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Concetti Chiave

  • La Monadologia di Leibniz esplora l'unità dell'universo vivente attraverso le monadi, viste come sostanze individuali senza porte e finestre.
  • Le monadi rappresentano finitamente l'infinito, fungendo da forze vive e strutture percettive che riflettono l'unità del molteplice.
  • Le apercezioni coscienti risultano da un'infinità di piccole percezioni oscure, che influenzano e preparano la percezione successiva.
  • Leibniz estende la percezione oltre la soggettività, articolando vari gradi di chiarezza e complessità nell'essere vivente.
  • Introduce la problematica dell'inconscio e getta le basi per l'estetica, influenzando la teoria del gusto e l'opera di Baumgarten.

Indice

  1. La visione di Leibniz
  2. Le monadi e la percezione
  3. Apercezione e piccole percezioni
  4. L'inconscio e l'estetica

La visione di Leibniz

Nella celeberrima opera intitolata “Monadologia” e pubblicata precisamente nel 1720, vede la visione di Leibniz in cui conclude all’unità ininterrotta dell’universo vivente, le cui variazioni interne sono costituite dalle mondai.

Le monadi e la percezione

Ogni sostanza individuale è definita come monade, e ciascuna di queste monadi non ha porte e finestre, non costituisce cioè porte e finestre dell’io, eppure altro non è se non una struttura percettiva, una pluralità di stati percettivi, la condizione di chiusura vale per l’apertura infinita del finito. Quindi ogni singola monade rappresenta finitamente l’infinitezza, è una vera e propria forza viva, percezione per Leibniz è l’espressione unitaria del molteplice, questa unità può rimanere tanto allo stato scuro, confuso e inavvertito in quella sorta di intessitura di piccole percezioni, quanto chiara, distinto e consapevole in ciò che lui chiama “apercezione”.

Apercezione e piccole percezioni

Le nostre apercezioni coscienti e chiare sono composte per il filosofo tedesco da un’infinità di piccole percezioni oscure e non si potrebbe mai attuare una percezione cosciente se questa non integrasse un insieme infinito di piccole percezioni che disequilibrano la macro percezione precedente e la inquietano preparando la seguente sulla base della propria singola struttura stimolatrice.

L'inconscio e l'estetica

Svincolando la percezione dalla soggettività dell’io, Leibniz può estenderla all’essere vivente nel suo complesso articolandone differenti gradi di chiarezza, composizione e divergenza. Leibnitz introduce quindi la problematica dell’inconscio e al contempo fonda l’esperienza del “nonsoché” cruciale per la nascita disciplinare dell’estetica con Baumgarten e per la teoria del gusto.

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