi di produzione e i rapporti di produzione non sono soggetti inanimati, sono costituiti da individui viventi, animati, dalle classi sociali. Il manifesto si può dividere in tre sezioni diverse, a seconda degli argomenti tematizzati:
- L’analisi della funzione storica della borghesia
- La dialettica della storia, intesa come lotta di classe
- il rapporto tra proletari e comunisti
- La critica ai socialismi non scientifici
L’analisi della funzione storica della borghesia
Marx non pronuncia una critica moralistica nei confronti della borghesia. Egli mette l’accento sulla funzione insostituibile che ha avuto la borghesia nella storia.
Quali sono i vantaggi che egli riconosce alla borghesia?
Se è vero che la dialettica della storia è frutto della lotta di classe, e quindi se è vero ciò che dice l’incipit:
“La storia di ogni società esistita fino a questo momento è storia di lotte di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in breve, oppressori e oppressi, furono continuamente in reciproco contrasto, e condussero una lotta ininterrotta, ora latente ora aperta; lotta che ogni volta è finita o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la comune rovina delle classi in lotta”.
È vero anche che, nelle epoche precedenti, il conflitto interessa più soggetti sociali.
Grazie alla borghesia questo conflitto si è polarizzato nella contrapposizione tra borghesia e proletariato. Prendiamo come esempio il Medioevo; in quel periodo la lotta di classe riguardava:
- servi della gleba e nobiltà feudale
- nobiltà feudale e re
- ceto borghese e nobiltà
- ceti più bassi con il ceto borghese che si stava affermando (Tumulto dei Ciompi)
Secondo Marx, nel 1850, lo scontro tra classi si è polarizzato e si realizza esclusivamente nel conflitto: borghesia e proletariato.
Questo è un risultato che dobbiamo alla borghesia. La borghesia ha scardinato tutti gli altri conflitti con la rivoluzione. La borghesia è la classe rivoluzionaria per eccellenza.
La borghesia è una classe sociale sommamente RIVOLUZIONARIA, essa non può esistere senza rivoluzionare, che tende necessariamente alla trasformazione, le forze produttive e quindi anche i rapporti sociali esistenti. La borghesia è quindi una classe DINAMICA, comporta una trasformazione veloce dei modi di produrre. Si pone in contrapposizione con le classi sociali che l’hanno preceduta e che lei è riuscita a dominare. Essa emerge proprio dalla vittoria in una lotta di classe. Le classi sociali dominanti preborghesi erano statiche. La dinamicità della borghesia nasce perché il suo obiettivo finale è il mettere nel mercato più prodotto possibile. Se questo è l’obiettivo, necessariamente le forze produttive, intese come mezzi e conoscenze tecnico-scientifiche, si trasformano continuamente. Ecco perché è definita rivoluzionaria. La borghesia ha comportato ulteriori trasformazioni, tra cui l’unificazione del mercato e la concentrazione della popolazione. Questa unificazione comporta il superamento del concetto autarchico di nazione, in quanto le nazioni ora dipendono l’una dall’altra. Il mercato deve essere il più ampio possibile. Si crea quindi un mercato senza barriere e mondiale. Creare un mercato mondiale comporta uno stretto legame fra le nazioni. La borghesia ha anche creato un accentramento del mercato, della popolazione, del potere e della proprietà.Questa rivoluzione in ambito produttivo riguarda anche il piano dei valori e della morale, il quale è sconvolto dalla laicizzazione. Questa laicizzazione, di cui è portatrice la borghesia, consente finalmente agli uomini di essere liberi dalle illusioni e di vedersi, nel mondo e nel rapporto con gli altri, in modo reale. La borghesia è come uno stregone che ha prodotto potenze gigantesche ma che non le sa più controllare. La borghesia rivoluziona costantemente le forze produttive. Questo comporta un aumento e uno sviluppo delle forze produttive stesse. Tra le forze produttivo troviamo anche gli uomini, che sono impegnati nel lavoro e che aumentano. La dimensione sociale del lavoro aumenta sempre di più. Comincia uno sfasamento perché dal punto di vista numerico il lavoro cresce sempre più, ma la concezione privatistica dei rapporti di produzione rimane tale e quale. Il lavoro continua ad essere finalizzato al profitto personale. Se da un lato l’aspetto sociale si amplia in modo significativo, dall’altro i rapporti di produzione rimangono all’insegna del privato. In questa epoca, le catene radicali da spezzare sono quelle che legano il proletariato alla borghesia. Il proletariato è avanti a dei rapporti di produzione arretrati. La stessa borghesia, ricercando l’affermazione di sé, sviluppando in modo significativo e continuativo le forze produttive, genera la classe antagonista, che inevitabilmente la sconfiggerà. D’altronde la borghesia ha seguito il processo analogo per giungere alla sua affermazione. Nel 1700 le forze produttive, a seguito di una proto-industria, erano aumentate, ma i rapporti di produzione erano rimasti indietro. La prima cosa che bisognava fare era infatti eliminare il maggiorascato, il fedecommesso, la mano morta, rapporti di proprietà che non erano più allineati a questo bisogno di evoluzione. Il sistema che la terra rimanesse indivisa non consentiva l’agricoltura capitalistica.
Critica ai socialismi non scientifici
Questo manifesto si chiama “Manifesto del partito Comunista” e non “Manifesto del partito Socialista”, nonostante il 1848 sia l’anno dei movimenti socialisti, perché, come ci suggerisce Engels, in quel movimento i socialismi erano movimenti che non contrastavano la borghesia, ma che si sviluppavano all’interno di essa e quindi i comunisti ne prendono le distanze. Per questo motivo nel manifesto vengono addirittura criticati. I falsi socialismi sono tali perché non vogliono abbattere la borghesia. “Nella prassi politica gli aristocratici partecipano dunque a tutte le misure di forza contro la classe lavoratrice, e nella vita quotidiana, malgrado i loro torniti stereotipi, si adattano a cogliere le mele d'oro, e a scambiare fedeltà, amore, onore col commercio della lana di pecora, della barbabietola e della grappa.”
Questi socialismi usano soltanto stereotipi quando affermano di voler abbattere la borghesia, quando affermano di voler farsi un tutt’uno con la classe lavoratrice.
Essi sono:
- Socialismo reazionario
- Socialismo conservatore
- Socialismo utopistico
Il socialismo è definito reazionario perché critica la borghesia utilizzando parametri conservatori. Nel criticare questa classe sociale, non prospetta il superamento della stessa, quanto più il ritorno ad una situazione precedente, precedente alla rivoluzione, precedente all’affermazione della borghesia. In questa situazione precedente, comunque, una classe sottomessa esisteva, così come l’alienazione, seppur portata avanti da soggetti diversi. Questo è quindi un socialismo infruttuoso. È un socialismo che vuole tornare alla situazione precedente. “Come il sacerdote è sempre andato d'accordo con il feudatario, così il socialismo pretesco si accompagna a quello feudale. Non c'è nulla di più facile che dare all'ascetismo cristiano un tocco socialistico.”
Egli parla di quei movimenti, di natura cristiana, che, in qualche modo, si danno un tono socialista. Un altro socialismo menzionato è il socialismo piccolo-borghese.
Per ulteriori approfondimenti su Karl Marx vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Qual è l'opera principale di Karl Marx discussa nel testo?
- Qual è la funzione storica della borghesia secondo Marx?
- Come Marx critica i socialismi non scientifici nel manifesto?
- Quali sono le tre sezioni principali del manifesto?
- Perché il manifesto si chiama "Manifesto del partito Comunista" e non "Manifesto del partito Socialista"?
L'opera principale discussa è "Il manifesto del Partito comunista", realizzata da Karl Marx e Friedrich Engels su commissione della Lega dei Comunisti.
Marx riconosce alla borghesia una funzione storica rivoluzionaria, in quanto ha polarizzato il conflitto di classe tra borghesia e proletariato e ha rivoluzionato le forze produttive e i rapporti sociali.
Marx critica i socialismi non scientifici perché non contrastano realmente la borghesia e si sviluppano al suo interno, utilizzando stereotipi senza voler abbattere la classe borghese.
Le tre sezioni principali del manifesto sono: l'analisi della funzione storica della borghesia, la dialettica della storia come lotta di classe, e la critica ai socialismi non scientifici.
Si chiama "Manifesto del partito Comunista" perché i comunisti prendono le distanze dai socialismi dell'epoca, che non contrastavano realmente la borghesia e si sviluppavano al suo interno.