Concetti Chiave
- Leibniz propugna un innatismo totale, dove la monade contiene in sé tutte le verità, sia razionali che fattuali, senza influenze esterne.
- Le verità di ragione possiedono una necessità assoluta che le distingue dalle conoscenze empiriche, che sono invece contingenti.
- L'innatismo di Leibniz è "virtuale", con verità presenti potenzialmente nella mente come possibilità o tendenze, non attuali.
- L'anima è paragonata a un blocco di marmo con venature che rappresentano predisposizioni innate, rivelate attraverso la riflessione.
- La frase "Nihil est in intellectu, quod non fuerit in sensu, nisi ipse intellectus" sottolinea che l'intelletto ha un'origine innata, completato dalla creazione divina.
Indice
L'innatismo totale di Leibniz
Leibniz sostiene un innatismo totale: la monade è tutta innata a se stessa, giacché nulla può ricevere dell’esterno. Non solo le verità di ragione e i principi logici su cui essa si fonda sono innati, ma anche le verità di fatto e perfino le sensazioni provengono dall’interno della monade: dal suo fondo oscuro costituito dalle piccole percezioni, le quali divengono via via, almeno in parte, distinte.
Verità di ragione e esperienza
Le verità di ragione non possono derivare dall’esperienza, in quanto hanno una necessità assoluta che le conoscenze empiriche non possiedono.
Innatismo sui generis, o “virtuale”, che le verità innate siano presenti alla mente non in modo attuale, bensì potenziale, cioè sotto forma di possibilità o tendenze.
L'anima e il blocco di marmo
Blocco di marmo= l’anima è simile a un blocco di marmo in cui siano impresse delle venature che delineano una certa figura; saranno sufficienti pochi colpi di martello per eliminare il marmo superfluo e far apparire la statua.
L’anima ricava da se stella le idee (la statua), portando alla luce e rendendo attuali le predisposizioni e le tendenze che possiede (le venature del marmo) mediante la riflessione (i colpi di martello).
Leibniz e il trascendentalismo di Kant
Leibniz prefigura il trascendentalismo di Kant affermando che l’anima dispone per proprio conto di “categorie” che i sensi non potrebbero fornirle.
“Non vi è nulla nell’intelletto, che non sia stato nel senso, eccepisci: se non l’intelletto stesso” = Leibniz ribadisce quindi l’idea secondo cui la monade esce dalle mani di Dio compiuta nella sua natura e determinata in tutti i suoi pensieri e in tutte le sue azioni.