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Concetti Chiave

  • Leibniz critica il meccanicismo, rivalutando le forme sostanziali che conferiscono unità e identità ai corpi, distinguendo tra piani fisico e metafisico.
  • Riconosce l'importanza delle cause finali, ritenendo che l'assenza di un'intelligenza ordinatrice nella natura comprometta la comprensione della saggezza divina.
  • Si oppone a Cartesio, che spiega l'ordine naturale solo con le leggi fisiche, vedendo ciò come un attacco alla giustizia e saggezza di Dio.
  • Critica la nozione cartesiana di quantità di moto, proponendo invece la costanza della "forza viva", fondamentale per distinguere principi fisici e metafisici.
  • Sottolinea che i principi generali della natura sono metafisici e che le forme sostanziali, identificate con la forza, contengono un'attività originaria e capacità d'azione.

Indice

  1. Leibniz e il rifiuto del meccanicismo
  2. La critica alle cause finali
  3. La distinzione tra quantità di moto e forza

Leibniz e il rifiuto del meccanicismo

Leibniz rifiuta i presupposti fondamentali del meccanicismo e recupera nozioni del passato ripudiate dalla fisica a lui contemporanea. Nel Discorso di metafisica (1686) tra le nozioni recuperate figurano le forme sostanziali di ascendenza scolastica. Sono un qualcosa di analogo all’anima, all’io, perchè danno unità e identità al corpo al quale si uniscono. Le forme sostanziali sono conciliabili con le acquisizioni dei filosofi e degli scienziati moderni, perchè, nella comprensione della realtà, è necessario distinguere un piano fisico da uno metafisico. La natura del corpo non consiste unicamente nell’estensione, cioè nella grandezza, figura e moto, come invece pretendono Cartesio e i meccanicisti. La conoscenza delle forme sostanziali è infatti fondamentale in metafisica, per conoscere le nature incorporee e le meraviglie di Dio. I due ambiti, fisico e metafisico, devono, quindi, essere rigorosamente distinti e hanno una loro autonomia.

La critica alle cause finali

Il filosofi moderni hanno bandito anche le cause finali, con conseguenze pericolose. Attribuire tutto alla necessità della materia o al caso rende difficile riconoscere un autore intelligente della natura. Che senso ha ritenere che esista un’intelligenza sovrana ordinatrice delle cose, se poi, anziché rifarsi alla sua saggezza, ci si serve soltanto delle proprietà della materia per spiegare i fenomeni? È quindi auspicabile che questi due modi diversi di vedere le cose si completino a vicenda. Bisogna eliminare dalla filosofia meccanica gli aspetti di irreligiosità di cui la si accusa.

La distinzione tra quantità di moto e forza

Si prendono chiaramente le distanze da Cartesio, che intende spiegare mediante le sole leggi della natura la nascita del mondo, cioè il passaggio dal caos originario all’ordine presente, con la materia che assume in successione tutte le forme di cui è capace. Questa idea è il fondamento della filosofia atea: sostenere che la materia passa in successione per tutte le forme possibili significa distruggere indirettamente la saggezza e la giustizia di Dio, cioè sostenere che Dio non fa nessuna scelta del bene e del male. La vera filosofia non esclude le cause finali dalla fisica, dato che la causa efficiente delle cose, cioè Dio, è intelligente. Cartesio ha ritenuto che in natura rimanga costante la quantità di moto, data dalla massa per la velocità. Per Leibniz, invece, a restare costante è la forza motrice, o “forza viva”, data dalla massa per il quadrato della velocità. Cartesio confonde quantità di moto e forza motrice. Si tratta di due nozioni diverse, e distinguerle è di fondamentale importanza non soltanto in fisica, ma anche in metafisica, per comprendere meglio i principi generali. La forza è una nozione metafisica. Bisogna riconoscere che, sebbene tutti i fenomeni particolari possano essere spiegati meccanicamente, i principi generali della natura corporea e della meccanica stessa sono metafisici. Le forme sostanziali diventano comprensibili quando si identifica la loro natura con la forza. Hanno questo di caratteristico: contengono un’attività originaria, sono capaci di azione.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la posizione di Leibniz riguardo al meccanicismo e alle forme sostanziali?
  2. Leibniz rifiuta i presupposti del meccanicismo e recupera le forme sostanziali, simili all'anima, che danno unità e identità al corpo, distinguendo tra piano fisico e metafisico.

  3. Come si differenzia la visione di Leibniz da quella di Cartesio riguardo alla natura del corpo?
  4. Leibniz sostiene che la natura del corpo non consiste solo nell'estensione, ma include anche le forme sostanziali, mentre Cartesio si concentra su grandezza, figura e moto.

  5. Perché Leibniz critica l'esclusione delle cause finali dalla filosofia meccanica?
  6. Leibniz critica l'esclusione delle cause finali perché rende difficile riconoscere un'intelligenza ordinatrice della natura e rischia di distruggere la saggezza e giustizia di Dio.

  7. Qual è la differenza tra quantità di moto e forza motrice secondo Leibniz?
  8. Leibniz distingue tra quantità di moto (massa per velocità) e forza motrice (massa per il quadrato della velocità), sottolineando l'importanza di questa distinzione in fisica e metafisica.

Domande e risposte

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