Concetti Chiave
- La Monadologia di Leibniz esplora l'unità dell'universo vivente attraverso le monadi, viste come sostanze individuali senza porte e finestre.
- Le monadi rappresentano finitamente l'infinito, fungendo da forze vive e strutture percettive che riflettono l'unità del molteplice.
- Le apercezioni coscienti risultano da un'infinità di piccole percezioni oscure, che influenzano e preparano la percezione successiva.
- Leibniz estende la percezione oltre la soggettività, articolando vari gradi di chiarezza e complessità nell'essere vivente.
- Introduce la problematica dell'inconscio e getta le basi per l'estetica, influenzando la teoria del gusto e l'opera di Baumgarten.
Indice
La visione di Leibniz
Nella celeberrima opera intitolata “Monadologia” e pubblicata precisamente nel 1720, vede la visione di Leibniz in cui conclude all’unità ininterrotta dell’universo vivente, le cui variazioni interne sono costituite dalle mondai.
Le monadi e la percezione
Ogni sostanza individuale è definita come monade, e ciascuna di queste monadi non ha porte e finestre, non costituisce cioè porte e finestre dell’io, eppure altro non è se non una struttura percettiva, una pluralità di stati percettivi, la condizione di chiusura vale per l’apertura infinita del finito. Quindi ogni singola monade rappresenta finitamente l’infinitezza, è una vera e propria forza viva, percezione per Leibniz è l’espressione unitaria del molteplice, questa unità può rimanere tanto allo stato scuro, confuso e inavvertito in quella sorta di intessitura di piccole percezioni, quanto chiara, distinto e consapevole in ciò che lui chiama “apercezione”.
Apercezione e piccole percezioni
Le nostre apercezioni coscienti e chiare sono composte per il filosofo tedesco da un’infinità di piccole percezioni oscure e non si potrebbe mai attuare una percezione cosciente se questa non integrasse un insieme infinito di piccole percezioni che disequilibrano la macro percezione precedente e la inquietano preparando la seguente sulla base della propria singola struttura stimolatrice.
L'inconscio e l'estetica
Svincolando la percezione dalla soggettività dell’io, Leibniz può estenderla all’essere vivente nel suo complesso articolandone differenti gradi di chiarezza, composizione e divergenza. Leibnitz introduce quindi la problematica dell’inconscio e al contempo fonda l’esperienza del “nonsoché” cruciale per la nascita disciplinare dell’estetica con Baumgarten e per la teoria del gusto.